Capitolo 7

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Aprii la porta con il pensiero di quanto possa essere così odiosa una persona.

Ma la burla non era finita lì.

Un'altra ragazza lavorava con me, odiosa e troia.

Sisi. Tra noi regnava un amore smisurato.

Sospirai avanzando è l'ultima cosa che volevi sentire era la sua voce.

Ilary, che nome di merda.

-come siamo sicure oggi-mormorò ghignando.

la ignorai completamente mentre mi misi il grembiule per lavorare.

-come fa quel biondino a stare in giro con una come te?-

-già stessa cosa mi chiedo cosa ci faccia io a parlare con una come te risposi lavando le tazzine che ovviamente l'intoccabile non aveva pulito per via delle nuove unghie affilate che si era fatta.

-sei sempre così stronza?-

Posai la pezza violentemente.

-se proprio vuoi il biondino è tutto tuo e sai cosa Ilary? Se non vuoi fare un cazzo dalla mattina alla sera puoi startene anche a casa. Le tazzine si lavano, il bancone si pulisce e devi anche pulire i bagni quando è di tuo dovere. Non a caso il ruolo da responsabile ce l'ho io qui e non ho comunicato alla responsabile della tua assente collaborazione perché sono fin troppi comprensiva. Non ti credere che devi fare tutto io qui. Quindi non dirmi che sono così tanto stronza.-

MI guardò per poi prendere l'ultimo l'oggetto che avevo posato con rabbia guardandomi in malo modo.

-cazzo guardi?-

MI misi a pulire la macchina del caffè fin quando non iniziò di nuovo a parlare.

-senti mi sta squillando il telefono è urgente, vedi cosa vuole il ragazzo.-

La sua voce divenne molto più calma verso l'ultima parola.

Per carità era sempre presa da calori quella lì.
Feci un sorriso accogliente ma svanì quando vidi la persona difronte a me.

Quel sorriso beffardo.

-una coca-cola riccio-
-riccio? Ogni giorno ne cacci una Wilson. Che ci fai qui?!-

-voglio una coca-cola.- rispose con fare ovvio confermando ciò che aveva detto.

Presi la bottiglietta e la aprii.

-da quanto sei qui?-
-da quando hai zittito quella lì.-
-vuole provarci con te.-
-mica male-
-e scopatela-
-ma non voglio-
-e allora taci, bevi il tuo ordine e smamma.-

Appoggiò la testa sulla mano per poi prendere un sorso e guardarmi ghihnando.

-che guardi?-
-non posso riccio?-
-no.-

Sospirò distogliendo lo sguardo.

-mia mamma ti ha detto che lavoro qui?-
-sì me lo ha detto lei.-

Scossi la testa dovevo immaginarlo.

-per favore non dirlo a Steve...-

Si fermò per qualche secondo guardando un punto fisso per poi guardare me.

-che ci guadagno?-
-per favore...Tom...-

Non ci crederti nemmeno io, ma il dire il suo nome faceva un altro effetto. Molto più diverso, come se nulla tra noi fosse successo e sembrava così anche per lui. I suoi occhi brillarono come non mai diventanto un mare in piena estate. Le sue labbra leggermente carnose semi aperte per la sorpresa e la sua pelle ancora nivea mi sembravano tutt'altro in quel momento.

-va bene...stai tranquilla...Ashley.-

E così anche lui mi aveva confermato ciò che pensavo.

-bene...se hai finito...-

Si grattò la nuca imbarazzato.

-oh si...se mi dici dov'è il secchio la posso buttare anche io o non...-
-è nel retro faccio io.-

-oh ok...-

Prima di andarsene si girò e riprese il passo.

-oh mio dio scusa Wilson!- urlò una voce.

Anne?

-non puoi capire che cosa è successo!-
-se mai lo dici...-

Era ancora lì a guardarmi per poi capire che aveva deciso di andare via.

Per fortuna, mi sentivo strana.

***
Anne camminò per un po' di tragitto.
Voleva andare da Ashley a trovarla e stare con lei fino alla fine del suo turno lavorativo e ritornare a casa.

Faceva freddo e il cappuccio era l'unica arma che potesse proteggerla da quel vento gelido che spezzava il volto visibilmente in mille pezzi.

Dei passi incombavano frettolosi e non ci fece tanto caso visto che seguiva la scia della strada con beatitudine, ma una botta la fermò.

-scusami tanto, ti sei fatta male?!- mormorò una voce preoccupata rassicurandosi che lei stesse bene.

Anne non poteva credere ai suoi occhi.

Michael era lì difronte a lei e aveva avuto inconsapevolmente un contatto fisico con lui.

Voleva svenire. Il freddo divenne l'ultimo dei pensieri.

Lui sembrava un pinguino. Sì proprio un pinguino.
I suoi capelli ricci neri e gli occhi marroni scuro risaltavano con il colore bianco della sua felpa.

Ma era il pinguino più bello che avesse mai visto.

-oh em...tranquillo, tu invece?-
-beh sì ma ho colpito te- rispose sorridendo. -

- sembri molto familiare...- continuò avvicinandosi delicatamente.

La ragazza deglutii.

-si infatti...forse ti ho visto al piano inferiore della scuola...-
-oddio sì! Ora ho capito! Sei della classe difronte...-

Sorrise.

-se vuoi qualche volta ci possiamo vedere.-

-davvero?! Cioè...sì. Va bene.- rispose agitata.

Il ragazzo rise per poi salutarla e riprendere a correre.

Anne si sentì morire dentro e stava per scoppiare di gioia.

Forse il destino li voleva veramente insieme.

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