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CAPITOLO 31
Sotto pressione

La lezione termina e io mi rifugio nel parcheggio. Ho incontrato Kim e la sua ragazza, le ho liquidate con "Ho da fare" e mi sono allontanata. Oggi non è affatto una giornata da spendere in chiacchiere, qualche battuta divertente o una risata, e se qualcuno osa ridermi davanti giuro che gli spacco la faccia.

Salgo in sella alla moto e tiro fuori dalla borsa la busta con la lettera. La guardo a lungo, sospiro e la rimetto dentro sfrecciando via, dando gas finché non prende fuoco il cazzo di asfalto dietro di me.

Sono passati esattamente due giorni. Benedict non mi ha ancora contattata, forse manderà uno dei suoi galoppini per rifilarmi l'indirizzo dove si trova Nicholas, o forse con i suoi stivaletti di merda attraverserà la porta di casa mia questa volta, si siederà al tavolo e chiederà un altro bicchiere d'acqua. È plausibile. A quel uomo non frega niente di nessuno e qualcosa mi dice che questa cosa la vuole tenere solo fra me e lui, altrimenti avrebbe mandato qualcuno che lavora per lui sin dall'inizio. Chissà che cazzo contiene quella cassetta portavalori in Svizzera.
Deve essere qualcosa di fottutamente grosso se suo padre, prima di morire, non gli ha concesso la possibilità di accedervi, ma ha lasciato la chiave a Nick.

Aveva detto di tenermi d'occhio da settimane. Ripenso inevitabilmente al tizio appoggiato al palo della luce.

Era uno dei suoi uomini?

Se così fosse, beh... chiunque quel tipo sia fa veramente schifo nel suo lavoro. Non solo si è messo lì come un idiota a fissarmi ma mi ha anche salutata come se fossimo amici per la pelle ed è finito col prendersi una cotta per me.

Sono veramente stanca di tutte le puttanate che mi capitano. Vorrei un pulsante da usare per fermare il tempo e... non so nemmeno io per cosa, forse per introdurmi nella casa di Benedict O'Brien e colpirlo alle palle senza che se ne accorga e si incazzi per poi darmi in pasto alla polizia.
Mi sento come un topo in trappola e a forza di tirare la coda per liberarmi finirò col strapparmela via e morire dissanguata.

Amo Nicholas e nonostante il motivo per cui andrò in Australia sia per mettere in salvo me stessa, vorrei baciarlo e poi tirargli un pugno diritto in quella sua bellissima faccia del cazzo. Dirgli "Nick, ti avevo detto di venire da me quando stai male, e tu che fai invece? Voli in un altro continente."

Non me ne frega niente del contenuto della sua lettera. Il "Bla bla bla, innamorati di qualcun altro, succederà". No, non succederà affatto. Non ne ne fotte più un cazzo di trovare l'amore, non mi è mai importato in fin dei conti, le mie esperienze amorose mi hanno solo messo alla prova i nervi, ma non ripeterò tutto il processo daccapo, non ne ho la voglia, la pazienza e non voglio nessun altro. Voglio lui e se vuole mollarmi allora dovrà farlo davanti a me, a quattr'occhi, dovrà avere le palle per dirmelo in faccia quel pezzo di merda.
Me lo merito. In fondo l'ho aspettato per sei lunghissimi mesi. Sono una assassina, è vero, ho ucciso una persona, ma mi merito uno stramaledetto "Ti lascio" a voce e non in una lettera come se fossimo nell'ottocento e io una donzella imbecille chiusa tra le pareti della sua enorme Reggia sul pisello.

Intanto in attesa di una qualche notizia da Benedict, continuo la mia vita senza fare alcun strappo alla mia routine. Studio, mangio e vado a lavoro con un Ethan che mi manda spesso occhiate di nascosto nemmeno fossi in procinto di fare una strage.
Sa che sono stressata, si legge chiaramente nei miei occhi rossi e stanchi. Dormo veramente male e al tutto si sommano anche i miei incubi, dove c'è un solo volto a perseguitarmi ed è quello di Marianne, la stessa che avevo archiviato in un buia parte del mio cervello. Con Benedict lei è tornata in superficie e mi fa visita solo quando finalmente riesco a chiudere occhio.

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