Non so che diavolo scrivere.
Dio, è già passata mezz'ora dall'inizio della verifica e ho fatto un solo esercizio.
Il professore di matematica passò di fianco al mio banco, diede uno sguardo fugace alla mia verifica e sospirò.
"Leggete bene la consegna prima di fare gli esercizi."
Okay, non sarei nemmeno arrivata a un quattro e mezzo.
Ultimamente avevo lasciato da parte lo studio per dedicarmi a tutto ciò che poteva divertirmi o tenermi spensierata, iniziavo a domandarmi se avessi dovuto pensarci tre volte prima di accettare di fare un liceo linguistico in Italia.
Voltai il foglio e mi soffermai sulla facciata del 'vero o falso', pronta a copiare perlomeno quello da Manuel.
"Mancano cinque minuti al suono della campanella." Ci ricordò il professore e sbuffai: nemmeno in quei cinque minuti sarei stata in grado di fare un esercizio giusto.
Mi guardai attorno e vidi tutti i miei compagni intenti a ricopiare tutto nella bella, eccetto Sam, che come me, stava guardando il vuoto.
Mi rassegnai e non tentai nemmeno di copiare il risultato finale del secondo esercizio dal mio compagno di banco.
"Tempo scaduto" annunciò il professore e fui la prima ad alzarmi per consegnare, seguita da Samantha.
"Com'è andata?" Mi chiese la mia migliore amica.
"Com'è andata a te" risposi disinteressata, dirigendomi verso la classe di Mattia.
"Quindi una merda."
"Spero solo in un quattro, le crocette le ho viste da Manu."
Mi stropicciai gli occhi e qualcuno mi abbracciò da dietro.
"Buongiorno piccola" borbottò Mattia, con una voce ancora troppo assonnata per la quarta ora di un martedì.
"Stavo venendo giusto da te." Mi voltai per abbracciarlo meglio e inalai il suo odore, il quale mi calmò subito.
"Come va?" Sciolsi l'abbraccio e lo guardai negli occhi.
"Adesso che ti vedo, bene."
Tutta questa dose di dolcezza mi avrebbe fatto venire il diabete?
Sammy si schiarì la voce e parve che solo in quel momento ci rendemmo conto della sua presenza.
"Ciao, bionda!" Mattia la salutò in modo sarcastico, forse perché aveva interrotto il suo momento dolce.
"Ciao anche a te." Ricambiò con lo stesso tono.
"Andiamo sotto dagli altri" disse Sam, riferendosi a Christian e Manuel. Sapevo che quest'ultimo odiasse da morire il mio ragazzo, soprattutto dopo la scenata al mio compleanno, ma teneva così tanto a me che faceva di tutto per far finta di andarci d'accordo.
"E tu? Come stai?" Mattia mi diede una leggera gomitata e mi strinse un fianco.
"Bene, ho risposto a quattro domande su dieci di mate" risposi pensierosa, anche se non era quello a turbarmi, a dire il vero non lo sapevo nemmeno io. Un po' come il sonno pesante che ti viene nonostante tu abbia dormito dodici ore. Era forse il clima che si creava quando Manuel e Mattia respiravano la stessa aria? Oppure il fatto che la mia temperatura era a trentasette? Okay, forse i sensi di colpa per aver passato la febbre a Riccardo.
"Da quando ti importa della scuola?" Inarcò un sopracciglio e io cercai di non farmi accecare dalla sua bellezza mattutina, per evitare di inciampare sui miei stessi passi e rotolare giù dalle scale."Ma sì Am, finché è il trimestre puoi beccarti tutti i tre che vuoi, nel pentamestre sono cazzi ma... – si interruppe per stiracchiarsi – ma i problemi sempre all'ultimo."
Sorrisi perché Sam aveva ripetuto così tante volte quella filastrocca che avevo perso il conto.
"Ragazzi, oggi per forza a studiare da Starbucks, sono riuscito a prendere cinque copiando!" Christian ci venne incontro, sventolando un foglio con su scritto un cinque in rosso.
"Direi che siamo tutti sulla stessa barca" commentò Mattia e mi voltai verso di lui.
"Perché, anche a te sta andando male?" domandai stranita, sapevo avesse un ottimo metodo di studio.
"Il voto più alto di questo trimestre è stato un sei meno di inglese" disse alzando le spalle, anche se non ci credetti fino infondo.
"E io so anche il motivo" disse Manuel con un ghigno.
Mattia si scompose per una frazione di secondo.
"Ah, sì?" Mascherò il tutto con voce ferma e sicura.
"Sì – Manuel fece una pausa e si avvicinò a me –perché ti sei innamorato di questa ragazza!"
Il mio fidanzato rilassò le spalle e sorrise.
"Mi avete scoperto!" Alzò le mani in segno di resa e arrossii violentemente.
Manuel che cercava di scherzare con il ragazzo che non sopportava più in assoluto era simile all'accondiscendenza che ha un alunno nel dire che ha voglia di leggere per tutta la classe al suo insegnante.
"Beh, siccome tutti abbiamo da recuperare qualcosa, vada per Starbucks." Cambiai immediatamente discorso per non morire di vergogna e sembrò che tutti non se ne accorsero.
La campanella suonò e tirai un sospiro dì sollievo: l'ultima ora era vicina.
"Alle quattro e un quarto, puntali." Sam puntò il dito contro Christian e Manuel e questi ultimi alzarono gli occhi al cielo.
"A dopo bellissima" Mattia mi stampò un bacio sulla fronte e corse via, proprio come fece tutto il resto del gruppo.
"Andrade e Fiorentini, vi ho messo una nota per il ritardo." Ci rimproverò la professoressa di storia.
"Okay, la aggiungerò alla mia lista" borbottò Sam, masticando vistosamente un chewing-gum messo in bocca prima di entrare in classe.
Lanciai uno sguardo fugace ai miei compagni e vidi Megan sogghignare.
Scossi la testa e camminai verso il mio banco.
"E adesso aggiungerò un'altra nota a Fiorentini."
La prof sculettò verso il computer e digitò dei tasti assottigliando lo sguardo; perché non era ancora in pensione?
"Come vuole." Samantha trascinò i piedi fino al suo banco e si sedette con la delicatezza di un bisonte.
"Okay ragazzi, stavamo dicendo..."
Afferrai il mio quaderno e feci finta di prendere appunti, o almeno, all'inizio avevo veramente intenzione di farlo, ma poi la mia mano scarabocchiò una forma che non stava né in cielo né in terra.
"Sai che quella di storia è fissata con la puntualità, perché tu e Sam ve la siete prese con comodo?" bisbigliò il ragazzo di fianco a me.
"Sono davvero stressata ultimamente, ho altro per la testa" Sospirai.
"Per caso inizia per 'm' e finisce per 'a'?" domandò retorico e lo guardai di sbieco.
"No, lui non c'entra." Gli diedi una gomitata.
"Va bene, allora vedi di scoprirlo presto e poi fammi un fischio. Hai la testa altrove ultimamente" sentenziò scontante e mi sedetti composta.
Iniziavo a sospettare del fatto che un giorno Manuel si sarebbe stufato di me, del mio malumore mattutino, delle mie paranoie su Mattia e di essere semplicemente il mio vicino di banco. Questo timore crebbe quando non mi aspettò all'uscita da scuola.
Estrassi il telefono dalla tasca e trovai un messaggio di Mattia sulla schermata.
— Oggi non torno con te, mi sono ricordato di avere un impegno. Ci vediamo direttamente alle quattro e un quarto con gli altri —
Digitai un 'okay' e mi incamminai verso la fermata del pullman.
Quando arrivò mi sedetti sul sedile rivolto verso il finestrino. Adoravo poggiarci la testa e lasciare che gli occhi spiassero tutto ciò che c'era fuori: un autunno grigio che spogliava gli alberi, un vento che smuoveva le foglie a terra e le persone che si stringevano nei cappotti nella speranza di cacciare via i brividi.
Il freddo era così; ti gelava le mani, i piedi, le orecchie e arrossava il naso, regalandoti in cambio alcuni brividi.
Erano gli stessi che provavo con Mattia, con la differenza che il mio stomaco si stringeva e poi pompava farfalle.
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Io e te. Il resto non conta.
Teen Fiction[IN FASE DI REVISIONE] Nella tranquilla cittadina di Adrogué, la vita di Amanda, una ragazza appena uscita dalla sua quinceañera, sta per prendere una svolta inaspettata. Dopo aver scoperto che l'uomo che ha sempre chiamato padre non è tale, Amanda...