iii.

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Koko e Inui hanno cenato presso un ristorante di Ramen. Uno di quei Ramen Shop lungo la strada, nel quartiere di Minato.

Seduti agli sgabelli, vicini, hanno consumato il pasto per gran parte in silenzio, ascoltando le chiacchiere degli altri clienti. Questi ultimi hanno lasciato un paio di sgabelli di distanza tra loro, probabilmente devono pensare che non siano due tipi raccomandabili a giudicare dal loro look; come i capelli di Koko e la cicatrice sul viso di Inui. I due ragazzi non se ne curano, mangiano parlando ogni tanto a bassa voce tra loro e poi lasciano il ristorante, e ovviamente paga Koko.

Con la moto di Inui raggiungono un punto in cui possono starsene tranquilli e indisturbati, un'area suggestiva dalla quale riescono ad avere una bella vista del Rainbow Bridge, uno dei più famosi ponti di Tokyo. È perfetto. Si siedono per terra, schiena contro schiena. Ogni tanto uno dei due si rilassa e poggia la testa contro quella dell'altro, si rollano e accendono uno spinello.

Se lo passano tra le dita e respirano il fumo, Koko comincia a ridacchiare tra sé e sé.

"Stavo pensando a quando facevamo parte dei Black Dragons, e stavamo sotto Shiba. Che tempi pazzi. Te li ricordi?"

Inui risponde poco dopo, col suo solito tono pacato.

"Certo che mi ricordo."

"In fondo a quei tempi mi divertivo ad andare in giro con te a spaccare la faccia ai nostri rivali. E non mi annoiava nemmeno badare alle finanze della gang. Adesso per la Kantō a volte è davvero una rottura di palle, ma è lavoro, quindi lo faccio."

Però, a quei tempi, Koko si divertiva. Perché c'era Inui. Era tutto ciò che in fondo gli interessava. Si sente malinconico ma non vuole darlo a vedere; sicuramente lo spinello sta accentuando queste sensazioni, ma lui le camuffa con delle risatine e dei ghigni maliziosi. Prende una boccata di fumo e gli passa la canna allungando una mano indietro. Si abbandona un po' col capo moro contro quello biondo di Inui.

"Mi ricordo di te che andavi girando con una spranga, e ci picchiavi la gente. Eri veramente cattivo ora che ci penso. Spietato, anzi. Com'è possibile che ora tu sia diventato un angioletto?" lo prende in giro ghignando divertito.

Inui fuma lo spinello reggendolo tra le dita e osservando passivamente il filtro che brucia lento, poi brucia più forte mentre lui aspira; l'odore di erba si ferma sui polpastrelli e lì intorno.

"Sono cambiate le cose che voglio" spiega serio, quasi con tono strascicato, come se fosse un po' sotto l'effetto di quella droga leggera. "Appena uscito dal Riformatorio credevo che tutto ciò che volevo era rifondare i Black Dragons. Lo volevo davvero. Solo che poi è cambiato".

"Cosa è cambiato esattamente?"

Inui si stringe appena nelle spalle, Koko ne avverte il movimento, contro le sue.

"Quando picchiavo, quando facevamo scorribande... man mano diventava più banale, meno divertente. Perdeva senso, ecco. Alla fine mi sono reso conto che lo facevo soltanto perché c'eri tu con me. Era questo che mi piaceva, essere insieme".

Koko fa un sorriso più dolce.

"Sì, era così anche per me. Quegli anni ti avrei seguito ovunque, Inupi" ammette.

Lui non risponde, sembra riflettere su quanto Koko gli ha appena detto. Poi si lascia andare anche lui a un sorriso sereno. Sono entrambi schiena contro schiena, nessuno dei due può vedere l'espressione che l'altro ha sul viso.

"Tu eri uno stronzo. Ricattavi chiunque".

Koko scoppia a ridere.

"Guarda che io lo faccio ancora~ ♡"

"Giusto".

"Tu invece ti fasciavi le mani con bende di lino. Dalle falangi, agli avanbracci. Ci andavi giù pesante. Sei sempre stato forte... Tra le tue mani e la spranga, non so cosa fosse peggio per chi si scontrava con te".

Inui gli passa lo spinello, Koko se lo porta alle labbra e fuma.

"Ce n'erano parecchi più forti di noi, ne abbiamo prese tante. Poi ce ne andavamo in moto. Pensavamo che nessuno potesse fermarci. La tua moto rombava sempre dietro la mia, Koko. Sapevo che, dietro, tu c'eri sempre. Quando scappavamo dalla polizia dopo uno scontro, ovunque decidevo di andare sapevo che tu mi avresti seguito".

"Ahhh sono fatto" ammette Koko, d'un tratto.

"Guido io allora. Torniamo a casa, che è meglio. Hai finito lo spinello?"

"Un ultimo tiro per uno" replica Koko, facendosi il suo, poi lo passa ad Inui.

Entrambi si alzano in piedi, Koko si pulisce le mani come può, sfregando un palmo contro l'altro. Inui con espressione vacua dà l'ultimo tiro allo spinello, che è ormai arrivato quasi al filtro. Poi lo getta a terra e lo schiaccia col piede. La moto di Inui è parcheggiata lì vicino. La raggiungono e il ragazzo solleva la sella e prende i caschi. Ne porge uno a Koko, che lo guarda annoiato e si lamenta.

"Mi si ammosciano i ricci".

"Siamo fatti. Mettilo".

Koko gli fa una linguaccia.

"Ti preoccupi per me? ♡" lo provoca flirtante.

Inui gli lancia un'occhiata di sottecchi, senza rispondere, ma quello sguardo fa scattare qualcosa in Koko, forse perché sono entrambi fatti e accelerati dall'erba che hanno fumato. Gli stringe il mento tra le dita sorridendogli e leccandosi le labbra, lo bacia con foga. Subito le lingue si incontrano, si girano attorno voraci. Koko morde il labbro inferiore di Inui e lo tira indietro con un po' di forza. Se qualcuno passasse di lì in quel momento probabilmente penserebbe che siano osceni.

Ma sono solo coinvolti.

𝘒𝘰𝘬𝘰 𝘪𝘯𝘶𝘪; 𝘧𝘳𝘪𝘦𝘯𝘥𝘴 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘣𝘦𝘯𝘦𝘧𝘪𝘵𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora