Capitolo 17

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Deglutii, sperando che non avesse sentito nulla. Percepivo la presenza di Wilson dietro di me preoccupato e ancora più pallido in viso.

Steve mi guardò con le braccia conserte non capendo cosa non stesse andando giusto. Inarcò un sopracciglio inserrando la mascella guardando il biondino dietro di me.

-hey Wilson, ho il permesso di parlare con Ashley oppure mi chiuderai la porta in faccia come hai provato a fare ieri?-

Lo guardai confusa non capendo. Poi collegai. Era lui alla porta.

-portatela dove cazzo ti pare.- disse schietto guardandoci schifati.

-vedi che ti da fastidio.-

Wilson si fermò. Per favore non di nuovo. Perché a Tom doveva dare fastidio di me e Steve? Ma per favore.

-a me? Per me non esisti proprio fai quel che vuoi.-
-ma perché avete litigato eravate così amici-dissi rimediando la situazione.

-ci sono valide ragioni ok? Non sono affari tuoi.- rispose Wilson andando via.

Strinsi le spalle sospirando.

-dobbiamo finire il discorso dell'altro giorno che ovviamente lui ha interrotto.-

Annuii con il cuore a palla.

-sto ricominciando a non dormire di nuovo, anche perché ho i sensi di colpa di non averti creduta subito e l'idea che io non possa starti vicino in questo momento come sta facendo Wilson mi devasta un sacco.-

Rimasi senza parole mentre quegli occhi profondi mi scavavano l'anima.

Occhi sinceri e puri, avvolti da una dolcezza e protezione senza limiti.

Si avvicinò lentamente cercando di non fare mosse improvvise. I nostri volti erano quasi vicini e sentivo il suo respiro mescolarsi con il mio.

Il cuore accelerava senza limiti osservando il suo sguardo su di me.

-ricordati, io ci sono per te ok? Non esitare chiedere aiuto. Chiedi la stessa. cosa da parte tua per favore...- disse timidamente abbassando la voce verso la fine.

L'unica cosa che riuscì a percepire furono le sue labbra sulla mia fronte. Mi aveva dato un bacio delicato su quel punto ed era la cosa più pura che avessi mai potuto considerare. Mi sentivo strana e non appartenente a quel mondo.

Mi sorrise abbracciandomi e con una voce dolce mi sussurrò all'orecchio: -grazie Bambi-

Si staccò sorridendo ancora per poi andare via.

Mi aveva chiamata come faceva prima.

Lo aveva fatto.

Sì.

Ok.

Mi stavo sentendo male. Cioè,il bacio sulla fronte, l'abbraccio, il suo respiro, i suoi occhi, il suo sguardo e...

Uno schiocco di dita mi risvegliò da quella bellissima fantasia reale che stavo metabolizzando.

-riccio muoviti, è suonata la campanella-
-sempre in mezzo tu eh?-

-oh sì non sono mica Steve che può guardarti quanto ti pare-disse ghignando e un po' infastidito.

Infastidito? Bah.

-ma cosa ne sai se Mirko ne ha il diritto?-
-si legge da un miglio di distanza e muoviti.-

-con calma alpaca-
-topo.-
-alpaca-

Sbuffò salendo le scale velocemente per poi abbozzare un piccolo sorriso.

***
Michael era seduto a seguire la lezione. Seguire era un grande parolone. La sua mente era altrove fissando continuamente Victor.

Cosa aveva di così magnetico? Forse i capelli arruffati? In effetti i suoi facevano schifo.

Scosse la testa.

Forse gli occhiali, quando li metteva sembrava essere molto più diverso e intellettuale, mentre lui ci vedeva benissimo.

Dannazione pensò. Non poteva farlo con una graduazione la mamma? Continuò ancora.

Era la prima volta che si facesse tutti quei complessi su se stesso.
Quella ragazza non poteva averlo cambiato.

Assolutamente no.

Si sentii bussare e comparì la figura di Steve alla soglia della porta.

-scusate, Victor potrebbe uscire?-

Il professore esitò per qualche istante ma quando vide comparire Anne gli si gelarono le vene.

-per favore ci serve urgentemente professore.-

Serviva a lei? Victor?

Il professore diede il consenso e con passo svelto Smith raggiunse la portae prima che la potesse chiudere fece un occhiolino accompagnato da un sorriso beffardo verso Michael.

Cosa?

Come doveva considerarlo quel gesto?

-Anne perché ti sei messa in mezzo?- domandò Steve ridendo.
-tu non sei convincente e poi ero di passaggio. Comunque vi lascio alla vostra rimpatriata di cuginanza ciao!-

-ciao mora!- esclamò il ragazzo avendo in risposta un sorriso dalla ragazza.

Il riccio guardò beffardo la situazione.

-che c'è?- chiese
-oh nulla Victor, lascia stare.- rispose ghignando.

Tom

Arrivato a casa mi fiondai sul divano stanco di tutto. Mi massaggiai le tempie ricordando per l'ennesima volta di quel maledetto giorno. Speravo solo che nessuno venisse a saperlo, infondo della Walker mi potevo fidare.

Migignai quando sentii suonare il campanello.

Scesi giù con la voglia di un bradipo e aprii trovandomi Joseph davanti alla porta. Aveva uno sguardo arrabbiato e rabbrividente. I suoi pugni erano stretti e la mascella era serrata.
Strinsi la. mia mano vicino alla porta sentendo un brutto presentimento assalirmi il corpo.

Ps. per eventuali errori il capitolo è da revisionare

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