Capitolo 45

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Tom

Sì sono ancora io...per alcuni potrebbe non andare bene che io continui a raccontare lo svolgimento dei fatti, ma è di mio dovere.
Per mia sventura mi dimenticai di nascondere il foglio e quando mi ricordai di averlo depositato sul tavolo senza la mia custodia andai in panico. Lo cercai dappertutto senza successo. La Walker mi prese per pazzo, ma non mi ostinavo a darle spiegazioni, dovevo compiere il mio lavoro in completa segretezza. Come dice Basil, nel ritratto di Dorian Gray, queata è un fattore che rende meravigliosa la società moderna per noi. Ovviamente non c'entrava un emerito cazzo Oscar Wilde, era solo per sfoggiare il mio ampio campo di cultura - cosa che per mio modesto parere farebbero tutti-

Nel mezzo di quell'assordante silenzio, ingombrante per la maggior parte da disagio e orgoglio e per giunta anche specificare pregiudizio, il campanello suonò.

Erano solo le 10,30 del mattino, Kelly e  quella brava persona di Rick, non sarebbero tornati prima di pranzo. Mi irrigidì con un grande groppo alla gola. Mi diressi con passo deciso verso la porta e quando l'aprii, era meglio sbatterla in faccia e aspettarmi una persona tanto sconcia.

Ma non lui cazzo. Steve.

Volevo solo capire perché fosse giunto a casa Walker con poco preavviso.

Si si...lo capisco, neanche io avevo avvisato, ma era per una buona causa. Le buone cause quel soggetto difronte ai miei occhi, riguardavano solo Ashley Walker. Inserrai la mascella abbozzando un sorriso più fittizio che mai, il quale odio in primis io, da odiarmi fino ai capelli e repellarmi la pelle.

-ciao.- salutò freddamente. - a quanto vedo ho il dispiacere di vederti in questa casa.- continuò simpaticamente perlustrando per poco le pareti color crema del salotto, per evitare un possibile contatto visivo che occultasse qualsiasi tipo di omicidio subtoneo.

-ti crea wualche problema?-
-in realtà no, credo che li abbia tu visto che ancora non ti sei deciso a farmi entrare con nessun diritto visto che non è casa tua.-

Sospirai cacciano tutto il fiato dalle narici e con grande tensione lo feci entrare con la sua disinvoltiea e sfacciataggine di sedersi sul divanetto.

Non era nemmeno casa sua se era per questo, ma sorvoliamo questo dettaglio, affinché possa vivere il Natale nei modi più sereni possibili.

La riccia subentrò poco dopo, cercando di focalizzare la situazione e come sempre con uno dei suoi sorrisi che conserva per quel soggetto lo raggiunse abbracciando lo è dandosi gli auguri come se fossero gli unici al mondo a vivere l'inesistente magia del Natale. Tossii per qualche secondo grattandomi la punta del naso e posizionandomi a braccia conserte, analizzando quelle pareti che improvvisamente aveva o un qualcosa di interessante o addirittura ammaliante.

-hai mai pensato di cambiare colore alle pareti?-
-e perché mai? Ma come ti viene?-

-infatti, anche oerche tra non molto cambierete finalmente casa!-

Mi bloccai per un istante, come un computer che smette di funzionare per via dei suoi aggiornamenti poco utili.

-aspetta cosa? Non ne ero al corrente! Sono davvero umilmente offeso da Kelly...-

-oh andiamo Wilson! Prova ad uscire dalla parte del melodrammatico che tanto Kelly non si sbarazzerebbe tanto facilmente di te...-

Inclinai la testa divertito pesando a quanto avesse ragione quella ragazza. Feci spallucce e dopo un paio di minuti, Smith se ne andò salutando cordialmente, compreso me.

Il Natale aveva un grande potere.

Le palpitazioni del mio cuore aumentarono non appena sentii il rumore della serratura aprirsi e verificare che fosse ora di pranzo. Con la tavola imbandita finsi di sistemare le cose già complete, ma non Alpena con passo rigido e di classe di cui Kelly era raffinatamente dotata, giunse verso di me con Rick intento in una conversazione altamente buona con Ashley.

We all need someone to stayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora