Capitolo 41

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Tom

Fottuta stanza di ospedale.

Non mi andava di certo stare qualche minuto in più in quella stanza senza vita e luce. , la luce c'era ma non come quella della mia adorabile e grandiosa casa che improvvisamente mi mancò anche nel vuoto totale, senza nessuno. Mi stava bene così.

Sospirai mettendomi completamente seduto fissando un punto vuoto.

Cazzo.

No.

Si.

Ero nervoso(atteggiamento che provocò l'allontanamento della giovane infermiera con uno dei miei sguardi taglienti stamattina) certamente, si vedeva da un miglio di distanza. Se mi trovavo lì era solo per colpa di AshleyinfantilepienadisèodiosaWalker.

Odiavo quella ragazza. Dio se la odiavo.

Da ragazzo rispettabile e pieno di classe, dai modi così invidiabili(la mia convinzione un giorno mi ucciderà, se non lei, ci penseranno le altre persone, come Ashley, Dio. Ancora) Era davvero infantile, piena di sé e così odiosa nel tenermi testa. Non mi andava di certo a genio, forse non ero così abituato, siccome ogni fottuta notte me ne porto una che sembra sbavarmi sui testicoli tra poco. Nessuna e ripeto nessuna era alla mia portata. Una decisa, così testarda se ne vedevano poche, o almeno poco lecchine, dio erano così fastidiose quando mi si avvicinavano.

Mi domando con mia grande sorpresa come io ci sia arrivato a questo ragionamento così poco logico e discreto in tutta la situazione così schifosamente stressante.

La Walker. Stavamo parlando di lei. Sì, così cocciuta da spaccare ogni cosa che cammini. Unica qualità ammirevole e di grandioso rispetto, era che si differenziasse da qualsiasi genere di massa (nonché, puttanelle in cerca di mazze da usare) per dare libero sfogo alle sue indole da ragazzina ribelle. Dire che la Walker fosse come quelle oche pronte a pavoneggiare qualsiasi acquisto fatto, (che mi scopo ogni volta), era un'eresia.

Sospirai passandomi una mano sui miei bellissimi capelli nonostante il mio aspetto così disastroso dopo quella notte.

In nome di Dio, che odio, potevo avere i suoi bellissimi ricci che anche se insensati erano stupendamente meravigliosi?

Cazzo, non sapevo che pensare e la luna faceva anche schifo.

Al diavolo lei e il suo più galante e gentilissimo di rispettabili atteggiamenti Steve Smith. Lui era Dio per lei, certo. Davvero un Dio che rifiutava una ragazza del genere per non sentirsi abbastanza e fingersi una delle tante vittime della nostra odierna società. Per carità di Dio. Non so nemmeno quante volte io abbia interpellando l'immagine del divinissimo e perfettisimo essere innominabile invano.

Ma perché.

La tentazione di buttarmi dalla finestra, il giorno della Vigilia di Natale era altissima e perché non farlo? Infondo l'avrei passata da solo come ogni fottuto anno.

Ironia, forse.

La porta si aprì e glorificai qualunque santo mi venisse in mente(per esempio Santo Ermenelgildo, Eustacchio o addirittura Rodolfo) che l'infermiera mi desse un'esaltante notizia.

-signorino Wilson, è più calmo ora?-
-per niente.-

-perfetto.- Sospirò con un sorriso dolce.

Per quanto potessi amare quelle piccole attenzioni, quel giorno odiavo qualsiasi persona sorridesse, a parte lei.

In nome di Dio Tom Wilson ma sei ritardato?!

-ti calmerai con una bella tavola imbandita stasera tra i parenti-

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