Capitolo 43

6 1 21
                                    

Rick afflitto si avviò verso la porta, direzione indicata gentilmente da mia mamma per congedarlo il più presto possibile, ma ovviamente, non sempre ciò che si vuole si ottiene. A distanza di minuti, l'intera città era bianca, ricoperta di neve e sì, dovevo dire che fosse davvero un miracolo, soprattutto nel giorno più amato da tutti. Il riccio rimase sbigottito e si passò una mano fra i capelli, ormai scuri per le tenue luci della luna che rifletteva un paesaggio mozzafiato agli occhi degli altri.
La neve si posava delicatamente e nonostante questo non cessava, cercando di sfoggiare la sua bellezza nel silenzio assordante che San Francisco custodiva in quell'istante.
Rick con la sua sfacciataggine si girò verso di noi ormai con i volti impastati di sonno e annoiati.
Si grattò la nuca, occultando il suo imbarazzo e spezzò quel silenzio davvero tranquillo, tanto che la sua voce fosse come una nota stonata di una canzone.

-è tanta la neve...-

Mia mamma aveva il viso leggermente teso, le labbra in una linea dura, ma ciò le comportò lo stesso uno dei suoi gesti così noti, ossia quello di alzare un sopracciglio per mostrare il suo limite di pazienza. Nel mentre sbadigliai rumorosamente e interruppi l'intento dell'uomo nel proferire parola.

Cosa che ovviamente non mi importò minimamente.

-e non sono neanche venuto qui con il fuori strada...-
-Olivers, stai cercando di indurmi a invitarti per dormire qua stanotte? Mh?-

Rick fece un passo indietro con una nota di profonda offesa sul volto che cessò non appena assunse un'espressione da falso santarellino.

-Scott, davvero credi che io arrivi a questi livelli?-

-infatti, anche perché ti farei dormire sul pavimento-

-ciò mi affligge molto, ma tranquilla, il mio passato da militare mi ha fatto abituare a dormire nei posti più immaginabili di questo oscuro mondo.-

-avrei qualche idea, ma farò finta di nulla. Comunque...devo dire che hai una fortuna impressionante, sta iniziando a nevicare così forte che stai diventando un dannato pinguino, entra.-

-awwww grazie Kelly!- esclamò quasi saltellando e mamma non potè che alzare gli occhi al cielo chiudendo accuratamente a chiave la porta d'ingresso.

Risi assistendo alla scena e nonostante la stanchezza rimanemmo svariati ore in piedi a ridere e scherzare e mandarci i peggio insulti ogni qual volta che qualcuno perdesse a carte.
Mamma decise di attivare la mia Playlist e ad ogni canzone mi misi una mano sulla fronte, mentre Wilson rideva bevendo un sorso di vino insieme a Kelly.
Ad un certo punto suonò il mio telefono interrompendo quel calore creato poco fa. Mi alzai un po' preoccupata, anche perché era il cuore della notte e chi poteva mai chiamare?
Mi alzai dal tavolo tremante ed era un numero sconosciuto. Inarcai un sopracciglio e mi feci coraggio rispondendo.

-chi è?-
Si udì solo dei vari respiri affannati e spaventati e continuai ad esortare l'interlocutore. Spalancai gli occhi non appeal sentii una parola.

"Aiuto"

Deglutii notando la costante presenza di Wilson vicino a me or mai accigliato.

-chi è?-
Solo silenzio. Il biondino prese il mio telefono e iniziò a. parlare.

-se questo è uno scherzo conviene che parli, chiunque tu sia.-
-aiuto.-

E tolse il telefono allontandolo dall'orecchio. Tom deglutì è fissò impietrito i due adulti confusi. Mamma aveva uno sguardo preoccupato e si avvicinò a me.

-tesoro chi era?-
-non lo so mamma...ma chiedeva aiuto...-
-forse sarà solo uno scherzo...- disse accarezzandomi delicatamente I capelli. Una sensazione di inquietudine mi iniziò a salire rioemsando a quella voce, fin troppo familiare,vicina e da rivoltare il vomito. Scossi la testa non pensandoci e scattai dopo che suonò nuovamente il telefono. Mia mamma si alzò corrugando la fronte e prese il telefono ma cambiò espressione non appena vide il nome.

-oh è Steve, il dio sceso in terra-
-mamma!-

Tom si grattò il naso nervosamente e prese un altro sorso di vino dal calice, imprecando nuovamente non appena capii di aver perso per la terza volta contro Rick.

-ciao Bambi, tantissimi auguri...scusa se ti ho chiamato adesso ma sai era impossibile fuggire dai parenti stasera.-

Uscii fuori dal balcone affinché evitassi orecchie e occhi discreti.

-tranquillo, tantissimi auguri anche a te Steve-
-con chi stai passando la serata? O meglio...amche la notte-continuò ridendo,cosa che non potei evitare.

-con mamma e improvvisamente si è presentato il suo capo! Ti giuro sono uguale a me e Tom, infatti c'è anche lui-

Da quel momento solo silenzio e controllai che non fosse caduta la linea, infatti era ancora in chiamata.

-con Wilson...- farfugliò. Deglutii con il cuore a mille, forse non dovevo dirlo.
-sì...e non so perche lui sia qui, sai com'è mia mamma...-
-sisi...lo so...ma lui sta bene?-
-un po' macchiato dalle ferite ma penso di sì-

E no, non stava affatto bene, ma se non lo avesse ammesso lui non avrei saputo cosa fare.

-capisco...Ash credo sia il momento di staccare, Victor potrebbe fare lo stronzo-disse ridendo ironicamente, cosa che mi fece sospettare che non andasse bene neanche a lui. Ma mi soffermai solo ad annuire.

-oh si...ok vai. Buonanotte allora e buon Natale Steve-
-buonanotte e buon Natale Bambi...- finì dolcemente con voce rauca.
Rientrai con diversi sguardi ma non ci feci caso.

*
-Buongiorno riccio, Rick si è offerto di accompagnare Kelly a fare acquisti.- borbottò Tom in cucina mentre io cercavo di focalizzare cosa stesse succedendo. E non appena lo feci, scattai sgranando gli occhi.

-sto preparando i pancakes, vanno bene?-

Era senza maglia, con una tuta grigia e il grembiule. Fottuto Wilson. Deglutii diventando paonazza perché dovevo ammettere che la vista non mi dispiaceva affatto.

Mio dio.

Mi. risvegliai con il suo schiocco di dita davanti ai miei occhi. Aveva le sposracciglie inarcate e un ghigno che contornata le sue labbra leggermente sottili, i suoi occhi erano illuminanti dagli spiragli di luce del sole della tarda mattina.

-oh lo so che lascio di stucco in queste bellissime e adorabili condizioni riccio, ma credo sia il momento di riprendere a funzionare-

Roteai gli occhi sedendomi difronte a lui mentre aspettava che io dessi un giudizi alla colazione che aveva appena preparato.

-ok, sei fottutamente bravo a cucinare.- sbuffai e lui rise, ma si fermò non appena si sentì il suono del mio cellulare.
Deglutii fortemente guardandolo. Si alzò e mi fissò.

-di nuovo il numerous sconosciuto...ora rispondo-
-pronto?- disse. - cazzo, ma cosa vuoi? Si può sapere chi sei?!-

-per favore...-
-cosa?-
-Wilson...-

Sgranai gli occhi e mi seguì a ruota.
-chi cazzo sei?!- chiese nervosamente.
-non volevo. Aiutatemi per favore-

Quella voce era familiare, ma non potei soffermarmi tanto siccome aveva già attaccato. Ci guardammo e lui si avvicinò.

-tranquilla, scopriremo chi è, ora mangia. Dai.-

Annuii debolmente facendo ciò che mi aveva detto.


We all need someone to stayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora