Kandahar

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Erano passati tre anni da quando Rayliar aveva raggiunto Kandahar, il primo bastione. Una città di mercenari, di perdizione e di vendetta. Situata sul confine occidentale che separava l'Impero dal vicino Stato di Ragharind, la città rappresentava una zona franca, sulla quale nessuno aveva un reale dominio.

Pigramente, Rayliar spalancò i suo occhi ad un nuovo giorno e con la stessa voglia si sollevò dal letto. Raccolse i vestiti lasciati la sera prima sullo sgabello e si rivestì, per poi lasciarsi la propria stanza alle spalle.

Un corridoio stretto e sudicio lo accolse, conducendolo fino alla scalinata che portava alla zona giorno della Taverna del Cantastorie.

Una schiera di tavoli in legno con delle modeste panche erano imbanditi con cibarie di ogni tipo, tutti prodotti a buon mercato. Seduta dietro al bancone, una donna di mezz'età leggeva un giornale, sorseggiando un bicchiere di un qualche miscuglio.

"Buongiorno, Rayliar... vedo che abbiamo fatto serata..."

"Ciao Elsa."

Rispose il ragazzo con un cenno.

Elsa Miller.

La proprietaria della Taverna del Cantastorie e dell'agenzia informativa da essa gestita. Qualunque cosa succedesse tra le mura della città, quella donna ne era a conoscenza.

Lunghi capelli erano raccolti in uno chignon che lasciava esposto il retro del suo collo. Un paio di occhiali a mezzaluna pendevano sul suo naso dritto e fine. Se uno non avesse prestato attenzione, non si sarebbe mai accorto dei segni dell'età che avanzava: qualche capello bianco e un paio di rughe, tutto qui. Un vestito in pizzo nero lasciava intravedere le curve sinuose della donna, volutamente esposte per attrarre i clienti.

"Se vuoi ho un lavoro per te."

Disse la donna lanciando in aria una moneta d'oro.

Passandole accanto, Rayliar la acchiappò senza nemmeno guardarla.

"Di cosa si tratta."

"Il solito."

Rispose la donna sollevando nuovamente il giornale.

"Il bersaglio?"

"Kruger, The Slayer."

"Vivo o morto?"

"È indifferente."

"Okay."

Rispose freddamente Rayliar.

Senza guardarsi alle spalle, il giovane spalancò il portone, e la città lo inghiotti.
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Come la maggior parte delle persone che abitavano a Kandahar, Rayliar aveva dovuto adattarsi ad una vita di stenti.

E per sopravvivere aveva dovuto fare di tutto.

Questa volta, non sarebbe stato diverso.
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L'odore di pane fresco e frutta appena raccolta lo accompagnò per le vie della città. Alti palazzi in pietra si ripetevano uguali su entrambi i lati, coperti da tetti in legno.

Non mi abituerò mai...

Per un ragazzo cresciuto in un piccolo villaggio, la grande città aveva un fascino particolare... un fascino che aveva corrotto molti.

Tra due enormi casoni, una stretta viuzza proseguiva fino a scomparire dietro ad un'arco in pietra.

Tra due enormi casoni, una stretta viuzza proseguiva fino a scomparire dietro ad un'arco in pietra

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Controllando che nessuno lo stesse seguendo, Rayliar estrasse la sua maschera e si coprì il viso.
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La città di Kandahar era suddivisibile in tre aree, simili a cerchi concentrici.

Al centro, separata da tutto il resto, la zona nobiliare, dove i potenti avevano le proprie residenze. Dove marmo e pietre preziose ricoprivano ogni cosa e persino le lampade non puzzavano di olio.

L'anello successivo era la vera e propria città, dove la gente comune, i mercanti e i mercenari trascorrevano la maggior parte della propria vita. Qui, piccoli negozietti e boutique sorgevano ad ogni incrocio.

E infine, più esterna a tutto, la baraccopoli. Una zona senza legge, nella quale solo gli sbandati e quelli in cerca di un qualche malsano divertimento trascorrevano le proprie giornate.

Ed era là che Rayliar si stava dirigendo.
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Tra le vie della baraccopoli un uomo camminava a passo sicuro con il viso coperto. Nelle mani due asce dondolavano ad ogni suo passo.

Seduto in un angolo, un barbone guardava la sua bottiglia di liquore, con gli occhi di un amante che ha ritrovato la sua amata.

"Dove posso trovare Kruger."

Domandò Rayliar con voce ovattata.

"M-Ma t-tu sei..."

Balbettò l'uomo lasciando cadere la bottiglia a terra.

"Ti ho fatto una domanda."

"S-sì! Sempre dritto! Nel quartiere a luci rosse! T-Ti prego, non uccidermi!"

Implorò il senzatetto sollevando le mani verso l'alto in segno di resa.

"Grazie."

Rispose il ragazzo, lanciandogli un oggetto metallico e proseguendo lungo il cammino.

Senza fiatare, l'uomo abbassò lo sguardo.

Sulla sua pancia, una moneta dorata luccicava come un diamante.

"Ah! Con questa posso comprare il miglior liquore della città!"

Esultò il clochard, pregustando la prossima bevuta.

Se il Becchino è qua, è meglio che mi sposti però!

Pensò l'uomo, sollevandosi barcollando da terra.

I am the Overlord II: Memory from the Future Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora