capitolo 18

2.8K 176 9
                                    

Buona lettura.


Pov Eleonora

Stavo per avere una crisi isterica. Sembravo una psicopatica scappata dal manicomio. Correvo da una parte all'altra della casa. I capelli erano un vero schifo.

Stavo per staccarmeli dal nervoso. Volevo piangere e maledire tutti gli esseri umani del mondo.

Dovevamo uscire noi quattro. Ovvero io, Cristian, Matteo e Asia.

E io come al solito ero in ritardo. Guardai l'orologio erano quasi le otto e io dovevo essere pronta per le otto e mezza. Non c'è l'avrei mai fatta.

Bestemmiavo mentalmente in aramaico. Pensai a varie scuse da dire nel caso avessi ritardato. La cosa era sicuramente successa se non mi davo una mossa. Pensai cosa dire al riguardo. Mi vennero varie giustificazioni tipo 'scusate il ritardo il mio pesce si é suicidato' o 'scusate mio padre ha ucciso il gatto, ho dovuto urgentemente portarlo in ospedale ma non ce stato nulla da fare e ho dovuto organizzare il funerale e chiamare i suoi amici.' accompagnando il tutto con urla e pianti insterici. Bhe ci avrei pensato dopo.

Ora però sorgeva il vero problema. COSA MI METTEVO?

Giuro volevo uccidermi. Pensai di scappare dalla finestra e magari trasferirmi in Alaska o svizzera o magari in Africa.

OK ELEONORA DATTI UNA CALMATA.

Non c'era neanche mia madre ad aiutarmi con le sue perle di sagezza perché lei e mio padre avevano deciso di andare in vacanza. Traditori. Io qui a studiare e loro in vacanza all'Hawaii.

Presi un bicchiere di acqua e preghai il padre eterno per non perdere la pazienza. Dopo aver ricevuto dall'altissimo la calma e tutta la pazienza di questo mondo apri l'armadio e lo mi misi a soquadro e poi mi misi li a guardarlo.

Mi venne un emicranea terribile. Ero li che parlavo da sola dicendo tipo 'se metto questo non ho le scarpe col tacco da abbinarci' o 'questo é orrendo chi la comprato?!' oppure 'questo sembra uscito dall'armadio di mia nonna' alla fine scelsi un tubino nero abbastanza sexy e un paio di tacchi neri.

Già non riuscivo a camminare senza figuriamoci con quei cosi poi, sarei sicuramente caduta. Già mi immaginavo in ospedale con un braccio slogato e magari anche una gamba.

Mi truccai in modo semplice senza esagerare. Non volevo sembrare una poco di buono.

Lasciai i lunghi capelli sciolti. Ormai ci avevo rinunciato, non c'era modo di sistemarli mi sdragliai sul divano e aspettai Cristian che sarebbe venuto a momenti.

Bussarono alla porta. Subito corsi alla porta. Non appena la sbalancai mi venne un colpo. Cristian più bello del solito. Ma di chi era figlio?
Devo fare i complimenti ai suoi. Sono stati proprio bravi.

Indossava pantaloni neri e camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere i suoi muscoli. Aveva i capelli tirati in su in un casino organizzato. Appena incrociai i suoi occhi mi sembrò di fissare il mare in estate. Il blu era più intenso. Una scarica di brividi percorsero tutto il mio corpo. Senti le farfalle nello stomaco.
Avampai immediatamente. Cominciai a sentire caldo neanche fossimo a luglio per la miseria era novembre. E incominciai a sventolare la mano in faccia cercando di provocare un po di aria e abbassare il rossore sulle mie guance.

Sorrise vedendo l'effetto che aveva su di me.

Senza pensarci due volte lo baciai, stringendo le braccia al suo collo mentre lui mi stringeva i fianchi.

Eravamo in vortice di emozioni. Avevamo escluso il mondo che ci circondava entrando in uno nostro. Dove nessuno poteva entrare eccetto noi.

Penso che non proveró mai le stesse  emozioni con provavo quando stavo con lui,  nesssun'altro prenderà il suo posto. Mi faceva star bene.

||Credevo di odiarti||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora