Capitolo 7

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Lei mi piaceva?
Per niente.
A tratti mi sembrava di odiarla da morire, perché mi ricordava fottutamente lei e proprio per lo stesso motivo, provavo nei suoi confronti un affetto smisurato.
È davvero terribile quando non sai che cosa provi per una persona, ma hai solo la consapevolezza che si tratti di un qualcosa di forte e indelebile.
Può trattarsi totalmente di odio oppure completamente di amore, d'altronde, entrambi hanno la stessa carica.
Accade, di trasformarsi in frammenti
abbandonati nell'oceano; le porzioni di te che cerchi di mantenere unite, vengono
portate via dalla brezza e dall'acqua, rivelando che alcuni elementi sono scomparsi.
Mi sentivo perennemente così, con dei pezzi mancanti, dopo che lei mi aveva abbandonato.
Ma adesso avevo la sensazione che in qualche modo fosse tornata da me: avrei messo finalmente quei pezzi insieme.
"Certo che mi piace, come persona" risposi al piccoletto e lo presi in braccio per immergerlo senza farlo annegare, probabilmente non sapeva nuotare.
"Ma quindi non ci vuoi provare con lei?"
"No."
"Perfetto, allora posso fidanzarmici io?"
Mi supplicò con quegli occhioni nocciola.
"Che cosa?!" Strabuzzai gli occhi: io a cinque anni, o quanti ne aveva lui, non sapevo nemmeno parlare!
"Ma avrà come minimo dieci anni in più di te!" bisbigliai isterico.
Un attimo: stavo veramente prendendo sul serio un bambino?
"L'amore non ha età" rispose Ricky, fermo sulle sue innocenti idee.
Come faceva a essere già a conoscenza di queste frasi fatte? Nemmeno le usavano più nelle telenovela che si guardava mia nonna!
"Si ma... c'è un limite a tutto." Cercai di non frantumare i suoi sogni.
"Ma l'amore non ha limiti!"
"Scusa, ma tu quanti anni hai?"
Mi fece il numero cinque con le dita, mostrandomi la sua manina paffuta.
"Perfetto e lei ne ha quindici, quasi sedici." Precisai, ma lui continuò a guardarmi con quegli occhioni innocenti.
"L'età è solo un numero" disse sicuro di sé e non potei fare a meno di prenderlo in braccio e spupazzarlo per la sua simpatia.
"Va bene, hai la mia benedizione, ma prima devi essere bello pulito!" Gli feci segno di prendere un bel respiro e lo immersi come avevo fatto poco tempo prima.
"Adesso sono più bello?" Si consultò con me e repressi un sorriso: non volevo che pensasse che lo stessi prendendo in giro.
"Lo eri anche prima, ma adesso lo sei di più!" Lo rassicurai prendendolo per mano e ci dirigemmo verso Amanda.
"Amy!" La chiamai, mentre stava avendo una conversazione tranquilla con Lorenzo.
"Hey!" Si girò così solare e sorridente, che anche un depresso avrebbe sorriso in quel momento.
"Qualcuno deve dirti qualcosa." Indicai Riccardo con lo sguardo.
"Dimmi pure tesoro." Spuntò la fossetta.
"Vuoi essere la mia fidanzata?" Le propose, diventando rosso come un pomodoro e si nascose dietro di me.
"Ma certo!" Lo prese in braccio e lo abbracciò, mentre il piccolo Lorenzo si rattristò; probabilmente si era sentito messo da parte, così mi avvicinai e lui alzò le braccia in aria, come se volesse che lo sollevassi. Alzai gli occhi al cielo e lo accontentai.
"Lorenzo e Riccardo!"
Una donna, probabilmente la loro mamma, gridò i loro nomi e io e Amanda ci avvicinammo (lei con uno sguardo terrorizzato) verso la riva.
Era una bella signora, sui trent'anni più o meno, rossa come i figli.
"Cosa vi ho detto? Che non dovevate entrare in acqua dopo la merenda!" Li rimproverò, dopo aver squadrato per bene me e Amanda: forse si stava chiedendo come mai due adolescenti si erano fermati a giocare con due bambini.
Anche io me lo stavo ancora chiedendo.
"Mamma – Ricky scese dalle braccia di Amanda – ti presento la mia ragazza" disse il piccoletto e Amanda arrossì.
"Piacere." Le porse la mano.
"Piacere mio, Monica." Ricambiò la donna, amorevolmente.
Feci scendere anche io Lorenzo, il quale andò vicino al fratello.
"Non eri già fidanzato con Sofia?" domandò Monica al figlio.
"Sì" rispose alzando le spalle.
"Non puoi avere due fidanzate contemporaneamente tesoro! Ne abbiamo già parlato!"
Ma stava dando veramente corda a un bambino di cinque anni? Come faceva a prenderlo così sul serio!
Con la coda dell'occhio vidi Gabriele guardarmi male e passare lo sguardo da me, Amanda e i bambini: se avesse continuato così gli sarebbe venuto il mal di testa.
"Mamma, voglio lei come tata!" Il piccolo Lorenzo mi aveva di nuovo portato tra di loro; mi ero distratto e di conseguenza non avevo ascoltato quella stupida conversazione riguardo la fidanzata.
"Ma come? Non vi piace tata Lucia?"
Già il fatto che la tata si chiamava Lucia mi sapeva di una vecchia rompiscatole che non ci sapeva fare con dei bambini.
"Ma è vecchia e noiosa!" Si lamentarono all'unisono, probabilmente glielo avevano ripetuto tante volte.
Perché gli adulti non erano mai in grado di capire niente?
"Ecco perché non vedevate sempre l'ora che arrivassi!"
La guardai con un'espressione del tipo 'questa è scema' e sperai che non se ne accorgesse.
Come fa un genitore a non capire se i propri figli non si sentono a loro agio con una tata?
"Quindi?!" Insistettero ancora, aggrappandosi alla gonna a fiori della madre e se avessero continuato così, le sarebbe venuta giù.
"Ci penserò su, adesso smettetela di fare così!" Li rimproverò nuovamente.
"Se la vostra amica..." Iniziò Monica, ma Ricky la interruppe.
"La mia ragazza." La corresse, incrociando le braccia al petto, come se fosse grave scambiarla per un'amica.
"Okay, se Amanda mi lascerà il suo recapito telefonico e sarà d'accordo, vedrò cosa potrò fare!" Alzò le mani esasperata; immaginavo già come la facessero impazzire quelle due teste rosse, un po' come me da piccolino.
"Non c'è assolutamente alcun problema" disse l'interessata cordialmente e le dettò il numero di telefono.
"Grazie comunque per aver giocato con i miei bambini." Ci sorrise e questa volta considerò anche me.
"È stato un piacere! Non è vero Ricky?" Mi domandò retoricamente Amanda e io annuii, accennando un sorriso sincero.
Ricky.
Era la prima volta che abbreviava il mio nome.
Non mi ero annoiato affatto e dopotutto, avevano evitato che il litigio tra me e Amanda andasse avanti.
"Ciao!" Corsero entrambi da Amanda per abbracciarla e poi batterono il cinque a me.
"Secondo te erano gemelli?" bisbigliò, non appena si allontanarono.
"Penso proprio di sì" risposi e mi guardò male, forse perché non avevo bisbigliato anche io.
"Io e te non abbiamo ancora finito!" sentenziò, puntandomi un dito contro.
Le sorrisi e scossi la testa.
"Ti piace litigare eh, sei una tosta."
"Può darsi." Alzò le spalle, guardando la sabbia come se stesse cercando un orecchino che le era appena caduto.
"Però a me non piace litigare, soprattutto con te." Le confessai e lei sollevò subito lo sguardo.
Ma ogni tanto colleghi il cervello con la tua bocca?!
Sono proprio patetico.
"Ah no? E perché?" Si accigliò.
Aprii la bocca per controbattere con qualsiasi cosa mi venisse in mente, ma lei mi precedette.
"Complimenti per la coerenza, ma adesso, se puoi scusarmi, devo andare a cambiarmi." Fece finta di guardare l'ora in un orologio da polso che non aveva e se ne andò via sculettando, teatralmente.
Mi girai verso Gabriele e lo sorpresi fissare il suo sedere; quasi mi avvicinai a lui per prenderlo a cazzotti, che cosa aveva da guardare?!
Il suo culo?
Beh, aveva esagerato.
Ma poi questo qua non aveva niente da fare? Non potevano annegare cinquanta vecchie contemporaneamente?
"Ricky? Che fai ancora là, dobbiamo andare!" Mi chiamò Jess e li raggiunsi, biascicando qualcosa sul fatto che odiassi la sabbia attaccata ai piedi.

Io e te. Il resto non conta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora