Sollevai lentamente la testa per poi sedermi, senza mai smettere di guardarlo. Dio mio, non può finire come l'altra volta.
Ma adesso vi siete baciati, le cose sono cambiate
E forse è proprio questo il problema.
Insomma, fra tutte, perché scegliere me? All'improvviso?
E in più chi mi da la garanzia che sono l'unica ragazza con la quale si comporta così?
So che svolta hanno storie del genere, sembra esserci un inizio e poi...
Perché al posto di torturati, non lo svegli e non glielo chiedi?
Per fare la figura di quella che é ai suoi piedi?
Assolutamente no!
Mugugnò qualcosa di incomprensibile e si girò dall'altra parte.
"Hey, sono passati più di due minuti." Lo scossi delicatamente.
La luce crepuscolare proveniente dall'esterno illuminava il suo viso totalmente tranquillo; aveva un profilo perfetto.
"Che ore sono?"
Si mise in posizione supina e mi guardò assonnato.
"L'una." Indicai il suo orologio da polso.
"Che bella dormita" disse stiracchiandosi ancora da sdraiato, per poi darmi le spalle di nuovo.
"Ti rimetti a dormire? Sul serio?"
Improvvisamente mi venne il terrore che uno dei miei fosse a casa e che potesse sentire tutto.
"Già – si sistemò meglio sul cuscino – che dovrei fare, scusa?"
"Non sarà meglio che te ne vai?" Cercai di non farlo sembrare un 'ti voglio cacciare via da casa mia' abbozzando un sorriso asimmetrico per giunta, ma fallii miseramente.
In risposta guizzò seduto.
"Mi stai cacciando via?"
"Cioè, siamo sc-comodi in due su un letto così piccolo – lo indicai – e poi... ehm sì insomma, credevo volessi lo stesso!" Gesticolai nervosamente e pregai che la luce esterna non fosse così forte da evidenziare la mia faccia completamente in fiamme.
"Cioè tornare a casa mia." Inarcò un sopracciglio.
"Perché, tu non vuoi?"
"No." Fece spallucce.
Mattia vuole stare qua con me
"E se i miei entrassero in camera? Non sanno di te ovviamente."
Tentai di nuovo, anche se i miei non sarebbero mai entrati senza il mio consenso (a parte Riccardo, ma lui non c'era), dunque non sarebbe stato un problema.
Volevo solo andarci piano, era stato scorretto dormire da lui dopo così poco tempo che avevamo iniziato a conoscerci e sarebbe stato ancora peggio dormire di nuovo insieme.
Non era nemmeno il ragazzo!
Oh mio Dio, quanto sei bigotta!
Si alzò in piedi e diede un giro di chiave alla porta.
"Problema risolto!" bisbigliò da lontano e in un secondo raggiunse il mio letto.
Okay, non se ne sarebbe andato.
"Che c'è, non mi vuoi qua?"
Lesse il mio sguardo.
"Mai affermato." Cercai di avere una voce ferma.
"Sì invece, ma sai che ti dico? Non voglio di nuovo dormire a casa da solo!" Si ancorò al mio ginocchio e mi si strinse il cuore.
"Ah, quindi vuoi stare qua solo per questo." Sorrisi guardando la sua chioma ramata e stanò la testa.
"Può darsi." Fece un sorriso sghembo.
"Tanto io non ho più sonno, ho dormito tutto il giorno." Scossi la gamba alla quale era aggrappato in modo che me la liberasse e mi alzai in piedi, diretta verso l'armadio.
"Infatti oggi ti ho cercata a scuola."
Ah si?
"Pensa te." Cercai di fare l'indifferente e mi fu facile siccome ero girata di spalle.
Rovistai nell'armadio in cerca di due calze pesanti e un piumino, e quando li trovai, chiusi le ante con cautela.
"Ma che fai?"
"Una cosa che non farebbe nessuno, normalmente."
Mi sedetti goffamente per infilare i due calzettoni e indossai il piumino.
Mi avvicinai al mio giaciglio e afferrai il copriletto.
"Sarebbe?" domandò scostante, non gli piacevano gli indovinelli.
"Ho voglia di stare un po' in giardino." Rimasi sul vago, anche perché nemmeno io sapevo come mi fosse venuta quell'idea.
Trascinai il copriletto (più lungo di me) fino alla portafinestra e uscii; lo sistemai sull'erba umida e mi ci sdraiai.
"Certo che tu sei proprio strana." Trasalii a causa dell'improvviso arrivo di Mattia.
"Non avevi sonno?" Mi voltai verso di lui: la visuale dal basso verso l'alto era la migliore.
"Mi è passato, ormai sono in piedi." Spalancò le braccia e si sdraiò vicino a me; solo in quel momento mi accorsi che era avvolto da una coperta, dalla mia coperta.
"Sembri un bozzolo." Commentai divertita e tornai a guardare il cielo, che quella notte era debolmente blu.
"In camera tua abbiamo un bellissimo letto comodo e invece dobbiamo complicarci la vita stando al freddo sopra dell'erba!"
Sorrisi perche utilizzò la prima persona plurale.
"Gioco delle domande." Ritirai le mani fredde dentro la manica del giubbotto.
"E che gioco sarebbe?"
"Io ti posso fare una qualsiasi domanda oppure chiederti cosa faresti in una situazione ipotetica e tu devi rispondermi sinceramente."
Mi sentivo un po' in colpa ad aver proposto il gioco delle domande, mi sembrava di tradire Riccardo in un certo senso.
Era il nostro gioco.
"Beh, allora iniziò io."
Wow, non pensavo nemmeno che avrebbe accettato.
"Allora, ci sono due binari: in uno ci sono quattro persone e sull'altro solo una; un treno sta per arrivare e casualmente è sul binario dove ci sono quattro persone, ma tu, vicino a te, hai una leva che può deviare il percorso del treno. A questo punto, devieresti la rotta del treno oppure non faresti niente?"
Che razza di indovinello è mai questo?
Scegliere di sacrificare una vita al posto di quattro?
"Devio la rotta" dissi senza sforzarmi troppo.
"Hai problemi in testa lo sai?"
"Non faresti lo stesso?" Mi voltai su un fianco.
"Certo che no, lascerei le cose così come stanno, il destino ha voluto così, semplice."
Non aveva tutti i torti.
"Credi al destino?"
"Circa."
"Sì, ma sicuramente la morte di una persona creerebbe meno danno della morte di 4, no?" Tentai comunque di difendere la mia tesi.
"Non ti facevo macabra, Andrade." Sorrise.
"Infatti non lo sono! Comunque, tocca a me."
Vorrei chiedergli mille cose, ho l'imbarazzo della scelta.
"Ti ascolto." Mise entrambe le mani sotto la nuca.
"Dunque... – ci pensai qualche secondo – quali sono le cose fondamentali nella tua vita?"
Almeno con una sola domanda, in base alla sua risposta, avrei potuto capire meglio che genere di ragazzo era.
Fa che non dica i soldi, il motorino o cazzate simili
"Okay, punti su una domanda seria e diretta – affermò – mia mamma è tutto. Letteralmente.
Il mio migliore amico, i miei obbiettivi..."
E suo padre? Perché non lo aveva menzionato?Chi era il suo migliore amico?
"E quali sono i tuoi obiettivi?" domandai precipitosa.
"Hey non vale, ora tocca a me." Mi diede una gomitata, la quale riempì lo spazio fra di noi.
"Hai ragione."
"Se avessi un milione di euro, come li spenderesti?"
Non male come domanda.
"Per prima cosa comprerei una casa qua in Italia, poi viaggerei in tutto il mondo, mi farei tanti regali da sola... – wow originale – e sì, anche beneficienza" risposi limpidamente.
"Persona impulsiva."
"Cosa mi rappresenta questa domanda? Un altro esperimento mentale?" Mi infastidii, perché aveva dannatamente ragione.
Ero impulsiva e allora?
Anche permalosa
"Non hai pensato di mettere da parte dei soldi e investirli?"
Ah.
"Certo che sì, ovvio..."
"Perché non l'hai menzionato, allora?" Si voltò.
"E perché cerchi di studiarmi in continuazione?" Mi voltai anche io e notai che si scompose per una frazione di secondo.
Beccato.
"Ti vivi troppo il momento e non pensi alle conseguenze o a cosa farai una volta passato il fantastico momento. I momenti non sono eterni, sai?"
Incrociai le braccia al petto e mi rifiutai di riflettere su ciò che aveva detto.
"Sono domande ipotetiche, non posso dirti tutto dettagliamene!" Mi difesi con una frase di circostanza.
"Tocca a te."
"Ti rigiro la domanda."
"Sicuramente li investirei per averne il doppio e farei business, bisogna sempre avere un piano B."
Giustissimo.
"Giusto." Mi strinsi nel giubbotto.
"Qual è stato il tradimento più brutto della tua vita?"
Subito la scena in cui ero chiusa in camera mia prima di andare in Italia, attecchì nella mia mente.
"Mio padre" snocciolai le parole chiave, di un tradimento che più che altro era partito da mia madre.
"Che ha fatto?"
"Lunga storia." Sospirai nella speranza che lasciasse perdere.
"Sono qui apposta."
Tentativo fallito.
"Allora passo."
"Avevi detto che bisognava rispondere sinceramente alle domande che l'altro faceva."
"Perché non mi parli del tuo di padre, allora."
Silenzio totale.
Non vedendo alcuna risposta, mi sentii in colpa: in primis per la modalità e poi per il fatto che avevo intuito che di certo non aveva una bella storia con il padre, non lo aveva menzionato quando ero andata a casa sua la prima volta (infatti aveva parlato solo di sua madre in tournée) e non lo aveva citato nelle cose più importanti della sua vita.
Avevo esagerato?
"Okay – mi avrebbe parlato di suo padre? – siamo pari, passo."
Annuii impercettibilmente.
"Qual è la prima cosa che ti ricordi di me?"
"Facile. Il tuo sguardo scazzato."
"Che significa?" Sorrisi per quel termine a me sconosciuto.
"Tipo sguardo seccato, della serie 'che palle vivere'."
"Davvero? Ho quello sguardo da antipatica?"
"Già." Rise.
"Non me lo aspettavo."
"Sembri snob a primo impatto."
"Beh, non lo sono!"
"Sembri anche una foca." Commentò dopo un po'.
"Almeno non sto morendo di freddo come te." Gli diedi una manata.
Sgranò gli occhi.
"Mi spieghi perché sei venuta in giardino e ti sei buttata a terra con un piumino orrendo?Insomma, il tuo giochino lo avremmo potuto fare anche in camera tua al calduccio." Si ancorò a me, probabilmente nella speranza di sentire meno freddo.
"Guarda – indicai il cielo – quelle non ci sono in camera mia" dissi riferendomi alle stelle.
Notte al mare con Riccardo e cielo stellato
Oh ti prego, non collegare tutto questo a lui.
"Sei davvero strana, ma uno strana che mi piace" mormorò sul mio braccio a bassa voce, ma lo udii comunque.
Sinceramente non mi aspettavo che mi avrebbe seguita in giardino e poi fare il gioco delle domande in camera mia sarebbe stato troppo intima come cosa.
"Hey, non ti addormentare" dissi dopo un lasso di tempo indeterminato.
"Con tutto questo freddo, ti pare?" disse in uno sbadiglio e sbadigliai anch'io.
"Torniamo dentro" sussurrai e ordinai al mio cervello di alzarmi, ma né braccia né gambe avevano intenzione di muoversi.
Improvvisamente una folata di vento soffiò nella nostra direzione e mi alzai in uno scatto: avvertii il naso freddo, le orecchie fredde e i piedi freddi.
Per non parlare delle mani.
"Se domani ho qualche malanno, sarà colpa tua." Si alzò con la delicatezza di un elefante e afferrò il copriletto.
"Nessuno ti ha costretto a seguirmi." Feci la preziosa e quando anche lui fu dentro, lasciai che la portafinestra si chiudesse dietro di me.
Lanciò la sopraccoperta a terra e si buttò a peso morto sul mio letto.
Mi svestii (rimanendo in felpa e pantaloni)e mi sdraiai il più lontano possibile da lui.
Odiavo le infatuazioni, proprio perché erano destinate a consumarsi subito.
In ogni caso lui non sembró darci chissà quale peso, siccome mi diede addirittura le spalle.
"Am." Mi chiamò con la faccia schiacciata contro il cuscino.
"Dimmi" risposi imperturbabile.
"Senza il copriletto ho freddo e non posso rimetterlo a posto perché è sicuramente bagnato per via dell'erba."
"Allora va a casa tua." Replicai con una punta di divertimento e mi coprii per bene, togliendogli più coperte possibili appositamente.
"Abbracciami, stronza."
Il mio cuore mancò di un battito e lo abbracciai da dietro.
Diavolo, tu si che mi complichi la vita.
"Buonanotte" disse dopo qualche minuto e io feci finta di essermi già addormentata.
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Io e te. Il resto non conta.
Jugendliteratur[IN FASE DI REVISIONE] Nella tranquilla cittadina di Adrogué, la vita di Amanda, una ragazza appena uscita dalla sua quinceañera, sta per prendere una svolta inaspettata. Dopo aver scoperto che l'uomo che ha sempre chiamato padre non è tale, Amanda...