Capitolo 8

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Riccardo's Pov

Cazzo.
Fu questa la prima parola che attraversò la mia mente, non appena mi svegliai.
Forse era vero: mi ero fatto un'idea sbagliata di lei, magari perché mi ostinavo a credere che fosse come le altre o semplicemente facevo male a dire qualsiasi cosa che mi passasse per la testa, senza nemmeno ragionarci due secondi.
E sì, mi esprimevo anche di merda.
L'unica cosa positiva, era che Marco non aveva tradito Jessica e che quando io ero entrato a casa, lui non aveva ancora fatto ritorno.
Ma quella mattina avevo un'angoscia smisurata, l'idea di aver fatto piangere Amanda mi faceva sentire uno schifo e non poco, infatti avevo dormito un'ora scarsa: pensavo solo a come avrei fatto a farmi perdonare.
Mi aveva detto chiaramente che mi odiava e non voleva avere più niente a che fare con me, ma forse era solo arrabbiata.
O forse no...
"Ricky, alzati che fra poco sarà ora di pranzo!" Bussò mia madre alla porta e per mezzo istante credetti fosse lei.
"Arrivo." Non urlai nemmeno di rimando e mi alzai dal letto. Profumava immensamente di frutti di bosco.
Mi sciacquai la faccia con dell'acqua fredda, per svegliarmi del tutto e mi lavai i denti.
Per un momento meditai sul fare la doccia, ma l'avevo fatta ore prima (siccome la pioggia mi aveva lasciato fradicio.)
Appena arrivai in cucina, notai la chioma spettinata di Amanda e mi irrigidii; quella volta non ero andato a chiamarla io, come facevo di solito e da una parte era meglio così.
Mi sedetti di fianco a lei e non mi degnò nemmeno di uno sguardo.
"Tesoro che ti è successo?" Jessica si alzò dal suo posto, andò verso Amanda e mi voltai di scatto per capire effettivamente cosa le fosse successo: aveva gli occhi rossi e gonfi, per non parlare delle occhiaie marcate; sembrava l'avessero picchiata.
"Niente Jess – le sorrise debolmente e spuntò la fossetta – non ho solo avuto una bella nottata." Minimizzò, sbadigliando.
"Sembra ti abbiano picchiata." Commentò Marco, sorseggiando del vino rosso e smorzò l'atmosfera, dato che lei si mise a ridere.
"Sei sicura?" Le domandò Jess, tornando al suo posto.
"Sì, non ho solo dormito" disse in un altro sbadiglio, mettendosi educatamente la mano davanti.
"Anche Riccardo sembra non aver dormito bene." Osservò mio padre.
Da quale pulpito scusa?
"Ah e come mai?" Amanda rivolse la sua attenzione verso di me, addentando un'oliva.
"Non ho mai detto di non aver dormito." Precisai, anche se la mia precisazione fu davvero inutile.
"Ah, ma non sembra."
Voleva farmi tirare fuori davanti a tutti la storia di ieri? Era matta?
"Ti sembra male allora" mentii e mi stropicciai gli occhi.
"Sarà." Volle avere l'ultima parola ed estrasse il nocciolo dell'oliva nera dalla bocca.
"E tu perché non hai dormito?"
Mi resi conto di averlo detto ad alta voce e di non averlo solo pensato.
"Vuoi sapere perché non ho dormito?" Ammiccò: non potevo rimangiarmi quello che avevo appena detto, perciò annuii lievemente.
"Odio il picchiettio della pioggia sui tetti." Mi guardò intensamente, enfatizzando la parola 'odio', la stessa che aveva usato diverse ore prima.
"Ah" dissi solamente, ma in realtà sapevo benissimo il vero motivo e più ci pensavo, più mi convincevo che finito pranzo, l'avrei dovuta prendere da parte per chiederle scusa.
"Cosa avete fatto ieri voi due?" Ci domandò Jessica masticando il pesce, che Amanda guardò con disgusto: non le piaceva?
"Niente di che, ognuno per le sue."
"E tu, invece?" Rivolse l'attenzione verso suo marito.
"Ho preso una birra con uno mio ex studente" rispose disinteressato.
"Sembra una tipa da dietro" borbottò Amanda e le diedi un calcio da sotto il tavolo, mentre Jess e Marco si girarono verso di lei.
"Che cosa hai detto?" Marco per poco non ci scoprì.
"Che... – esitò un istante per pensare al diversivo – i miei capelli fanno schifo da dietro! Sono crespi e spenti, non vedi?" Prese una sua ciocca perfettamente lucida e Jess corrugò la fronte, in disaccordo probabilmente.
"Ah..." disse confuso mio padre.
"Perché, cosa avevi capito?" Finse lei di non aver compreso la sua perplessità: doveva aver fatto qualche corso di recitazione, non poteva essere così disinvolta!
Che poi era tutta improvvisazione in effetti.
"Niente." Scosse la testa ridendo e Amanda rilassò le spalle, trucidandomi con lo sguardo, della serie 'ho tutto sotto controllo, non c'è bisogno che mi tiri un calcio da sotto il tavolo' e me ne tirò uno il triplo più forte; trasalii, ma solamente per aver avuto un contatto con lei, non mi aveva fatto minimamente male.
"E di cosa avete parlato?" Riprese il filo del discorso, che io non ascoltai minimamente, cosa me ne fregava di cugino Itt della famiglia Addams?!
Pensavo solo a come avrei fatto a farmi perdonare e a come non dire ulteriori cazzate, non credevo fosse così sensibile.
In ogni caso non erano cose da dire
"Scusate, ma ho assolutamente bisogno di dormire." Si alzò per sparecchiare, non finendo nemmeno di mangiare e Marco mise una mano sopra il suo polso.
"Tesoro, non c'è bisogno che sparecchi, possiamo farlo benissimo noi" disse paterno e provai un po' di gelosia: trattavano meglio lei che me!
"Davvero?" Si sentì in debito e i miei annuirono, che cavolo, come faceva a sentirsi in debito per una cosa da niente?
"Allora vado a dormire un po'." Strinse leggermene le palpebre e mi venne una voglia assurda di abbracciarla.
"Aspe..."
"Aspe?!" Ripetè lei, come se avessi detto la cosa più strana al mondo, interrompendomi.
"Vuol dire aspetta! Dobbiamo parlare perché... voglio imparare lo spagnolo."
Percepii gli sguardi interrogativi dei miei trafiggermi il profilo.
Non ero bravo come lei con i diversivi.
"Ma proprio adesso?"
"Sì." La presi per un braccio, ignorando completamente quei due (a volte sapevano essere davvero invadenti e ficcanaso) e andammo in camera sua.

Io e te. Il resto non conta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora