Dungeon (5)

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I peli del collo di Rayliar si rizzarono, a segnalare l'imminente pericolo.

Con una torsione del busto, il giovane lasciò che gli artigli del lizardman gli passassero accanto, sfiorandogli il petto.

*Shoom*

Il suo braccio si mosse veloce, seguito dall'ascia.

Una traiettoria fulminea e un taglio netto.

*Splat*

Con un tonfo, l'arto del mostro cadde a terra, reciso dal resto del corpo.

Rayliar fece ruotare l'arma nella sua mano come naturale destrezza per poi passarla lungo la gola della bestia.

Un'ampia ferita apparve sul collo dell'essere.

Voltandosi verso il campo di battaglia, il giovane scattò in avanti, mietendo vite in ogni direzione.
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Ci volle circa mezz'ora perché la battaglia giungesse al termine.

Immobile su una pila di cadaveri, un ragazzo dai capelli scuri e ribelli si puliva il viso ricoperto di sangue.

"Ben fatto, ragazzo."

Disse Edgar strofinandosi la barba bionda tra le dita. I suoi occhi vispi puntati su Rayliar e nella mano destra il suo fidato martello.

"È stato un massacro e lo sai... se solo fossimo arrivati prima..."

Rispose il giovane desolato. Erano passati anni da quando si era sentito in questo modo.

Non sono ancora in grado di fare la differenza, nonno...

Pensò Rayliar guardandosi attorno.

Pezzi di cadaveri erano sparsi in giro per la palude. Sopra un albero, il corpo di un uomo penzolava mosso dal vento. La pelle bianca priva di sangue sembrava quasi di porcellana. Una gamba, parte di un braccio e la testa erano stati staccati di netto con un morso.

Pian piano, Edgar si fece spazio tra i corpi dei mostri, avvicinandosi al compagno.

La sua manona si appoggiò sulla spalla di Rayliar.

"E se non fossimo arrivati, a quest'ora sarebbero tutti morti. A volte non devi pensare a ciò che non sei riuscito a fare, ma a quello che invece sei stato in grado di compiere... O cazzo! Ti ho sporcato la camicia di sangue!"

Aggiunse il mezzo gigante rovinando il momento.

"Tranquillo, tanto è da buttare."

Rispose Rayliar sorridendo.

Uno ad uno i superstiti si radunarono.

Già...

Pensò il ragazzo riflettendo sulle parole dell'amico.
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Il crepitio delle fiamme risuonava delicato nell'aria.

Era stata una cena frugale: pane e acqua, niente di più, niente di meno.

Settantasette.

Il numero dei sopravvissuti.

Poggiando una mano sul terreno fangoso, Astalon si mise in piedi. Il freddo vento della notte faceva muovere i lunghi capelli dell'uomo.

"Sarò onesto. Questa spedizione è stata un disastro fino ad ora."

Iniziò il cavaliere.

"Abbiamo due opzioni: morire qua dentro e far sì che il portale si apra di nuovo, oppure fare fuori tutto i mostri presenti in questo dungeon e tornare dai nostri amici e familiari."

A tali parole, seguì una teatrale pausa.

"Chi non vuole combattere può rimanere qui. Per gli altri, domani ci muoveremo all'alba."

Finì Astalon risiedendosi a terra.

Seduto tra i superstiti, un ragazzo puliva con cura le proprie asce.

Vi renderò le cose più facili.

E mentre questa convinzione andava a formarsi nella sua mente, il buio della notte li avvolse sempre più stretto.
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Perché mandare duecentocinquanta persone al macello? Metà dei presenti non ha le qualità adatte per sopravvivere.

Questo aveva detto a quell'uomo.

E ora ne era convinto. Seduto nel suo studio, quella persona stava complottando qualcosa.

Una volta tornato, lo avrebbe smascherato.

Questo si era ripromesso il cavaliere.
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La fioca luce della candela illuminava lo stanzino.

In ogni angolo, mucchi di libri ricoprivano il pavimento, quasi nascondendolo del tutto.

Con cura, l'uomo si sistemò gli occhiali sul naso, ma presto ricominciarono a cadere.

Alle sue spalle, un'ombra si mosse.

"Sei sicuro che sia lui."

Domandò l'ombra.

"Sì. Ho controllato tutti coloro che sono entrati nel dungeon. Uno ad uno. Sono sicuro che sia lui quello che ha rovinato i nostri piani tre anni fa."

"Bene. Siamo contenti di aver scelto te per questo ruolo. Continua così."

E come se nulla fosse, l'ombra smise di muoversi.

I am the Overlord II: Memory from the Future Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora