37 | Buongiorno

153 8 4
                                    

CAPITOLO 37
Buongiorno

⚠️ contenuti espliciti


Mi sveglio col profumo di caffè a inebriarmi le narici, il rumore di una porta che si apre per poi chiudersi e i raggi del sole che illuminano la stanza da letto e mi sfiorano le palpebre chiuse.

Mugugno qualcosa, tiro la coperta e mi copro il viso nel tentativo di dormire almeno per altri dieci minuti. Alla fine sospiro e abbandono la missione, perciò schiudo gli occhi, li strizzo e ne stropiccio uno con le dita.
Lo sguardo si posa sulla poltrona accanto alla vetrata che dà sulla costa. Il sole di inizio luglio è ormai alto. Le tende grigie sono un po' tirate, una striscia di luce si protende sull'intero della camera e picchietta il letto, illuminandolo le lenzuola bianche e il mio viso.

Di fianco alla poltroncina c'è il tavolino in vetro e al posto della piantina grassa che ho lasciato morire trovo un nuovo vaso con una pianta di una ventina di centimetri di altezza con foglie larghe e di un verde che quasi mi acceca. Accanto ad essa un libro aperto, sul comodino invece la Glock 17.

Corruccio le sopracciglia, mi stiracchio e alla fine scendo dal letto passando davanti la libreria che trovo con tutti i libri e i vari oggetti decorativi al proprio posto.
Giro la testa a sinistra. Lo specchio a figura intera accanto all'armadio riflette la mia immagine.

Camicia bianca addosso che mi arriva a una decina di centimetri sotto il sedere, la fasciatura bianca intorno la coscia, un paio di lividi sulle gambe, altri su mani e braccia scoperte dalle maniche arrotolate.
I capelli sono scompigliati, un livido mi dipinge lo spazio sotto la palpebra inferiore e il sopracciglia è spaccato, come il labbro inferiore. Il setto nasale, invece, ha uno taglio in orizzontale che istintivamente tocco e forse non avrei dovuto perché mi scappa un flebile gemito di dolore che fermo tra i denti.

Do un'occhiata alla porta socchiusa, la apro un po' di più ed esco in soggiorno che trovo... pulito.
Mi guardo in giro con aria smarrita.

Il vetro e le tracce di sangue sono sparite, il pavimento è tirato a lucido. Una tenda manca da una finestra. La porta del bagno si apre, delle spalle fasciate da una camicia bianca mi passa accanto a una decina di metri e raggiunge la cucina.

Prende una tazza, versa il caffè, aggiunge un goccio di latte e poi ci butta dentro due zollette di zucchero, mescolando con un cucchiaino.

Stordita, il mio cuore ha un forte tremore. Mi sembra di rivivere una sorta di irruento déjà-vu: la prima volta che mi sono svegliata qui dentro.

Lui si volta alla fine, mi vede e non appena i miei occhi incontrano i suoi, gli guardo il viso e so che non è un déjà-vu, ma la realtà.
Nicholas mi rivolge un piccolo sorriso e mi fa segno di accomodarmi al tavolo da pranzo a cui manca una delle sedie.

Mi avvicino in silenzio.
«Buongiorno» dice porgendomi la tazza per poi posare un bacio sulle mie labbra. Guardo il caffè, ne bevo un sorso e alzo gli occhi corrucciando le sopracciglia.

«Buongiorno... Perché c'è una pistola sul comodino?» chiedo indicando con un pollice la stanza da letto alle mie spalle.

«È la tua pistola» risponde con aria tranquilla.

«Giusto» annuisco, confusa e assonnata, e mi siedo al tavolo.
Mi devo ancora svegliare.

Nicholas si allontana per alcuni istanti e ritorna con una tazza, una mela e un coltello. Lo guardo assopita mentre si accomoda, accavalla le gambe fasciate dai suoi pantaloni eleganti beige, prende un tovagliolo e ci taglia sopra la mela a spicchi. Li pulisce dai semi, ne addenta uno mentre l'altra metà la allunga verso la mia bocca che apro come in un meccanismo automatico.

Cuori in Tempesta 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora