Capitolo 2

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Fatima pov's

La sveglia suona presto al mattino e vedo i primi raggi del sole entrare nella mia camera da letto, lentamente mi alzo  dal letto e mi dirigo verso la finestra la spalanco facendo entrare aria nuova e un po' di sole

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La sveglia suona presto al mattino e vedo i primi raggi del sole entrare nella mia camera da letto, lentamente mi alzo dal letto e mi dirigo verso la finestra la spalanco facendo entrare aria nuova e un po' di sole.

Vado verso il mio armadio un po' malridotto e tra i pochi vestiti che ho prendo una camicia di seta e gli faccio un piccolo nodo è sotto una gonna sempre di seta con un piccolo spacco e ai piedi dei sandali bianchi.

Misi un po' di trucco leggero e lascio i miei capelli al naturale mi piaceva la mia bellezza naturale sono sempre stata senza autostima lascio un grande sospiro e decido di uscire dalla mia camera.

Vado in cucina e vedo che non c'è nessuno mia sorella si è svegliata presto per andare a lavorare alla bottega della signora Lazzaro.

Sento il ticchettio dell'orologio e vedo l'orario sono le 08: 30 del mattino in questa calda e soleggiata Sicilia.

Prendo la mia piccola borsetta ed esco dalla porta ormai tutta rovinata la chiudo delicatamente e scendo le scale dando il buongiorno alle signore del palazzo che mi salutano con dolcezza.

Prendo la mia bicicletta e inizio a pedalare verso il paese osservo tutto intorno a me i bambini che corrono da una parte all'altra dietro un pallone, le donne che portano i sacchi della spesa nonostante viviamo nel quartiere più povero della Sicilia tra di noi ci vogliamo bene.

Dopo un po' finalmente arrivo in paese fuori dalla bottega dove lavora mia sorella parcheggio la mia bici vicino al muro.

Io vado più tardi la mattina perché io faccio solo le pulizie in bottega ma sono alibi in ritardo così inizio a correre.

E mi scontro con qualcuno per scusarmi inizio a dire parole senza senso alzo lo sguardo e rimango incantata da tanta bellezza un uomo alto 1,90 con uno sguardo accattivante anche lui lo vedo fissarmi insistentemente ma dopo un po' vedo che accenna un sorriso e mi dice di non preoccuparmi che non e successo nulla, così tutta sorridente.

Prendo la mia borsetta da terra e decido di entrare dentro al negozio sotto lo sguardo di mia sorella e della signora Lazzaro che mi fissano divertite.

Le fisso e scoppio a ridere anche io della figuraccia che ho fatto prendo gli stracci per pulire e ci mettiamo subito a lavorare.

Verso le 15:00 ho finito di lavorare saluto mia sorella che ha finito anche lei è se na va a casa mentre io prendo la mia bicicletta vado dalla signora Mancuso una anziana signora che purtroppo nessuno più bada a lei così quando posso do una mano io.

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Verso le 19:00 arrivo fuori dal mio palazzo apro il portone e poso la bici la lego con le catene e inizio a salire le scale iniziano a farmi male i piedi ma finalmente ho fatto tutta la rampa di scale apro la porta con le mie vecchie chiavi e mi chiudo la porta dietro di me.

Finalmente mi tolgo i sandali e vado in cucina da mia sorella che alle prese con i fornelli e sempre stata brava a cucinare un dono che ha preso da nostra madre.

La vedo un po' giu così di decido di avvicinarmi a lei si gira verso di me arrabbiata.

Fatima: che succede?
Beatrice: dopo il lavoro sono andata a cercare papà dappertutto ma non lo trovato chissà in quale posto del cazzo e andato ad ubriacarsi mentre io e te dobbiamo pagare i suoi debiti del cazzo e per arrivare a pagare questo  cazzo di affitto sono dovuta andare a letto con il padrone ecco che c'è Fatima!

Lo dice con le lacrime agli occhi non posso fare a meno di farmi scappare una lacrima anche a me Beatrice e la più grande è sempre lei che subisce e incassa il colpo, la faccio sedere e gli faccio bere un bicchiere d'acqua per farla calmare un po'.

Mi siedo di fronte a lei mentre prendo le sue mani nelle mie per fargli capire che non è sola ci sono io con lei.

All'improvviso sento la voce di mio padre chiedere aiuto allarmata mi affaccio alla finestra e vedo che tre uomini lo stanno picchiando brutalmente, corro verso la porta di ingresso scalza non mi interessa scendo velocemente le scale ed esco fuori dal palazzo un uomo alto di spalle osserva tutto in silenzio non mi interessa di nulla corro verso mio padre mentre i bastardi di danno alla fuga.

Mia sorella esce anche lei fuori rimane ferma vicino al portone del palazzo guardando con freddezza nostro padre a terra riversò in una pozza di sangue mezzo vivo e mezzo morto.

Chiedo aiuto ai vicini che subito scendono in strada e carichiamo mio padre in macchina mi giro per guardare mia sorella ma non c'è e salita di sopra decido di non badare a lei salgo in macchina e portiamo mio padre al l'ospedale più vicino.

Ossessione fataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora