iii.

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Koko e Inui hanno cenato ad un chiosco di strada. Poi si sono incamminati a piedi verso casa di quest'ultimo, prendendo dei sottopassaggi. Inui indossa una camicia azzurra lasciata aperta su una canotta bianca e dei pantaloni estivi beige, su mocassini. Koko invece indossa sandali neri, abbinati a un paio di pantaloni con stampe di fiori, cintura nera e camicia bianca, morbida.

Stanno scendendo una rampa di scale, quando Inui parla per primo: è sempre lui a introdurre argomenti seri e spinosi, ma a questo Koko è abituato.

"Lo scontro con Mikey e la Kantō è inevitabile. E Takemichi non ha intenzione di perdere".

"Nemmeno Mikey se è per questo".

Inui gli lancia un'occhiata sommessa.

"Perché ti importa così tanto restare in una gang che è chiaramente soltanto criminale ormai? Non è più roba da ragazzini. Mikey adesso è un assassino".

Koko reclina il capo a guardare il cielo buio della sera, il pendente al suo orecchi sinistro si muove appena.

"Il tuo cuore è troppo tenero perché tu possa capire davvero, Inupi".

L'altro si ferma in mezzo alla scalinata e si volta a guardarlo. Koko se ne accorge e si gira a sua volta verso di lui, ora sono viso a viso, occhi negli occhi.

"Forse l'hai dimenticato, ma non sono soffice come sembro, solo perché sono calmo. Sono stato in riformatorio e appena ne sono uscito ho voluto rifondare i Black Dragons, con o senza il tuo aiuto. Insieme a te ho fatto tutti i lavori sporchi per Shiba; con un paio di guanti, per non sporcarmi le mani, ho picchiato con mazze chiodate e spranghe di ferro. Ho usato coltelli".

Parla lentamente e seriamente, Koko smorza la tensione inarcando un sopracciglio.

"Oh, ma io questo me lo ricordo molto bene" replica con tono compiaciuto, come se questa sia proprio una delle cose di Inui che lo attirano. "Ma adesso le cose sono diverse. Quando ci siamo separati due anni fa abbiamo preso scelte differenti. Opposte, possiamo dire. Io voglio ancora la ricchezza, e il potere, e la Kantō mi assicura tutto questo. Ma sono cose che ci siamo già detti. Tu invece avresti potuto restarne fuori, perché vuoi combattere contro una gang come la nostra? Avrete la peggio. Senza ombra di dubbio".

Inui risponde senza esitazione.

"Perché se distruggiamo la Kantō, Takemichi potrà riavere Mikey, ma io rivoglio te. Non posso chiederti di lasciare o tradire la Kantō, e posso solo sperare che tu capisca di poter vivere una vita felice. Però se c'è una cosa concreta che posso fare per farti ricominciare daccapo, è buttare giù la Kantō".

Koko fa un cenno.

"Ho capito. Ma io sono felice così, Inupi. A me piace essere ricco, sapere che tanta gente dipende da me. Posso controllare la vita delle persone che non mi interessano, mostrandomi magnanime o tagliando i loro fondi. Posso comprare tutto quello che voglio, e posso anche aiutare coloro di cui invece mi interessa. Che altro sappiamo fare, Inupi? Se io non sapessi guadagnare denaro, prima o poi il tuo Motor Shop finirebbe per chiudere i battenti ora che sei da solo a occupartene".

Koko riprende a scendere le scale e Inui si stringe nelle spalle, seguendolo.

"Non sarebbe un problema, men che meno tuo. Questa è la vita".

L'altro fa un cenno convinto, la pensa uguale in fondo.

"Ed è per questo che ci toccherà scontrarci. Perché questa è la vita".

In un certo senso, ognuno lo fa anche per l'altro. Koko vuole la felicità a portata di mano, per tutti e due, nell'unico modo che conosce. Perché gli altri modi sono difficili, e a volte perfino ingiusti, e possono mettere fine a tutto in un misero letto d'ospedale.

Inui invece ormai desidera una felicità più semplice, senza criminalità, tradimenti, sangue sulle mani e sul viso. A ben pensarci, vuole protrarre all'infinito il periodo che loro due stanno vivendo adesso.

"Dai, muoviti, andiamo a casa" lo richiama Koko.

Inui gli parla dietro.

"Voglio fare l'amore".

𝘒𝘰𝘬𝘰 𝘪𝘯𝘶𝘪; 𝘧𝘳𝘪𝘦𝘯𝘥𝘴 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘣𝘦𝘯𝘦𝘧𝘪𝘵𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora