Capitolo 5

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Finalmente si convinse che quello fosse il mio vero numero e lo salvò nei contatti.
"E il tuo non me lo dai?"
"Ci devo pensare – portò il lenzuolo fino al naso e si voltò di spalle – adesso chiudo un po' gli occhi perché questo fuso orario mi sta facendo impazzire" disse e si voltò verso il lato del muro.
In realtà non capii molto da dove provenisse tutta quella stanchezza; in Argentina sono indietro di cinque ore, quindi dovrebbe essere tutto tranne che stanca.
In teoria
Mi alzai dal letto per accendere la play, giusto per fare una partita.
Decisi di sedermi sulla sedia di fronte al computer, in modo da farla stare comoda, ma nonostante questo continuò a stare rannicchiata in un angolino del letto.
"Amy?" La chiamai due volte, dopo un lasso di tempo indefinito. Probabilmente si era addormentata.
Mi alzai, spensi la play e mi sedetti sul letto, sperando di non svegliarla; il suo respiro regolare spostava i pochi capelli davanti al viso, immaginai le facessero il solletico.
Al suono della chiave inserita nella serratura della porta d'ingresso, mi alzai per risparmiare ai miei genitori il compito di girarla due volte.
L'hai fatto perché avrebbero citofonato e non volevi si svegliasse
In tutto questo quando era uscita Jessica?
"Tesoro, dov'è Amanda?" domandò Jess, mentre Marco chiuse la porta, posando le chiavi sulla mensola che c'era subito affianco all'entrata.
"Sta dormendo" risposi, stropicciandomi gli occhi: avrei dovuto smetterla di stare così tante ore davanti alla play, prima o poi sarei diventato cieco!
"Davvero? Strano, lei di solito non dorme di pomeriggio, odia disfare il letto, a meno che non sia sera."
"Infatti è sul mio letto."
Jess strabuzzò gli occhi, seguita da Marco che continuó a tempestarmi di occhiate interrogative.
Non ero mica un maniaco sessuale!
Circa
"Calmatevi! – esclamai mettendo le mani avanti – lei mi aveva fatto il letto con le lenzuola troppo tirate, perché voi sapete quanto odi il letto fatto in questo modo no?" biascicarono un 'sì, certo' all'unisono e andai avanti. "Ecco, le ho chiesto di sdraiarsi sopra in modo che le lenzuola non fossero così tirate e poi si è addormentata, tutto qua!" Marco rilassò lo sguardo per poi inarcare un sopracciglio.
Avanti, cosa voleva insinuare, non ci avrei mai e poi mai fatto sesso!
Ne sei sicuro?
Sul serio, avrei perso la fiducia di Jess; e poi lei era palesemente una suora che non mi avrebbe mai lasciato spazio per nessun tipo di avance.
Allora garanzia al 100%
"Oh! La mia bambina ti ha fatto il letto? È dolcissima vero?" Annuii debolmente e la mia affidataria allargò ancora di più il suo sorriso.
"Sono contenta che voi due andiate d'accordo."
Wowo, con calma: non significa che se oggi abbiamo riso, domani sarà lo stesso.
Iniziavo seriamente a preoccuparmi di tutta questa simpatia immediata nei suoi confronti; da quando in qua permettevo ad una ragazza di dormire sul mio letto?
"Avete già mangiato?" domandò Marco.
In quell'esatto momento uscì un'Amanda spettinata, con le mie pantofole a forma di panda.
Questo è troppo.
"Perché hai le mie pantofole?" chiesi irritato, ero geloso di qualsiasi cosa fosse mio, sì, pure dei vestiti e di pantofole a forma di panda.
"Non trovavo le mie – sbadigliò e venne voglia di sbadigliare anche a me – non esiste che cammino scalza" rispose con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi le diventarono lucidi a causa dello sbadiglio.
"Beh, non hai chiesto il permesso! E poi le tue sono sotto al letto!" strillai come un bambino di cinque anni a cui avevano rubato una macchinina.
"Scusami, posso usare le tue ciabatte a forma di panda?" Mi prese in giro.
"No che non puoi!" Sbattei un piede a terra e guardai i miei, in cerca di complicità.
"Ragazzi, che ne dite di fare una pazzia di famiglia?" propose Marco, cambiando totalmente discorso.
Oh no...
Con 'pazzie di famiglia' intendeva fare le solite uscite noiose fuori città e ogni volta finivo per annoiarmi, oppure tenevo il broncio per ore: facevamo passeggiate pallose in montagna o in campagna e ancora oggi, non ho capito perché le chiamasse 'pazzie di famiglia', dove stava la pazzia?
"No" risposi automaticamente e poi dove volevano andare a quest'ora?
"Non puoi annoiarti, c'è anche Amy." Cercò di convincermi Jess.
"Allora cambia tutto" borbottai sarcastico e con la coda dell'occhio vidi Amanda lanciarmi occhiate di fuoco.
"E il lavoro?" Tentai di trovare qualsiasi scusa valida.
"Domani ho il turno in ospedale la notte."
"E domani non devo andare a scuola." Aggiunse mio padre.
"Non sto capendo." Si mise in mezzo Amanda, trascinando i piedi verso di noi.
"Puoi ridarmi le mie ciabatte?!" Le sbraitai dietro e lei non seppe se ridere o arrabbiarsi per come mi stavo rivolgendo.
"Mi hai quasi accecato!" strillai, non appena mi lanciò le ciabatte in faccia.
"Ti sta più che bene! Quindi? Dove andiamo?" domandò entusiasta, infilandosi sotto il braccio di Jess, mentre tutti risero.
"Al mare."
Alle otto di sera?
"Sì, ceniamo, prepariamo tutto e andiamo." Dettò il programma Marco, leggendomi nel pensiero.
Non era noiosa come idea questa volta...
"Quindi dormiremo in spiaggia?" domandò Amanda, euforica.
"Quindi dormiremo in spiaggia!" scimmiottai la sua voce, con tanto di applauso per sordi.
"Sei insopportabile." Lo disse con un tono così serio, che non capii se stesse scherzando o meno.
"È meglio che ti vai a pettinare, spaventapasseri!" Cercai di attirare ancora la sua attenzione e le diedi una spintarella: era così permalosa che se l'era presa!

Io e te. Il resto non conta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora