Era successo tutto così troppo in fretta, senza che io potessi elaborarlo. Avevo davvero l'opportunità di vivere la vita dei miei sogni? No, è tutto troppo fottutamente bello per essere vero. Anzi, sto delirando, è normale delirare con la febbre.
È questo il tuo problema Am.
Quale?
Pensi sempre che sia tutto un sogno, ma non devi, perché meriti tutto questo se non di più
Dovevo uccidere Riccardo perché aveva detto a mia zia un segreto così segreto che non serviva nemmeno dire che dovesse tacere o amarlo perché mi stava salvando dalla mia vecchia vita?
È il karma per non aver mantenuto il suo
Può darsi.
"Non serve che tu mi dia una risposta ora, prenditi tutto il tempo per pensarci. Qualsiasi sarà la tua decisione, la accoglierò a braccia aperte e la rispetterò." Jess mi lasciò il bicchiere d'acqua e portò via il vassoio.
"Ora dormi mi reina. Buonanotte."
Non avevo mai preso in considerazione un'opzione del genere, ma la prima risposta interiore che ebbi fu 'sì, grazie al cielo ci sei tu a salvarmi.'
E cosa ne sarebbe stato di mia madre? Mi avrebbe odiata a vita, come avrebbe odiato la sorella per averle sottratto la figlia?
O finalmente sarebbe stata contenta di liberarsi di me, per vivere in pace con il suo adorato marito. E quest'ultimo? Non avrebbe avuto voce in capitolo, dato che non era nessuno. A volte me lo dimenticavo, dimenticavo di non aver mai avuto un padre, una dimenticanza che ogni volta mi mozzava il fiato.
Mamma non era cattiva però, aveva solo difficoltà a dimostrarmi il suo affetto; mi portava sempre a fare shopping, spesso facevamo dei dolci insieme, mi regalava tanti peluche, veniva a consolarmi ogni volta che lui mi faceva piangere e...
Perché stavo cercando di trovare dei motivi per restare se ne avevo già mille per andarmene?
Non c'era niente a cui dovessi pensare, avevo già deciso.
Spensi la luce, mi sdraiai del tutto e mi portai le coperte fino al mento.Riccardo's Pov
Okay, adesso mi odierà; in primis per averla fatta ammalare e poi per aver detto a Jess che suo padre è una merda. Non credevo che avrebbe reagito in quella maniera, ma a essere sincero, non potevo fare cosa migliore: adesso lei potrebbe rimanere in Italia per sempre, con me. Per sempre. Certo, dovrebbe prima confermare di voler essere adottata, ma chi è che rinuncerebbe ad un'opportunità del genere? Non Amanda di certo, non lo accetterei.
Era proprio destino, io e lei, per sempre insieme, inseparabili, con dei genitori perfetti e una vita perfetta. Se Jess l'avesse adottata, lei non mi avrebbe mai potuto abbandonare.
Accesi lo schermo del mio telefono e constatai che fossero le tre del mattino.
Chiusi gli occhi e mi obbligai ad addormentarmi, ma appena lo feci, delle urla mi fecero spalancare gli occhi. Mi vennero i brividi, erano molto simili a quelle che mi svegliavano tante notti in comunità e il panico mi assalì quando mi resi conto provenissero dalla camera di Amanda.
Con uno scatto saltai giù dal letto, corsi per tutto il corridoio e accesi la luce; era tutta sudata, si dimenava come una pazza e urlava cose incomprensibili.
"Svegliati!" La scossi bruscamente, assalito dal terrore: qualcosa o qualcuno la stava uccidendo nel mondo degli incubi e solo io potevo salvarla.
"Ho detto svegliati!" Mi sedetti vicino a lei e smise gradualmente di dimenarsi.
Respirò così affannosamente, che rubò alcuni respiri anche a me, si impossessò di tutto l'ossigeno in quella stanza, proprio come fanno le piante quando non compiono la fotosintesi.
Deglutì rumorosamente e aprì gli occhi.
"Spegni questa cazzo di luce." Ingiunse con un filo di voce. Aveva urlato così tanto che il mattino seguente ero sicuro la avrebbe persa. Le passai il suo bicchiere d'acqua e obbedii come un cagnolino.
"Sei in un bagno di sudore" bisbigliai.
Scostò le coperte, si alzò, e io la tallonai fino al bagno.
"Posso fare pipì in pace o devi tenermi la manina?"
"Solo se necessario" dissi una verità mascherata da tono scherzoso e lei mi chiuse la porta in faccia."Vuoi dirmi che cosa hai sognato?" Non rispose immediatamente, ma la immaginai fare il muso.
"Solo se mi dici che cosa hai sognato tu la notte prima."
Così non vale, Am.
"Non mi va." Mi girai dall'altro lato e cercai di riscaldare quello stupido letto singolo vicino al suo.
"Allora non va neanche a me"
"Sei una stronza."
"Tu sei uno stronzo."
"E perché mai?" Mi voltai di nuovo, anche se era buio e non potei scorgere la sua espressione. Ma immaginavo già quale fosse.
"Chi ti ha dato il diritto di dire a Jess di mio padre? Menomale che ti ho raccontato solo alcune cose e non..."
"Che cosa?! C'è dell'altro?" Saettai seduto.
"No – la voce le tremò – il grosso te l'ho già raccontato."
Pessima bugiarda.
Ti prego, fa che non sia come penso.
"Non è che lui ha per caso abusato..."
"No, no e no! Ci mancava solo quello, adesso basta, per favore!" Scommisi che si tappò le orecchie.
"Okay!" Sbuffai sonoramente e rimanemmo in silenzio per un lungo lasso di tempo.
"Non mi pento di averlo detto a Jess. Ho fatto la cosa giusta."
"Lo stai dicendo per convincere te stesso o me?"
"Non devo convincere nessuno Amanda. È un dato di fatto."
"Ha proprio ragione Jess. Decidere per gli altri è un'ulteriore violenza."
Che cosa voleva dire con questo? Se non era felice della proposta di Jessica significava che era l'ultima cosa che desiderava? Non le stavo dimostrando abbastanza il mio affetto nei suoi confronti?
"Io non..."
"Buonanotte." Mi interruppe e ingoiai l'inizio di quella domanda.
I miei occhi rimasero spalancati, nonostante il mio cervello mi suggerisse di sforzarmi di dormire, il mio subconscio mi diceva chiaramente che non avrei dovuto farlo. Dovevo essere pronto se lei si fosse sentita male di nuovo.
"Perché non riesci a dormire?"
"Come fai a sapere che non sto dormendo?" domandò con il naso tappato: stava piangendo.
"Perché non stai russando." Mi alzai dal mio letto e mi avvicinai al suo.
"Ho paura di rifare quell'incubo. Era così realistico." Tastai il suo viso in cerca delle sue lacrime e gliele asciugai lentamente.
Capivo benissimo quella maledetta paura; quei sogni feroci, comunemente chiamati incubi, non erano altro che un groviglio di visioni sfocate, distorte, un balletto di angosce senza fine. Ti bloccavano il respiro in attesa che l'alba ti venisse a salvare, ma non sempre era possibile sopravvivere tutte quelle ore.
"Se non te la senti di dormire non farlo, pensa a qualcosa di bello."
"Aiutami a pensare a qualcosa di bello." Intrappolò le mie mani sulle sue.
"Allora pensa a me."
Cercò il mio viso a tastoni e inaspettatamente mi diede un buffetto, nessuna tirata di capelli come faceva di solito quando mi vantavo per gioco della mia bellezza divina.
"Se penso a te mi innervosisco."
"Ah sì? Semmai dovrebbe essere il contrario! Pensi mi sia dimenticato di quella volta che per colpa tua mi si è gonfiata la faccia come una mongolfiera?"
Scoppiammo entrambi a ridere.
"Ancora con questa storia! Ti giuro, non so perché l'ho fatto. Avrei dovuto scattarti una foto, facevi troppo ridere!" Si sedette e appoggiò la schiena contro il muro.
Avrei dovuto dirle che avevo messo la sua foto dove era sporca di cioccolato come sfondo sul telefono?
Ti direbbe che sei patetico e farebbe bene
"Aspetta, ti misuro la febbre." Cercai il termometro sotto il suo letto e glielo passai.
"Trentotto e nove." Almeno le medicine avevano fatto il loro dovere.
"Gioco delle domande?" Propose.
"Inizio io – ci pensai un po' su – se io perdessi la memoria, che cosa mi diresti per far sì che io mi ricordi di te?"
Inizialmente non rispose, forse non lo sapeva nemmeno lei.
"Ti farei sentire la mia vecchia suoneria, quella per cui sei piombato in camera mia la prima notte che sono arrivata in Italia. Ti lancerei i miei capelli in faccia, in modo che tu potresti ricordati il mio odore. E infine ti farei fare il gioco a cui stiamo giocando adesso." Piano infallibile.
"Sospetti di avere L'Alzheimer?" Mi diede una spintarella.
"No, scema. Tocca a te."
"Preferiresti perdere tutti i tuoi ricordi o non poterne fare di nuovi?" Questa era impossibile. Istintivamente avrei risposto 'perdere tutti i miei ricordi'. Sognavo di dimenticare quella merda di passato da sempre, i miei vecchi ricordi, la mia vecchia vita, la neuropsichiatria, la comunità, tutti i miei guai, la gravidanza di Gaia e le sue botte... Ma se così fosse stato, io chi sarei diventato? Non sarei stato più lo stesso, sarebbe stato inevitable, non sarei mai più stato Riccardo Rinaldi. Se avessi perso tutti i miei ricordi mi sarei dimenticato anche di Amanda e questo bastò per farmi capire immediatamente che cosa avrei scelto.
"Non poterne fare di nuovi."
"Pazzo, io mi dimenticherei felicemente dei miei ricordi. Scommetto che quelli nuovi, adesso che sarò a tutti gli effetti figlia di Jess e Marco, saranno più felici."
Quindi aveva deciso?! Sarebbe diventata la mia famiglia a tutti gli effetti? Mi morsi la lingua per non distruggere quel momento, timoroso di dire o fare qualcosa che avrebbe potuto rovinare tutto. Un po' come quando hai una cotta per la tua migliore amica e non sai se vale la pena farsi avanti con la probabilità di perderla oppure tenerti tutto dentro fino ad esplodere, ma con la garanzia che non cambierà niente.
"Come fai a parlare con trentotto e nove di febbre, Am? Io con trentasei e mezzo sono morto a letto." Appoggiai la mia testa sulla sua spalla.
"Allora smettila di starmi così appicciato, ti ammalerai anche tu altrimenti!"
'Non riesco' avrei voluto risponderle. Ed era vero, era imbarazzante, strano e stupido allo stesso tempo; semplicemente un giorno mi ero svegliato e avevo deciso di amare questa sconosciuta più di ogni altra cosa, senza un motivo ben preciso. Non sapevo spiegarlo a me stesso, figuriamoci quando Jess e Marco mi chiedevano 'ma tu perché sei così affezionato ad Amanda?'
Era inspiegabile. Era così e basta.
"Lo sai che ti ho fatto un regalo?" Mi scappò dalle labbra.
"Davvero?! E che aspetti a darmelo!" Mi diede una pacca forte sul collo.
Avevo pensato a lungo se darglielo e all'ultimo avevo cambiato idea; mi ero convinto del fatto che mi avrebbe preso in giro per quel gesto estremamente dolce e forse deriso come aveva fatto Gaia.
"Arrivo." Incominciai a pentirmi di non aver tenuto la bocca chiusa.
Una volta arrivato in camera sua, con il regalo, accesi la luce e le porsi quel sacchetto grazioso.
"Mi hai scritto una lettera?" Mise entrambe le mani sul petto, compassionevole, ma quando fece per aprirla...
"Non ti azzardare a leggerla davanti a me o in macchina. Vuoi che io muoia di imbarazzo? – diventai tutto rosso, ma lei non ci fece caso – anzi, forse è stata una cattiva idea."
Feci per strappargliela dalle mani, ma lei mi schiaffeggiò il braccio e la nascose dietro la schiena.
"Lo giuro, giuro che la leggerò in privato a Torino e non ne parlerò con nessuno. Nemmeno con te e soprattutto non ti prenderò in giro." Allungò il suo mignolino e strinse il mio. Annuii di malavoglia ed estrasse la scatolina.
"Tu... non stai decisamente bene."
Spalancò gli occhi di fronte alla collana.
"Non ti piace?" Mi venne il dubbio.
"Io la adoro! È così bella che mi sentirei solo in colpa a metterla, avrei paura di perderla o rovinarla."
"Ma smettila – estrassi la collana dalla scatolina – questa non è dei cinesi. Puoi tenerla sempre, anche sotto la doccia."
"Aspetta... quanto l'hai pagata?!" Si agitò.
"Non si dice mai il prezzo di un regalo! Ti sta benissimo" affermai, una volta sistemato il gancetto.
"Tu dici?" La accarezzò con i polpastrelli e solo in quel momento mi accorsi di quel particolare.
"E quest'anello?" Le afferrai l'anulare. Non lo avevo mai visto prima di allora.
"Me l'ha regalato mia madre, ce l'ho da tempo." Fece spallucce. La guardai con circospetto e lei mi saltò addosso.
"Grazie, grazie, grazie! – mi tempestò di baci – ti adoro, come adoro questa collana!" Mi strinse così forte, che sussultai per il dolore; i lividi che mi aveva provocato Gaia non erano ancora passati del tutto, ma mi sforzai di non gemere troppo.
Ma non mi importò. Pensai solo a quanto mi rendeva felice e a quanto mi facesse sentire amato, speciale, utile per questo mondo.
"Di nulla." Le stampai un bacio sulla fronte.
Poi spense la luce, si sdraiò e sospirò.
"Nell'incubo c'era qualcuno che mi faceva del male e tu non facevi niente per difendermi."
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Io e te. Il resto non conta.
Roman pour Adolescents[IN FASE DI REVISIONE] Nella tranquilla cittadina di Adrogué, la vita di Amanda, una ragazza appena uscita dalla sua quinceañera, sta per prendere una svolta inaspettata. Dopo aver scoperto che l'uomo che ha sempre chiamato padre non è tale, Amanda...