22 | Leprotto

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CAPITOLO 22
Leprotto


Una voce. Il sogno finisce. La mia coscienza smette di torturarmi con i sensi di colpa per quello che ho appena fatto. Vengo strappata via con una tale violenza che mi paralizzo.
Apro di getto gli occhi, Logan si ferma e si tira su. Aggrotto la fronte alla sua vista e realizzo cos'è successo. Oh, merda...

Il battito cardiaco aumenta ancora di più quando i suoi occhi scuri finiscono nei miei e io sprofondo nel completo stato di imbarazzo. Voglio scomparire a trenta fottutissimi metri sotto terra. Immediatamente.

Alza il viso e lo gira alla mia destra, faccio lo stesso e sopra la collina c'è Finn che alza le mani per attirare la nostra attenzione.
«Tutto okay?!» urla di nuovo.

Le possibilità sono due. Finn ha mezzo cervello fritto dall'alcol che ingurgita alle feste oppure si sta chiaramente prendono gioco di entrambi perché anche se in lontananza, di può vedere senza problemi quello che... Mio Dio.

«Lasciami subito!» sibilo verso Logan e con una gamba gli mollo un calcio per spostarlo, il più possibile. Merda.

Stordita, mi tiro su in piedi e per poco mi pare di perdere l'equilibrio perché ogni fottuta centimetro del mio corpo trema copiosamente. Merda.

Mi volto verso lui, il tizio che non dovrebbe affatto toccarmi in quel modo, e lo guardo di traverso.
«Ti spacco la faccia!» gli punto un dito contro alterata tra la rabbia, la vergogna, il senso di colpa e l'effetto degli spasmi di piacere che non sono passati.
«Non mi guardare così!» ordino e gli schiaffeggio il braccio.

«Cioè?» scuote la testa fintamente confuso.
Come qualcuno che ha pomiciato con me, come se fossimo due quattordicenni alle prese dei primi ormoni che schizzano le fantasie sessuali alle stelle. Ecco come.

Sento le guance andare a fuoco. Non è  divertente, niente di tutto questo è divertente, maledizione. Questo non doveva succedere e io mi sto comportando da stupida perché mi sto sentendo come se il mio sangue andasse a fuoco e mi carbonizzasse ogni organo interno. Logan non può farmi questo effetto. Mi rifiuto di accettarlo. Lui non può.

Inietto le mie pupille nelle sue, serro con forza i denti e deglutisco perché gli occhi scendono sulle sue labbra, le stesse che solo pochi secondi fa erano su di me.

«Vattene al diavolo!» ringhio avvilita e mi incammino verso la salita della pianura mentre mi sistemo frettolosamente i capelli. Logan mi affianca, mi volto, lo guardo male e prendo la destra per allontanarmi. Non lo voglio vicino, per niente. La mia intimità pulsa ancora, con violenza, per il momento consumato solo pochi istanti fa e se solo Finn non ci avesse fermati quel momento si sarebbe dilungato, lo so con certezza, e so che avrei fatto un enorme sbaglio che non avrei potuto cancellare. Odio Finn?
Sì. Ma adesso gli vorrei dare un i miei marshmallow e le mie patatine preferite all'jalapeno per aver interrotto quello che stava succedendo.

«Dove stai andando?» sento Logan da lontano. Mi giro innervosita.
«Per i fottutissimi cazzi miei!»
Lui indica la salita. «È da questa parte che devi venire, di là c'è un dirupo.»

Gli alzo felicemente entrambe le dita medie, inciampo, caccio un urlo e cado di lato. Mi aggrappo appena in tempo alla parte bassa di un tronco d'albero verso cui stavo per sbattere di faccia, cosa che fortunatamente evito con la stessa grazia di una acrobata da circo professionale, nel mio caso un pagliaccio.
Mio Dio, che cosa ho fatto? Non doveva succedere, non con Logan, non con lui.

«Lo sai, Ronnie... la verità è che tu scappi da me. Lo fai sempre» sento d'improvviso.

Alzo il viso e cerco di riprendere equilibrio, aggrapparmi a qualcosa che non sia solo questo albero che mi blocca la mia triste caduta nel nulla assoluto, ma la sua presenza non mi è per niente d'aiuto.
«E spostati via dalle palle!» gli mollo una sberla alla gamba perché si è messo davanti al ramo della quercia che potrei usare per farmi da slancio e tirarmi su.

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