capitolo 22

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Buona lettura..

POV Eleonora

Unì le nostre labbra. Non saprei neanche spiegare cosa provai in quel momento, non esistono parole per dire quanto mi era mancato il sapore delle sue labbra, sapeva di menta e di lui. Lo amavo, amavo il sapore delle sue labbra, amavo il suo profumo e amavo lui. Era inutile negarlo dicendo cose che non sono vere e inventando bugie o giustificando tutto, io l'amavo e non avrei mai smesso di farlo. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle ma subito dopo mi vennero in mente l'immagine di lui e di quella ragazza. Tolsi immediatamente le mani come se le sue spalle fossero bollenti, e lo spintonai più lontano possibile da me. Era stato uno sbaglio, lo amavo ma quello che ha fatto non riesco a perdonarlo. È difgicile da dire ma forse non l'avrei perdonato. Lui sapeva che lo amavo e amavo i suoi baci, sicuramente avrà usato questa cosa per cercare di darmi cedere. E ci stava anche riuscendo, ma non dovevo. Non dovevo ricascarci per poi restarci male di nuovo.

《Non farlo mai più.》detto questo aprì la porta e me ne andai. Corsi per il corridoio cercando di trattenere le lacrime, che minacciavano di uscire. Volevo tornare in dietro e continuare quello che avevo interrotto. Ma non dovevo, lui doveva pagare per quello che mi ha fatto.

Rientrai in classe perché ovviamente era già suonata la Campanella. Mi sedei al mio posto e portai le mani sulla faccia. Ero stufa, dovevo dimenticarlo, cambiare pagina e andare avanti. Lui rientrando in classe mi guardò, ma io lo evitai.

Durante l'ora di inglese mi arrivò un messaggio da Asia. Diceva che sta sera saremmo dovute andare ad una festa. La cosa era esclusa, non ci sarei andata neanche morta. Perché sapevo già come sarebbe andata a finire, mi avrebbe lasciata sola da qualche parte mentre lei si sarebbe ubriacata e scatenata in mezzo alla mischia di gente che ballava come dei deficienti. E io sarei dovuta stare li a girarmi i pollici come se non ci fosse un domani.

Ma pultroppo dovetti accettare, cercai di convincerla di andare da sola e divertirsi ma dopo le innumerevoli volte che negai, lei mi costrinse con la forza. Accettai più che altro per farla tacere e accontentarla perché non finiva di ripetermi che ero un'asociale e che ero giovane e quindi dovevo divertirmi quindi non mi restò scelta.

Uscì da scuola e misi le cuffiette mettendo la musica ad alto volume. Mi stavo già preparando psicologicamente per questa sera.
Camminai canticchiando. Arrivata a casa entrai in camera mi tolsi le scarpe e mi sdragliai sul letto. Accesi la tv perché mi stavo annoiando. Subito dopo mi addormentai.

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Fu lo squillo del mio telefono a svegliarmi. Decisi di non rispondere, dopo una manciata di minuti non senti più il telefono squillare segno che aveva capito che non doveva rompere. Dopo nemmeno tre secondi il telefono cominciò di nuovo a squillare come non ci fosse un domani, ormai stufa di sentire quella canzone risposi.

《Chi cazzo è che rompe i coglioni?》risposi senza vedere il nome sul display e con la voce assonnata.

《Ele? Stai dormendo? Sei pronta?》disse lei. Oddio asia, sbarrai gli occhi. Guarda l'orologio al polso e notai che era tardi e quindi avevo dormito molto e che erano quasi le otto e che era fottutamente in ritardo. Se non mi sarei data una mossa mi avrebbe sicuramente ucciso. Mi alzai come se il letto fosse improvvisamente bollente e, velocemente, cominciai a togliermi i pantaloni. Il tutto ancora con il telefono all'orecchio.

《È ? Si si certo! Merd- mi sto preparando! 》dissi io cercando di camuffare il fiatone provocato dalle corse che stavo facendo in camera, e anche il mio quasi suicidio provocato da una fottuta scarpa da ginnastica. Presi il primo vestito nero uno di quelli stretti ed eleganti che trovai nell'armadio e lo buttati letteralmente sul letto. Poi presi calze nere e un giacchetto griggio con tacchi neri.

||Credevo di odiarti||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora