16 | La mia sfortuna è svanita

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CAPITOLO 16
La mia sfortuna è svanita


«No» gli strappo dalla bocca quel aggeggio infernale che odio a morte dei compleanni. Ethan indignato me lo ruba a sua volta, e offeso se lo ficca tra le labbra, ci soffia e fischia.
Lo guardo inevitabilmente male.

«È il tuo compleanno! Dai, sorridi!» esclama tutto felice. In tutta risposta gli giro le spalle e mi allontano dal banco della cucina dove sta cercando di tirare su quella che dovrebbe essere una torta.

È da minuti che col coltello sta spalmando la panna montata provando a renderla omogenea e perfettamente uniforme, ma col Pan di Spagna al cioccolato la sta mescolando alle briciole che si sgretolano perché ha montato troppo le uova e così il risultato è qualcosa che dovrebbe essere usato come oggetto bonus nei videogiochi horror, tipo arma biologica o qualcosa del genere.

«Ho dimenticato le candeline...» mormora tutto d'un tratto tra sé e sé fermandosi di getto. «Oh... ecco cos'era che mi sfuggiva!» si dà una sberla sulla fronte.

«Non fa niente» replico e lui mi guarda di traverso.
«Come non fa niente? Le candeline sono la cosa fondamentale, devi esprimere il tuo desiderio! Come sei noiosa...»
Alzo gli occhi al cielo tornando da lui, raccolgo con il dito delle panna montata dalla ciotola e me la infilo in bocca.
Estremamente dolce.

«Ma quanto zucchero ci hai messo?» chiedo ridendo.
Lui sbatte teatralmente le ciglia, riprende il suo lavoro artistico e apre bocca. «Quello che serviva per placare la tua acidità» borbotta beccandosi un'occhiataccia.

«Ethan, ma vaffanculo» sorrido. Lui afferra una briciola di Pan di Spagna avanzato e me la lancia contro.

«Sparisci, streghetta. La torta deve essere una sorpresa e tu non puoi vedere il design finale» ordina, ma invece prendo posto sullo sgabello, poggio i gomiti sul banco da cucina e lo fisso mentre fa quello in cui è terribile: cucinare. Con una mossa acrobatica afferra il suo cellulare, questo cade nella ciotola della panna montata, lui non si incazza per niente, ride, lecca via la panna e io lo guardo tra lo schifata e l'allibita e poi mette Doja di Central Cee a tutto volume in casa muovendo la testa a ritmo. Mi lancia un sorrisetto e a tratti pare che il compleanno sia suo e non mio, perché il mio livello di entusiasmo è pari a zero.
«Perché non vai a prendere le candeline invece che stare qui?»

Alzo gli occhi e lui mi fa cenno verso la porta. «Avanti, smamma! La torta deve essere una sorpresa!»
«Ma io odio le sorprese» replico contrariata e scendo dallo sgabello come un pezzo morto di carne in putrefazione.
«Vai a comprare le candeline» dice lui scacciandomi di nuovo via. Sbuffo e alla fine acconsento. Quindi prendo le chiavi della moto, la giacca ed esco fuori da sua casa.

Un attimo dopo sono in un negozio a qualche chilometro fuori dalla statale, un altro ancora sono seduta sul pontile vicino casa mia a guardare da sola il tramonto del sole. Sospiro pesantemente e tiro fuori il cellulare, vado sul profilo Instagram di Ethan, scorro tra i suoi selfie in luoghi ultra lusso, le foto dei cocktail o lui in barca a vela e trovo quella scattata settimane fa, la stessa che non volevo condividesse sui social.

Io, lui e Nicholas alle nostre spalle, dietro l'isola della cucina. La camicia addosso, i capelli in ordine e lo sguardo puntato nell'obiettivo della fotocamera.

Tiro fuori una sigaretta, la accendo e mi lascio cadere di spalle sul legno del pontile, scrutando così il cielo dipinto di arancione e viola.
Oggi compio ventuno anni.
Probabilmente l'unico lato positivo è quello di poter acquistare alcolici sfoggiando la mia carta di identità ora non più falsa, certo... se solo bevessi ancora e invece devo stare lontana dall'alcol peggio che dalla peste.

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