Capitolo 14

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   Eleonora pov.

Passò una settimana e tutto andava, più o meno, bene. Devo dire che non era passata molto velocemente anzi, passò molto lentamente tra litigate e risate.
I

o e Christian eravamo tornati insieme ed io, finalmente, ero tornata felice. Ma sapevo già che questa felicità sarebbe durata poco.
Non volevo convivere con la paura o le paranoie ma avevo quel presentimento.

Durante la mia vita ho capito che la felicità è solo un momento di intervallo tra un dolore e l'altro. Perché la vita perfetta era solo per la gente che non aveva problemi.
Avere famiglia, amiche, felicità non era per gente come me. Ovvero la solita ragazza che si fa mille problemi. Preoccupazioni.  Paranoie sul proprio aspetto fisico.
Ma forse grazie a lui sarei riuscita a rinascere. Diventare un'altra persona.

Era lunedì mattina e come ogni lunedì mattina mi alzai svogliatamente dal mio meraviglioso letto. Ero tra le coperte e non riuscivo ad uscirne. Buttai lo sguardo sul mio corpo e notai sorpresa che ero avvolta dalle coperte come un salame.
Sbuffai e cercai di uscire ma caddi a terra.

Cacciai un urlo. Cominciai a borbottare parole in aramaico.

Mi alzai con gli occhi ancora chiusi e cominciai a camminare al buio. 
Ma caddi su una mia ciabatta. Mi alzai e come mio solito cominciai a borbottare e dare la colpa a tutti pensando che fossero stati loro a metterla li, ma sapevo bene che l'unica ad avere la colpa ero io. 
 

Era meraviglioso come risveglio, dai.

Mi diressi al bagno con la faccia di una che diceva tipo 'non guardarmi non parlarmi altrimenti ti spacco quella gran faccia da schiaffi che ti ritrovi'.

Mi guardai allo specchio e a momenti non ebbi un collasso li, mi dovetti agrappare al lavandino per non cadere.

Avevo una faccia spaventosa. Letteralmente. 

Le occhiaie. La faccia bianca. I capelli che assomigliavano a quelli di un koala. Le labbra viola. 
Ora capivo perche i miei quando mi svegliavo mi guardavano spaventati.
Ora era tutto chiaro. 

Mi feci una doccia veloce e cercai di rendermi presentabile.
Mi vestì e cominciai a scendere le scale. Con una lentezza degna di una lumaca incinta presi quel maledetto zaino e uscì di casa.

Mi incamminai a piedi e mi diressi verso quel maledetto edificio che rovinava la vita a tutti gli esseri umani di questo mondo e che tutti comunemente chiamano scuola.

Ovviamente nessuno sapeva della nostra storia apparte i nostri migliori amici.
Questa maledetta situazione non riuscivo più a sopportarla.

Ogni volta che lo guardavo insieme alle sue "amichette" mi fumavano le orecchie. Volevo andare li e spaccare quei ben visini da poco di buono.

Ma dico io ma perché trovavano sempre attraenti i ragazzi fidanzati?

La risposta era una sola...ms forse era meglio non dirlo.

Entrai nella scuola e subito la mia attenzione venne rivolta a delle risatine di ragazze che sembravano dei schiamazzi di oche. Mi voltai e vidi lui circondato da ragazze di ogni genere, che gli facevano gli occhi dolci mentre si rigiravano una ciocca tra le dita ci stavano provando spudoratamente.

Classico.

Mentre lui aveva lo sguardo da tutt'altra parte e non le ascoltava minimamente. Sorrisi, ridicole. Ma se non vi calcola perché non ve ne andate altrove?

Si voltò e mi guardò accorgendosi della mia presenza, mi sorrise raggiante. Prese il proprio zaino e senza nemmeno degnarle di un saluto né di uno sguardo se ne andò.

||Credevo di odiarti||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora