Cuori in Tempesta 4

38 | Pulisci, tesoro

CAPITOLO 38
Pulisci, tesoro

⚠️ contenuti espliciti

Seduta al tavolo da pranzo, uno dei suoi libri aperto sotto lo sguardo, sono intenta a leggere con la tazza di caffè accanto quando sento la porta aprirsi. Poi si chiude, un paio di rumori di passi e alzo gli occhi.

Nicholas è a qualche metro in silenzio, le chiavi dell'auto in mano. Mi sta guardando e io gli restituisco lo sguardo.
Rivederlo dopo ben due ore che è stato via, occupato a passare a setaccio i posti frequentati da suo fratello, mi crea un sentimento tanto piacevole quanto percorso da brividi bollenti con tutto che mi abbia disobbedito.
Gli avevo detto chiaramente di stare al suo posto e invece ha sfruttato la mia doccia per svignarsela e saldare dei conti in sospeso.

«Hai fatto due passi?» spezzo il silenzio e prendo un sorso di caffè.
Lui china lo sguardo per un attimo a terra e poi riprende il passo, sedendosi davanti a me. Gli scocco un'occhiata in attesa che risponda.
Nicholas solleva debolmente gli angoli della bocca. Sa bene che so dov'è andato e soprattutto per fare cosa.
«Ti amo» confessa tutto d'un tratto e il mio cuore fa una capriola.

Resto a guardarlo per alcuni lunghi istanti, abbasso gli occhi successivamente sul libro e lo sfoglio di una pagina.
«Ti amo anch'io» dico rialzando le pupille nelle sue. «Tuo fratello è a Monte Carlo per affari.»

Lui resta sorpreso.
«Non me l'hai detto.»
Alzo le spalle. «Non lo sapevo, certo fino a poco fa quando gli ho detto che sei andato da lui per fargli delle cose che non dovresti.»

«Siete diventati amici?» chiede per niente divertito.
Scuoto la testa. «Oh, no... tuo fratello è una di quelle persone che investirei molto volentieri col tuo SUV per poi fare la retromarcia almeno un paio volte.»

Nicholas annuisce con l'ombra di un piccolo sorriso.
«Vieni qui» gli faccio cenno verso la sedia in capo al tavolo, esattamente alla mia destra.
Lui esita ma poi si alza. Tiro di più la mia sedia alla sua e alzo le gambe nude sulle sue cosce. Me le osserva, ci poggia le mani sopra e mi guarda.

Caccio un sospiro.
«Questo è un mondo di uomini» dico con aria pacata. «E a me non serve uno che vada in giro a salvare il mio onore. Se qualcuno mi manca di rispetto so bene cosa fare e l'ho fatto. Tuo fratello non si permetterà mai più di sfiorarmi nemmeno con un solo dito e se tu vai da lui, come ben hai pensato di fare, quello che ho fatto sarà vano. Per il resto puoi fare quello che vuoi, ma non scavalcarmi mai più in questo modo» concludo seria più che mai.

Nicholas rimane in silenzio, non osa proferire parola. Si limita solo a passarsi la lingua sul labbro inferiore per per poi accarezzare le mie gambe.
Poggio il gomito sul tavolo e mi afferro il viso, ammirando lui per diversi lunghi istanti in cui mi cibo della sua bellezza, una nuova, glaciale tanto da mettere i brividi per quanto è disumana. La cicatrice, gli altri piccoli segni e quello che ha sul collo gli danno un aspetto a tratti primordiale, che emana una forte forza della natura. E in quella forza lui si è addolcito, si è placato come una fiamma spenta da una teca di vetro. Ha tolto la sua armatura, l'ha abbandonata sul pavimento.
Il mio cuore batte piano, con feroci affondi nel petto, solo per lui.

So che l'ha fatto in buona fede, ma per quanto sia principesco il suo gesto, con me queste cose non funzionano. È da quando ero una semplice bambina che mi sono fatta strada in un mondo di soli uomini. In uniforme e senza, di qualsiasi età, soprattutto i miei compagni di scuola. Ero ciò che loro alla fine si son trovati ad evitare perché mi sono guadagnata quello che sono diventata. L'ho fatto da sola, con le mie mani e il mio carattere e mai nessun ragazzo ha dovuto difendermi, né tantomeno mio padre per quanto fosse il vice sceriffo Kyle.
Aveva ragione, sono sua. Lo sono con tutto il cuore e l'anima, e amo essere sua, ma quando io risolvo qualcosa con le mie mani lui non deve andare e fare disordine in ciò che io ho già messo a posto.