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Io ed Alex non abbiamo più parlato. È cocciuto e vuole sempre avere ragione, ma non capisce che non mi interessa. Ciò che mi ha raccontato mi ha colpito, ma non mi fa male. È successo in passato e voglio semplicemente lasciare tutto alle spalle. L'unico problema è farglielo capire.

<<Cos'è questo?>>

La voce rauca di Alex mi sorprende. Per fortuna sono di schiena e posso schivare con facilità il suo sguardo.

<<Cosa?>>

Chiedo stupidamente, perché per scoprirlo mi basterebbe voltare il capo.

<<Dovresti guardarlo con i tuoi occhi.>>

Sospiro agitata, non posso sopportare la prepotenza che emana il suo tono di voce.

<<Sto lavando i piatti in questo momento, qualsiasi cosa sia può aspettare.>>

Prendo coraggio e parlo come lui. Freddamente e senza lasciarmi sopraffare dal disagio.

<<Porca troia Wendy, mi sto seriamente incazzando!>>

Il cuore mi batte forte, mi sento avvolgere dalle sue braccia. La presa è potente, ma riesce a controllarsi.

La sua mano destra risale lungo il fianco, sale sù. Si posiziona con i polpastrelli sotto il mento, per poi obbligarmi con il volto proprio contro il suo.

<<Laverò i piatti più tardi, ho capito. Cosa vuoi?>>

Sento tra le mani una specie di foglio, non ho il coraggio di abbassare lo sguardo. Ho paura che Luigi possa avermi teso una trappola.

<<Cos'è. Questo. Cazzo. Di. Coso.>>

Scandisce con attenzione ogni singola parola, con le sue bellissime labbra.

Noto che il suo sguardo vaga dagli occhi alla mia bocca, come se dopo giorni di distanza mi stesse studiando.

<<È un biglietto aereo, per l'America?>>

Gli rivolgo un'occhiata fugace, per lo più confusa. Perché dovrebbe essere arrabbiato per questo?

<<Porca puttana Wendy, tu non capisci proprio un cazzo!>>

Qualcosa dentro di me brucia, non l'ho mai sentito parlare così e soprattutto a me.

<<Cosa non capisco Alex? Allora, perché non capisco un cazzo?>>

Lancio un bicchiere contro il lavabo, che si rompe in mille pezzettini.

<<Sapevo che non era la cosa giusta raccontarti certe cose, non hai perso tempo per tornare con il tuo Luigi e accettare di trasferirti con lui!>>

Sbatte il pugno sul davanzale con talmente tanta forza da farlo sanguinare.

<<Sei come tutte, non vuoi saperne niente e->>

Non voglio sentire nient'altro.

<<Sei una testa di cazzo, il biglietto non è mio. Se guardi bene c'è il nominativo di Luigi, ciò significa che ha deciso ufficialmente di partire da solo per lasciarci liberi.>>

Lo dico con cattiveria, con il fuoco negli occhi, con il nervoso perfino sui capelli.

Sarò anche bassa, ma ho un'alta capacità, se e quando voglio, di zittire le persone.

<<Cosa?>>

Mi strappa il biglietto dalle mani per controllare meglio, non riesce a guardarmi neanche negli occhi.

<<Sei uno stronzo, non ti sopporto quando ti comporti così. Sembri un bambino capriccioso non in grado di ragionare prima di agire!>>

Mi riprendo tutto ciò che è mio, la mia forza e la mia determinazione. Il mio non volere essere meno degli altri.

<<Wendy non ci ho pensato, io ho trovato questo biglietto e mi sono lasciato prendere dall'ansia che tu partissi con lui e...>>

Ho cercato di capire cosa fosse per me l'amore, durante tutta l'ultima notte. Io credo di averlo appena capito.

L'amore vero è ritrovare se stessi, è ritrovare la voglia di farsi rispettare, è ritrovare la forza di dire basta.

<<Riporta il biglietto dove lo hai trovato e non cercarmi, ho voglia di stare sola in questo momento. Proprio come ho passato gli ultimi anni della mia vita.>>

In solitudine, in compagnia di me stessa.

Io ti aspetto// Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora