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Luigi questa mattina è tornato nella casa in Italia, deve risolvere alcune faccende importanti prima di tornare a lavorare in America. Mi ha lasciato sola ma non completamente, mi sto incamminando per arrivare al locale dove mi aspetta Alex.

Non ci siamo sentiti per cellulare, essendo troppo presa dalla mia salute capricciosa. Giusto stanotte, prima di riuscire a riposare un po', ho avuto l'idea di metterlo in carica.

<<Buongiorno William, non ho voglia di parlare in inglese. Quindi, Alex dov'è?>>

Chiedo sfinita dalla lunga camminata che ho fatto per venire qui. Avrei potuto prendere un taxi, lo so, ma pensavo che andare a piedi fosse una buona idea.

<<Sta cercando il capo?>>

Annuisco confusa, rendendomi conto solamente dopo della sua sfrontatezza nel parlarmi in italiano.

<<Aspetta, parli italiano? Quando pensavi di dirmelo?>>

Una ventata d'aria mi spettina un po' i capelli, per questo il gentile William mi lascia entrare nel negozio.

<<C'è tempo per parlare di questo, il capo è preoccupato per lei quindi credo sia opportuno raggiungerlo. Mi segua.>>

Sospiro e faccio come mi dice. Purtroppo.

<<Questa è la porta della sua nuova casa, spero sia di suo gradimento. Inoltre, può chiamarci in ogni momento della giornata. Non deve->>

Preoccuparsi? Invece mi preoccupo eccome, devo mettere le cose in chiaro con Alex: io questi petulanti non li voglio.

<<Posso entrare?>>

Annuisce imbarazzato. Ma perché in questo posto sono tutti così strani?

<<C'è qualcuno? Alex?>>

Chiedo incerta, dato il silenzio impensabile che questa casa emette.

All'improvviso noto Alex con i gomiti appoggiati sul davanzale della finestra, intento a guardare la vita tranquilla dei cittadini inglesi.

<<Sono qui.>>

Poso lo zainetto sulla poltrona davanti al camino inutilizzato e mi avvicino cauta.

<<Non mi abbracci?>>

Gli chiedo con parecchia agitazione nel tono della voce, lui si volta lentamente e mi sorride.

<<Pensavo avessi già cambiato idea.>>

Ammette sospirando e liberandosi di un peso che evidentemente portava sulle spalle dalla notte della festa.

<<Non mi sono sentita bene e ho dimenticato del tutto il telefono dentro la giaccia. L'ho messo in carica stanotte.>>

Poi chiude la finestra e si avvicina con la sua solita sicurezza. Bello e pericoloso, mi abbraccia delicatamente e mi dà un bacio sulla fronte.

<<Non pensi che questa storia del non sentirti bene stia diventando più grave del previsto?>>

Distolgo immediatamente lo sguardo dal suo e faccio finta di non aver sentito.

<<Posso vedere bene la mia nuova casa?>>

Mi accompagna per le varie stanze perché obbligato, ma so che non vincerò questa sfida facilmente.

<<Questa è la nostra camera da letto.>>

Sciolgo le nostre mani intrecciate e con i polpastrelli delle dita sfioro ogni superficie. Ogni mobile, ogni dettaglio e lo analizzo con interesse.

<<Ti piace?>>

Mi chiede Alex, con lo sguardo luminoso e le sue magnifiche fossette in bella vista.

<<Tantissimo.>>

Dico sincera, avvicinandomi per dargli un bacio. All'improvviso però, una fitta mi colpisce il basso ventre e sono costretta a piegarmi in due dal dolore.

<<Cazzo, Wendy cosa ti succede? Quanto tempo è che questa storia va avanti?>>

Mi domanda con tono pieno di compassione e spavento, piegandosi alla mia altezza.

<<Non lo so, da qualche giorno credo.>>

Cingo le mani dietro al suo collo e mentre lui mi aiuta a stendere le gambe sul letto, mi gusto il calore che il suo corpo emana.

<<Deve venirti il ciclo? Magari è per quello che stai così.>>

Cerca di trovare una soluzione, che a prescindere non calmerà il dolore che provo.

<<In effetti sì, è anche un po' in ritardo ma di solito non ho tutti questi sintomi.>>

Sgraniamo gli occhi nello stesso momento, perché una consapevolezza ha appena colpito entrambi.

<<In ritardo di quanto?>>

Quasi due settimane... perché non ci ho pensato prima?

Io ti aspetto// Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora