Amanda's Pov
Spalancai gli occhi e mi sedetti.
"Che diavolo succede?" Mattia si svegliò immediatamente. Questa volta, alle dieci di sera aveva bussato alla mia portafinestra con la scusa di restituirmi il burrocacao che gli avevo imprestato (o meglio, che mi aveva rubato per avere una scusa per entrare) e non se ne era più andato.
"Ho bisogno di carta e penna!" strillai. Mattia si alzò dal letto, aprì il cassetto della mia scrivania, si armò di carta e penna, accese la luce e me li porse.
"Che succede?" Mi osservò assonnato.
Avevo sognato per l'ennesima volta l'accaduto, ma questa volta nell' incubo la targa l'avevo vista chiaramente e per di più me la ricordavo!
Scrissi in fretta e furia la targa e il modello di quell'auto.
"Cosa sono tutte queste scritte?"
Improvvisamente mi vennero in mente tutti i nomi dei farmaci che avevo raccolto insieme a Marco, era la mia notte fortunata, se non li avessi scritti immediatamente li avrei presi per sempre.
"Am..." Mattia mi tolse quel foglio dalle mani e io impazzii.
"Che cosa fai?! Per una volta che mi ricordo le cose, devo..."
"Devi riposare. Ci penserai più tardi, devi stare tranquilla, oggi lavori ricordi?"
Mi aveva preso per caso per una vecchia con l'Alzheimer?
"Certo che mi ricordo!" Cercai di abbassare il tono di voce per non far spaventare i miei.
"Allora torna a dormire." Posò il foglio sulla scrivania e spense la luce.
"Perché io e te non abbiamo ancora fatto sesso?" Esordii dopo un po', con una sfacciataggine che non avrei avuto anche solo una settimana prima.
"In realtà..."
"Intendo dopo il mio compleanno."
Non era la prima volta che ci pensavo e ogni volta arrivavo alla conclusione che non gli piacevo abbastanza, ma non aveva il coraggio di andarsene.
"Volevo che con te fosse speciale."
Quelle parole non sfiorarono nemmeno lontanamente il mio cuore.
"Quale importanza ha, non è stato speciale la prima volta, nessuno dei due se lo ricorda." Continuai a sputare veleno.
"Avevi già fatto sesso, vero? Prima di me, intendo" farfugliò.
"Vuoi sapere se sei stato tu a spacchettarmi? No, mi spiace."
Non mi riconoscevo più, in niente: non mi riconoscevo più nelle mie abitudini, nei miei atteggiamenti, nel mio linguaggio... beh quello era decisamente per colpa di Riccardo, mi aveva contagiata con il suo modo di parlare pieno di parolacce e termini che non stavano né in cielo né in terra.
"Guarda che non lo volevo sapere per quello, è che... non te lo avevo mai chiesto."
"Beh, non ti perdi nulla, Lucas, quindici anni appena compiuti, in bagno" snocciolai le parole chiave della mia prima volta disastrosa. Ogni volta mi sentivo in colpa per questo, perché non avevo rispettato i dogmi imposti da mia madre e la cosa peggiore era che avevo infranto quello più importante: sesso rigorosamente dopo il matrimonio.
"Okay, lasciamo stare che mi ingelosisco – scosse la testa come per scacciare quelle immagini dalla sua mente – guarda che nemmeno tu hai mai preso iniziativa."
"Perché penso di non piacerti abbastanza." Tacque per qualche secondo e poi sospirò.
"È vero, quando ti ho rassicurata su questo era Halloween ed eri ubriaca. Per questo non te lo ricordi, altrimenti non avresti più dubbi."
"So cosa mi hai detto, Manuel ti ha sentito e me lo ha raccontato." Tacque di nuovo.
"Possibile che questo Manuel sia sempre in mezzo? Sono io che devo pensare di non piacerti abbastanza, siete sempre insieme, non capisco perché ti aspetti all'uscita ogni volta!"
"Ancora con questa storia! – sbuffai – io e lui siamo solo amici, non so più come dirtelo!"
"E io ti amo davvero, non so più come dirtelo!" Questa volta le sue parole colpirono in pieno il mio cuore e una vampata di calore attraversò il mio petto.
"Scusami" dissi immediatamente e mi sentii ridicola: rinunciare al proprio orgoglio è davvero faticoso, appunto perché devi ammettere di aver sbagliato e di conseguenza ammettere di non essere stato impeccabile, eccezionale.
Mia madre mi aveva sempre fatto credere che queste caratteristiche mi appartenessero, ero obbediente, sempre in chiesa la domenica mattina, mai una parolaccia davanti a lei, mai affrontato discorsi come la droga o il sesso, mai un verbo sbagliato...
Ma da quando mi era stato sottratto Riccardo avevo capito perfettamente di essere tutto tranne quello, quindi cosa mi avrebbe impedito di chiedere scusa? Quella parola che strideva fin troppo sulla mia bocca, era ancora troppo strano per me, quella parola formata da cinque lettere continuava a costarmi fin troppo. Tutto troppo.
Premette le sue labbra contro la mie e mi attirò a sé, avvolgendomi completamente tra le sue braccia. Poi mi palpò il seno sinistro e tutto quel calore si irradiò nel mio corpo, provocandomi un gemito; affondai le dita sui suoi capelli e lui mi morse il labbro inferiore, provocandomi un po' di dolore.
Non riuscivo proprio a godermi quel momento, ero rigida, come se avessi dovuto davvero fare sesso per la prima volta.
Gli sfilai la maglietta, lui la sfilò a me e quando iniziò a baciarmi il collo mi irrigidì: non mi stava piacendo, ma non dissi niente, anche perché cosa avrei potuto dirgli? Mi sa che hai ragione e non mi piaci perché tutto questo mi sta facendo venire il voltastomaco? Eppure era uno di quei momenti che sognavo di vivere da un pezzo.
Non volevo rovinare tutto anche questa volta. Mi abbassò i pantaloni e quando affondò la sua faccia sull'incavo del mio collo il mio cuore accelerò così tanto, che non fui in grado di respirare. Non ero eccitata, per niente, ero solo spaventata a morte, tanto che non fui più in grado di far finta di niente.
"Fermati" sussurrai e lui lo fece immediatamente, come se venisse dal futuro e sapesse che in quel momento esatto lo avrei bloccato.
"Ti ho fatto male?" Si allarmò.
"No. C'è qualcosa che non ti ho detto." Una vaga idea del perché tutto quello mi stava facendo così schifo, pullulò nella mia mente.
"Ho fatto un test di gravidanza di recente." Portai le coperte fino al naso, mi vergognavo del mio corpo.
"E perché non me lo hai detto? Perché hai affrontato tutto questo da sola?" Si mortificò.
"Non ha importanza ormai, però mi sa che sono rimasta traumatizzata per quello, perché temo di rimanere incinta." Feci spallucce. D'altronde era l'unica spiegazione plausibile del perché mi ero sentita così... spaventata.
"Quando? È risultato negativo? Perché non me lo hai detto?"
"Circa una settimana fa, ovvio, perché temevo mi avresti lasciata."
"Come puoi averlo pensato?" Mi accarezzò il volto e mi feci confortare da quel tocco, chiudendo gli occhi.
Mattia si era fermato immediatamente, senza protestare e non si era arrabbiato perché non volevo fare sesso con lui, era un bravo ragazzo.
Lo sai che questo è il minimo? Dovrebbe avere una medaglia per questo?
Guarda che non è da tutti!
"Ma come fai a sopportarmi?"
"Smettila di dire così."
"Io posso essere una persona migliore, lo giuro" dissi più a me stessa che a lui.
"Tu sei una persona meravigliosa Am, dovresti saperlo." Intrappolò una ciocca dei miei capelli nelle sue mani.
"Anche io ti amo, anche se non te l'ho mai detto." Rischiai con quelle due parole maledette, non convinta al 100% di cosa fosse l'amore; se qualcuno mi avesse chiesto che cosa fosse, probabilmente non avrei saputo rispondere, anche perché dire 'qualcosa che poi si tramuta per forza in odio' non credevo fosse una risposta pertinente.
Magari quella era la volta giusta; forse questa volta avrei amato qualcuno e basta, senza il bisogno di odiarlo per forza.
E poi come avrei fatto a non amare un ragazzo che faceva di tutto pur di starmi accanto, mi aveva visto in qualsiasi modo e non se n'era mai andato via nonostante tutto?
"Buonanotte." Mi abbracciò di nuovo e mi rifugiai nel calore del suo corpo.
"Scusami" sussurrai e pregai con tutta me stessa di non fare incubi.
STAI LEGGENDO
Io e te. Il resto non conta.
Genç Kurgu[IN FASE DI REVISIONE] Nella tranquilla cittadina di Adrogué, la vita di Amanda, una ragazza appena uscita dalla sua quinceañera, sta per prendere una svolta inaspettata. Dopo aver scoperto che l'uomo che ha sempre chiamato padre non è tale, Amanda...