27 | Mi vuoi abbracciare?

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CAPITOLO 27
Mi vuoi abbracciare?

Credo di aver fatto una stronzata.
Il falò in spiaggia diventa pian piano la cosa più idiota che mi sarebbe mai potuto accadere nella mia desolante vita da vedova di fidanzato... esiste? Non ne ho idea, ma Nicholas è crepato.
E io credo di aver bevuto due birre per niente analcoliche. Merda. L'alcol non lo reggo più come una volta, sembro una pivellina.

Avevo minacciato Kieran, gli avevo detto tutte le bellissime cose sanguinarie che avrei fatto al suo corpo da ricco viziato del cazzo se solo avesse provato a portami via Nicholas e ora... non ho né Nick e né un motivo per ficcare qualcosa di appuntito sotto le unghie di Kieran e farlo gemere e urlare di dolore, implorarmi di smettere come un cane quale è. Sarebbe stata una buona giustificazione, quella da dare alla mia personale coscienza che di sicuro mi avrebbe torturata nei miei incubi per farmi vivere un briciolo di senso di colpa.

La mia mente sta fuggendo e sfiorando scenari troppo oscuri. Me ne rendo conto nonostante l'alcol che ho nelle vene, non per mia volontà. Qualcuno mi ha fottuto alla stragrande quando ho chiesto se la birra fosse analcolica, lui ha annuito con un sorriso e ora vorrei tanto ricordare chi fosse dei presenti qui intorno al falò per fargli quello che avrei tanto voluto fare a Kieran. Almeno mi troverò un altro oggetto su cui scaricare la mia rabbia repressa perché se mi conosco abbastanza bene so che sto solo tardando la parte peggiore di me stessa.
E quella parte attualmente mi sta sussurrando nell'orecchio come un piccolo diavoletto e mi sta dicendo di compiere atti di cui mi potrei pentire l'indomani.

Ho una voglia sfrenata di sesso.
E nello stesso tempo ho una voglia altrettanto sfrenata di sferrare due pugni a qualcosa capace di spezzarmi le mani così da addolcire il dolore che sento al centro del petto con qualcosa di fisico, perché la fottuta morsa al cuore che mi toglie il fiato non può essere vera. È solo nella mia testa. E se l'anima esiste ed è il bagaglio che racchiude dentro di sé le emozioni e i sentimenti, cazzo... io me la strapperei via ficcandomi una mano diritto nel petto. La lancerei per terra per poi saltarci sopra ripetutamente finché non ne rimane nemmeno una briciola.

Mi alzo dal falò, Kim mi nota e scuote la testa a mo' di "che succede?" e io le rivolgo un sorriso tirato a mo' di "fatti i cazzi tuoi, con amore, Ronnie".
No, non è vero. Ma comunque cerco di farle capire che è tutto okay e mi allontano prima che le possa balenare per la testa la sdolcinata idea di venire in mio soccorso e sfoggiare le sue doti da futura strizzacervelli. Ne faccio beatamente a meno.
Sono solo un po' delusa. Tutto qui. E le due birre alcoliche amplificano questo sentimento del cavolo, ma non appena il mio fegato farà il suo dovere e l'etanolo scomparirà dal mio sangue io starò meglio, fino ad allora mi siedo sul marciapiede oltre la zona pedonale, porto le mani sul viso e piango in silenzio senza cacciare alcun suono. Le lacrime scivolano sul mio viso e basta. Che schifo di serata.

Amare qualcuno per me è un fottuto gioco perso in partenza. È sempre stato così. Lo so che è così eppure mi ci sono buttata a capofitto e ora vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare tutto, riprendere da quella serata in cui ho visto per la prima volta Logan insieme a Meredith, quando ho incontrato per la prima volta Nicholas.
Vorrei tornare esattamente lì. Il giorno dopo fare le valigie e volare lontano, non so esattamente, ma lontano da San Francisco perché mi ha portato solo un mucchio di sfiga e nient'altro.

Senza tornare indietro e salutare Kim, Nathan e Duncan, gli unici di cui mi importa realmente qualcosa, tiro su la zip della felpa che ho indosso e combatto il lieve venticello che arriva dell'oceano. Mi indirizzo a passo lento verso la moto parcheggiata poco più in là e nel frattempo tiro fuori il cellulare. Premo chiama sul suo contatto e lo porto all'orecchio.

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