11 | Io non sono stato il tuo miglior amico

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CAPITOLO 11
Io non sono stato il tuo miglior amico

Non era così che me lo immaginavo questo Natale. Forse i Natali non fanno per me, comunque vada qualcosa va sempre storto. Due anni fa ho perso il Ranch e mio padre, l'anno scorso sono stata ricoverata perché rischiavo il coma etilico e quest'anno io mi trovo sul divano a casa di Ethan e guardare con aria assorta il caminetto ardere. Accanto c'è l'albero di Natale, a tratti invidiabile tanto è bello.

Ethan ha buon gusto in fatto di decorazioni, su questo non ci si piove. Ma il posto accanto a me è vuoto.
Una cioccolata calda tra le mani, il plaid a coprirmi le gambe e il posto accanto a me è vuoto tanto quanto sento il mio petto.

Mi fa sentire quasi in colpa essere qui. Ethan è in cucina a provare a prepare qualcosa da mangiare, mentre io sto a casa sua come un insetto ad occupare il suo posto felice, tutto colmo di aria natalizia, e a rovinarla anche perché il mio silenzio parla per me più di quanto io non lo abbia già fatto abbastanza quando lui mi ha chiesto cosa potesse fare per farmi stare meglio e io ho risposto "niente, perché io sto bene".

Che grande cazzata...
Sto di merda, è questa la verità ma mentire e fingere che in realtà tutto vada alla stragrande è l'unica cosa che posso fare.

Sono le otto di sera e nonostante le ore passate, il mio pensiero è ancora a lui. Vorrei tanto sapere cosa sta facendo in questo momento, il dubbio mi tortura fino alle viscere. Vorrei sapere... vorrei andare da lui e controllare cosa sta facendo in un giorno come questo ma so che non posso.

È finita, e deve restare tale.
Adrien e Logan mi hanno insegnato qualcosa di importante: devo lasciar andare le persone quando non funziona. Il fatto è che tra me e Nicholas funzionava finché non è uscita fuori questa cosa della missione in Iraq. Ma funzionava e mi fa rabbia che sia tutto andato a puttane come qualunque altra relazione.

Scendo dal divano, infilo le scarpe e raggiungo la porta d'ingresso sotto lo sguardo stranito di Ethan che mi richiama.

«Aspetta, ma dove stai andando?»

«A prendere una boccata d'aria» rispondo senza girarmi ed esco fuori. Salgo sulla moto, metto il casco e in breve tempo raggiungo la statale dove non so nemmeno quando esattamente mi ritrovo a sfrecciare a più di quanto io sappia controllare.

Mi infilo tra le macchine, le sorpasso con la stessa velocità della luce e accelero ancora mentre il battito mi è a mille come la frustrazione che scorre come lava nelle vene. La marcia cambia, salgo ancora di qualche chilometro. L'aria serale della vigilia di Natale mi scivola addosso, mi avvolge nell'oscurità che cala sempre di più, nel freddo che punge le mie mani senza i guanti dimenticati a casa di Nicholas. Solo gli anabbaglianti, l'odore di asfalto e l'impulso di fare l'ennesima cazzata. Ecco cosa mi spinge ancora a premere sul manubrio della moto, ad accelerare ancora quasi col rischio di diventare della stessa sostanza di cui è fatto il niente che mi divora con ferocia il respiro.

È un attimo poi.
Imbocco una corsia di decelerazione, esco dalla statale e mi immergo sulla strada che conduce al mio monolocale con la sola differenza che mi fermo a qualche chilometro prima della destinazione. Il negozio aperto ventiquattr'ore ha le luci accese. Incredibile come in una giornata del genere ci siano persone che lavorano.

Entro all'interno, il cassiere mi riconosce a prima occhiata e io tiro di conseguenza su il cappuccio della felpa. Sotto i led bianchi, il posto desolato e il rumore del reparto surgelati, raggiungo uno scaffale, prendo in mano la confezione di cartone, vado a qualche passo di distanza nel piccolo reparto alcolici e prendo anche una bottiglia.

La guardo, la giro dal lato di etichetta dove c'è scritto il tasso alcolico e adesso vorrei tanto avere quella dannata carta d'identità falsa per poterla portare alla cassa, cosa che non posso.
L'ultima volta avevo fregato una bottiglia di vino da casa di Kim, perché acquistarla non potevo di certo ma adesso mi serve l'età idonea per poter portare via questa maledetta bottiglia di vino del cavolo.

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