Capitolo 1

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Pov Eleonora.

Mi rigirai e rigirai tra le lenzuola del letto per cercare una posizione adatta in quel maledetto letto, faceva ancora molto caldo e li dentro sembrava di star facendo una sauna. Dopo non so quanto tempo trovai una posizione comoda e anche fredda.

Grazie signore.

Poco dopo quel rumore che mi fece cadere dal letto. La sveglia, che segnava l'inizio di quel inferno che tutti chiamano scuola.
Mi alzai con una lentezza degna di una lumaca incinta, mi stropicciai gli occhi ancora chiusi e mi alzai dal letto. Svegliarsi alle sette di mattina dopo essersi svegliata a mezzogiorno per tre mesi è e sarà sempre un trauma.

Aprì la porta e percosi il corridoio, andai in bagno mi truccai velocemente e, sia per la fretta sia perché dormivo, mi infilai il pennello per l'ombretto in un occhio, imprecai mentalmente per il dolore.

Presi la borsa, ero ancora arrabbiata e infastidita per l'accaduto in bagno e l'occhio mi faceva malissimo, per tutto il tragitto non feci altro che imprecare e maledire tutti quanti mentre mi lamentavo per il dolore. Uscì di casa senza neanche salutare i miei e andai a scuola, ero già in ritardo e se mi sarei fermata solo per dire 'buongiorno' mi avrebbero riempito di domande.

Quella mattina mi vestì poco appariscente come era mio solito, con pantaloni di jeans stretti e una semplice maglietta.

Non mi piaceva vestire con colori appariscenti perché avrei attirato l'attenzione, e a me non piaceva essere guardata da tutti o stare al centro dell'attenzione. Durante il tragitto per arrivare a scuola, visto che abitavo poco distante, presi le cuffiette e cominciai a canticchiare le canzoni. Mi era sempre piaciuto ascoltare la musica con le cuffie, perché riuscivano a escluderti dal mondo, dalla gente. Con le canzoni giuste puoi entrare in un mondo tutto tuo dove riesci a immagginare una vita diversa a immagginare il tuo futuro, a riflettere. Io le usavo specialmente quando litigano con i miei. Le mettevo nelle orecchie e stufa di sentire persone parlare di cose che magari mi davano fastidio, o mi facevano arrabbiare perché non ero d'accordo con loro, alzavo il volume al massimo. Questo mi faceva star bene e tornare tranquilla. Era bello sapere che mentre litighi con una persona che ti sta giudicando o magari rimproverarti di qualcosa metti le cuffie e non senti nulla se non la canzone.

Lei c'è quando tutte le persone se ne vanno. L'unica che ti capisce quando gli altri neanche ti ascoltano. L'unica che rimarrà sempre.

Mi trovavo fuori scuola con le cuffie mentre sentivo le solite canzoni che ormai sapevo a memoria e che tra l'altro erano diventate noiose, ma le ascoltavo lo stesso, non lo so nemmeno perché lo facevo di continuo. Erano diventate scarse, dovevo per forza trovarne altre. Tolsi le cuffie e le misi nello zaino sbuffando.

Mi girai stufa e annoiata già il primo giorno. E pensare che ne mancavano ancora molti.
Il mio sguardo cadde su l'unica persona che non dovevo proprio guardare, vidi lui.

Con il suo sorriso da strafottente ma ugualmente da figo. Tutto gli potevo dire tranne che fosse brutto. Ma la sua bellezza veniva bruciata dal suo brutto carattere.

Credo che rimasi imbambolata li per un po' a guardarlo, finché non venni "svegliata" dal suono della campanella. Un altro anno con lui. Andare a scuola era già di per se un inferno poi con lui le cose peggioravano.

Era Cristian Mattaws. Il più bello della scuola. Il più desiderato. Ma anche il più stronzo.
Era capace di farti cadere a i suoi piedi con un battito di ciglia. Capace di farti perdere in quei occhi blu. Capace anche alle più serie di saltargli addosso facendogli perdere la testa con il suo corpo muscoloso. Anche i suoi capelli neri erano capaci di farti perdere la testa.

||Credevo di odiarti||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora