Capitolo 4

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Mi guardò enfatico e si sedette sul mio letto.
Accomodati pure, fa come se fosse casa tua!
È casa sua
Cioè, fa come se fosse camera tua!
"Jess vuole che noi andiamo d'accordo come fratello e sorella..."
"Non ci penso nemmeno!" Lo interruppi.
"Siamo sulla stessa barca, infatti, fammi finire." Mi guardò con disprezzo e nel profondo ci rimasi male: io avevo tutte le ragioni del mondo ad avercela con lui, a differenza sua!
"Scusa" dissi sarcasticamente, prendendo una felpa e piegandola.
"Potresti ascoltarmi?" Sbuffò, sbattendo i palmi delle mani sulle sue gambe.
"Non significa che se disfo le valigie non ti stia ascoltando, sono in grado di fare due cose contemporaneamente, mica come te."
Aprii l'armadio per riporre tutti i vestiti che avevo piegato fino a quel momento.
"Dobbiamo fare finta che andiamo d'accordo, ma solo davanti a lei." Sentii il suo sguardo trafiggermi, ma non mi girai.
"Scusa... ma perché dobbiamo fingere?" Chiusi l'armadio e mi voltai nella sua direzione.
"Sei stupida? Perché Jess..."
"Idiota, fin là ci ero arrivata! Intendo, cosa ti costa andare d'accordo con me sul serio?"
Un po' mi sentivo ferita, non gli avevo fatto niente di così grave e mi odiava da morire; eppure l'istante prima gli avevo detto che ero io a non pensarci nemmeno.
Però tu hai tutte le tue ragioni
"Non mi va, semplice." Alzò le spalle.
Non mi va?
Che motivazione era?
"Che vuol dire?" Corrucciai la fronte.
Non gli andava un vestito? Nel senso che gli andava stretto?
"Non è una cosa che ho voglia di fare."
Oh, sapesse quante cose non avevo voglia di fare io!
"E perché dovresti essere così obbediente con Jess?" Feci una pausa per fare finta di riflettere, picchiettando l'indice sul mento: sapevo essere davvero perfida con chi cercava di ferirmi.
"Dove vuoi arrivare?" Si irrigidì e mi lanciò occhiate di fuoco: aveva capito che avevo sentito mia zia minacciarlo riguardo la questione dei farmaci.
Sembrava così terrorizzato da quella
opzione; chissà se avrei scoperto presto i misteri di Mr. occhi verdi.
"E io, perché dovrei essere così buona e fingere di andare d'accordo con te, in modo che tu non prenda farmaci?" Mi misi la mano sul petto, teatralmente.
"Devi." Serrò la mascella e si alzò dal letto.
Ops, tasto dolente.
"Oh no, non devo proprio un bel niente." Andai verso di lui e il mio battito cardiaco accelerò.
Si mise le mani davanti al volto, per poi lisciare la faccia e arrivare fino ai capelli.
"Devi solo ringraziare che sei una femmina, se no ti avrei già riempito di pugni!" Soffocò la sua ira e io gli risi in faccia, solo per il gusto di farlo alterare ancora di più.
"A quanto pare questo giro non ti è andata bene!"
"Mi sa che questo giro non andrà bene a te." Si avvicinò pericolosamente e mi mise contro contro l'armadio.
Okay, si era arrabbiato sul serio.
"Pensi di farmi paura?" Ghignai, anche se in realtà ero terrorizzata, non lo conoscevo per niente: non avevo idea se fosse uno di quei chiacchieroni a cui piaceva parlare e basta o se agiva veramente.
Il fatto di aver vissuto con un uomo violento in casa, di certo, non mi faceva sperare in meglio.
Feci di tutto affinché lo sguardo non mi tradisse e continuai a fissarlo negli occhi.
"No, invece ti faccio paura eccome." Strinse saldamente la mia felpa.
"Come lo sai?"
"Si vede un miglio che ti stai cagando addosso, mi fai quasi tenerezza; quindi che vuoi fare? Fingerai di andare d'accordo con me?" Mi dimenai da quello spazio troppo stretto, sicura di essere un pomodoro: nulla era più imbarazzante di uno sconosciuto che ti mette contro l'armadio.
"Okay!" Mi guardò con un sorrisetto snervante: era contento di avermi messa in imbarazzo.
Odiavo diventare rossa! Tuttavia succedeva così spesso.
Non a caso alle medie venivo chiamata tomate con brackets, letteralmente 'pomodoro con apparecchio' proprio perché arrossivo sempre e avevo l'apparecchio fisso.
Inutile dire che la mia autostima non era proprio una delle migliori.
"Non c'era bisogno di fare il telefono senza fili, ma okay" dissi infastidita.
"Quindi da ora in poi fratello e sorella?" Mi ignorò, porgendomi la mano da stringere, per lui era una questione più che seria!
Riccardo e Amanda, fratelli da oggi.
Suonava come una canzone di Natale cantata in estate.
"Fratello e sorella." Conclusi e gliela strinsi, questa volta senza stritolargliela.
Tutto ciò era così ridicolo.
'Fratello e sorella'.
Conoscevo Jess e molto probabilmente sperava davvero che io e quello potessimo stringere un bel legame; mi consolai pensando al fatto che non sarebbe durata a lungo, perlomeno.
Ma che cos'era la famiglia?
Un gruppo di persone costrette ad amarsi e a volersi bene solo perché avevano lo stesso sangue, persone con lo stesso cognome; persone che solitamente abitano insieme, che condividono diversi momenti/esperienze.
Almeno, avrei descritto così la mia famiglia.
Senz'altro non avevo bisogno di costringermi a cercare un rapporto fraterno con Riccardo; ero già stata costretta a considerare padre uno sconosciuto.
Aprì la porta e se ne andò, mentre io continuai a disfare le valigie.
D'improvviso il mio telefono squillò: era Juan! Sicuramente era furioso perché non lo avevo chiamato, proprio come avevo promesso. Sono una pessima cugina.
D'altronde ero arrivata davvero tardi a casa, questa mattina avevo fatto colazione e poi...
Non hai comunque mantenuto la promessa.
"Stavo giusto per chiamarti!" Mentii, cercando di essere credibile.
"Ah, che casualità!"
"Davvero è che... ieri sono arrivata tardissimo a casa e poi sono crollata e..."
"Non ti preoccupare." Mi interruppe appena in tempo; ci mancava solo che mi facessi scappare la faccenda di Riccardo.
Sospirai e mi sedetti sul letto, facendo abbassare di poco il materasso.
"Stai bene? Come ti trovi là? Per fortuna Jess ci ha avvisato appena ti hanno vista in lontananza."
"Sì, ieri ero troppo frastornata... – snocciolai – sto benone! Zia Jess è la stessa di sempre, se non meglio" dissi entusiasta.
Se solo non fosse per...
"C'è qualcosa che mi devi dire?" domandò sospettoso, quasi come se mi avesse letto nel pensiero: aveva una sorta di sesto senso quel ragazzo!
Se gli avessi detto di Riccardo lui lo avrebbe detto a mamma, poi mamma si sarebbe infuriata con Jess e Jessica si sarebbe arrabbiata con me.
"Cioè?"
Ringraziai il cielo che non fosse una videochiamata, altrimenti avrebbe riconosciuto il mio sorriso da bugiarda.
"Juan ci sei?" Dall'altra parte sentii solo un bip; le chiamate di whatsapp facevano davvero schifo, ecco perché erano gratis!
"Mi senti?" Udii la sua voce a scatti, dopo vari fruscii.
"Juan, prova a chiamarmi più tardi, non ti sento bene." Chiusi la chiamata e gli scrissi un messaggio su whatsapp:
—Ti chiamo più tardi, la connessione fa schifo—
Non che mi fossi impegnata troppo a cercare una connessione migliore.
Aprii la valigia che conteneva ciò che riguardava il beauty e sistemai il tutto in un perfetto ordine; ero convinta che l'organizzazione che avevi in casa era la medesima che avevi all'interno, o almeno, così mi aveva insegnato mia madre.
In ogni caso, non riuscivo a stare in mezzo al disordine: a costo di impiegarci ore, la mia stanza sarebbe dovuta essere perfetta.
Avevo la fortuna di avere il bagno in camera mia, alla sinistra della stanza: le piastrelle lisce color verde acqua erano disposte a scacchi, alternandosi a piastrelle bianche; il corridoio che conduceva alla doccia era spazioso e il pavimento color beige in marmo, era così lucido che rifletteva la mia ombra.
Alla fine del corridoio, c'era una finestra che dava direttamente al giardino.
Jess ci aveva dato una lavata il giorno prima, ne ero sicura.
Di fianco alla doccia c'era uno specchio rotondo attaccato al muro, con il lavandino posizionato proprio sotto e degli sportelli sottostanti, nei quali erano riposte decine di bottiglie di shampoo e bagnoschiuma che emanavano un profumo estasiante.
Infine accanto al lavandino c'era una lavatrice.
Girai la manopola della doccia e mi infilai sotto il getto d'acqua; la regolai ad una temperatura più calda e ci stetti una buona mezz'ora.
"Amy?" Bussò Jess.
"Sì?" Arrotolai il turbante che avevo in testa.
"Tra cinque minuti è pronto."
Di già?!
Ma a che ora fanno pranzo questi?
"Ah, tanto mi manca poco!" Passai una manata sullo specchio appannato per vedere il mio riflesso e mi asciugai.

Io e te. Il resto non conta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora