Lizardmen's Village (3)

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Rayliar si fece largo nel castello fino a raggiungere il grande cortile centrale.

Una serie di archi si ripeteva coprendo un corridoio di un paio di metri che si ripeteva uguale su tutti i lati. Al centro, centinaia di armi erano conficcate nel terreno attorno ad una statua in bronzo ormai ossidata.

Gli occhi di Rayliar si posarono sulla scultura. Un uomo con in mano una lunga lancia guardava di fronte a se, fiero, mentre un secondo soggetto pareva strisciare ai suoi piedi.

Lentamente il giovane si fece avanti.

Nascosto dietro all'opera d'arte, una figura indistinta sembrava sonnecchiare alla luce del sole mattutino.

*Tack*

*Tack*

*Tack*

Fino a quando le orecchie dell'essere non captarono il rumore costante dei passi del ragazzo.

Poggiandosi con una zampa, la bestia si sollevò da terra.

Questa volta sarà diverso...

Pensò Rayliar osservando il mostro abbastanza alto da guardare la scultura dall'alto in basso.

Istintivamente, il ragazzo cambiò la propria postura abbassandosi leggermente, pronto a scattare all'istante.

"Qual è il tuo nome."

Disse la bestia.

M-Ma cosa diavolo...

S-Sa parlare?!

Era la prima volta.

Mai prima di allora aveva incontrato un mostro in grado di parlare il linguaggio umano.

"Ti pare così strano che conosca la tua lingua?"

Domandò l'essere sbadigliando.

Distrattamente il suo dito si sollevò, puntando tutto intorno a lui.

"Umano... non sei il primo e di certo non sarai l'ultimo a sfidarmi. Dopo anni e anni è ovvio che uno impara una lingua, non credi?"

"Mi sembra logico, ah-ah..."

Rispose Rayliar sconcertato.

"Quindi umano, come ti chiami?"

"Rayliar, e tu?"

"Io non ho un nome."

Rispose il capo dei Lizardmen, il suo pugno già proiettato addosso al ragazzo.
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Perché non abbiamo un nome? Perché ci considerano bestie da macello?

Queste domande avevano a lungo balenato nella testa dell'essere.

Sin da cucciolo aveva visto suo padre e i suoi fratelli affrontare decine di umani.

Perché vogliono sterminarci? Cosa abbiamo fatto di male?

E con queste domande era cresciuto senza mai trovare una risposta.

Aveva visto suo padre morire, così come i suoi fratelli.

Aveva riunito i clan sotto di sé e li aveva protetti.

Ma quelle domande erano rimaste dentro di lui, chiuse in un angolo della sua mente.

Ed infine, queste domande si erano riunite, mescolate, dissolte in un unico grande dubbio:

Chi sono io?

Nonostante il passare degli anni, la bestia non era riuscita a trovare alcuna risposta.
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Pesanti.

Se Rayliar avesse dovuto definire la sensazione dei colpi della bestia li avrebbe così.

Ogni volta in cui la sua ascia si scontrava con gli artigli della bestia, il giovane percepiva le ossa del suo braccio scricchiolare.

La sua forza è sicuramente superiore alla mia, ma credo di batterlo in velocità.

*Shoom*

I piedi del giovane spinsero contro il terreno sgretolandolo sotto la loro pressione e facendolo scomparire per un istante, per poi riapparire alle spalle della bestia.

"Chop."

Alle parole di Rayliar, il mana attorno a lui iniziò a condensarsi.

Un mostro.

L'immagine di un mostro prese forma nella testa della belva.

Il suo istinto primordiale gli indicava una semplice verità: quel giorno sarebbe morto.

E come la scure di un boia, l'ascia del ragazzo si abbatté su di lui.

*Crack*

O questo sarebbe dovuto accadere.

Come un vaso di porcellana che viene fatto cadere, la sua ascia andò in mille pezzi prima ancora di poter compiere il suo ruolo.

Tra le mani del giovane, solo l'impugnatura era rimasta.

"Merda."

Solo questo riuscì a dire Rayliar.

*Shoom*

Non lasciandosi scappare l'occasione, la belva si girò di scatto, portandosi faccia a faccia con il ragazzo.

I suo muscoli ricoperti dalla pelle verdastra si contrassero e i suoi artigli scoccarono in avanti come una lancia.

*Splat*

E centrarono il bersaglio.

I am the Overlord II: Memory from the Future Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora