2 | Frasi molto cattive

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CAPITOLO 2
Frasi molto cattive

Abbasso la maniglia, spingo la porta ed entro dentro. L'aria calda mi investe in pieno viso. Tolgo la giacca, la poggio sul appendiabiti all'entrata e faccio alcuni passi nel soggiorno finché non lo vedo.

Rimango per alcuni istanti semplicemente a guardarlo armeggiare con i suoi ingredienti che nemmeno riconosco ad essere onesta. Camicia bianca a tre quarti, le maniche e il colletto sono sbottonati, e i lembi fuori dai pantaloni, le braccia scoperte. Mescola in una pentola che cuoce sul fuoco, spegne la fiamma e poi alza il viso e le sue iridi azzurre finiscono su di me.

«Sei tornata presto.»

Ho visto occhi di ogni tipo. Tanti colori, sfumature, pagliuzze, ma niente è in confronto ai suoi. Non ci sono paragoni che possano fargli fronte, che reggano al suo confronto. I suoi sono i più strani e da mozzafiato che abbia mai conosciuto.
Un tenue sorriso gli dipinge le labbra, e quei occhi ora mi guardano.

Abbozzo un sorriso e mi dirigo in cucina, poggio sul bancone la busta che reggo tra le mani e la apro, scoprendo una bottiglia di vino bianco che metto affianco al tagliere.
«L'avevi finito» dico non appena lui le dà un'occhiata. «E volevo essere in tempo per la cena. Che prepari di buono?» chiedo cercando di sbirciare.

«Risotto con sogliola, asparagi e guacamole all'arancia» dice tutto soddisfatto e io annuisco con la testa.
«Non so che significhi, ma ho fame.»

Nicholas ride lievemente e io nel frattempo raggiungo il bagno dove tolgo la camicia restando in canottiera, slaccio i pantaloni e infilo il paio di shorts che abbandono sempre sulla lavatrice. Lavo le mani col sapone disinfettante, prendo lo spazzolino e mi lavo anche i denti.
Penso sia meglio così.

Torno da lui sciogliendo i capelli nel mentre lancio la molletta sul divano.

«Ti aiuto?»
Nicholas mi fa segno di venire da lui, perciò faccio il giro intorno l'isola della cucina.
Si avvicina. Poggia una mano sul mio fianco, mi attira a sé e io sorrido in automatico.
«Faccio io, tu vai a sederti» dice sulle mie labbra per poi posare un bacio che mi scalda ancora di ogni centimetro di corpo, più di quanto i riscaldamenti accesi non facciamo già di loro.

Ecco cosa voglio.
Ce l'ho affianco, proprio qui e non me lo farò scappare in alcun modo.

«Che c'è?» chiede d'un tratto osservandomi confuso. C'è che il mio cuore batte piano, ma tanto forte da mozzarmi il fiato allo stesso modo di come lo fa il suo sguardo su di me. Ecco cosa c'è.

«Niente... sono solo... ho fame e devo anche lavarmi» sospiro liquidando la cosa con un mezzo sorriso. Lui annuisce, mi ruba un altro bacio che mi fa sentire dannatamente bene e in pace, e si allontana.

«Ti sei divertita?» mi chiede dopo un po'.
«Mhm?» mugugno distrattamente, gli occhi fissi sulla sua mano mentre apparecchia il tavolo da pranzo. Le vene più evidenti del solito che gli attraversano l'avambraccio, ed è come essere ipnotizzata.

«Alla festa. La tua amica l'aveva organizzata per te, no?» spiega.

Alzo di getto lo sguardo.
«Sì... ma sono andata via prima» dico sedendomi.
«L'ho notato» si avvicina afferrando il mio mento che solleva, guardandomi. Allaccio le mani dietro la sua schiena e poggio il viso contro la sua camicia chiudendo gli occhi.
«Tutto bene?»
«Mhm, mhm.»
La sua mano mi accarezza i capelli e mi sento sul serio bene. Non mi serve nient'altro, se non cibo, una doccia e molte ore di sonno. Voglio solo dormire con lui accanto, svegliarmi, trovarlo a preparare la colazione e poi la solita routine.

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