«Iris!»
Iris sentì la voce di Victoria richiamarla nel dormiveglia, ma non riuscì subito a risponderle. Le palpebre erano troppo pesanti per riuscire a sollevarle senza una significativa forza di volontà.
«Iris!» disse una seconda volta, o forse una terza, Victoria. «Ma si può sapere a che ora sei andata a letto?» Iris mugugnò, per farle capire di non stare davvero dormendo, ma tenne gli occhi serrati. «Pensavo saresti stata più emozionata all'idea di venire in paese!»
Paese?, pensò sconcertata Iris, provando a inseguire i pensieri frammentati dalla stanchezza per capire dove si trovasse.
Ricordò Victoria entrare in camera sua e aprire le tende senza tante cerimonie. L'aveva svegliata, chiedendole se stesse bene, considerando che fossero le dodici passate.
Sì, Iris ricordava di avere dormito fino a tardi, ma comunque poco considerando che aveva toccato il letto solo alle sei del mattino e che ci avesse poi messo un'altra ora almeno per cadere nel sonno.
Una volta che si era accertata che non stesse male, Victoria le aveva dato tempo un'ora per prepararsi: una carrozza le attendeva per portarle a Huron.
Iris ricordava di essersi alzata dal letto e di essersi trascinata alla sala bagno e di essersi lavata e vestita e di avere poi seguito in silenzio Victoria fino al cortile interno della reggia.
E dopo?
Iris sobbalzò, bruscamente, e sollevò le palpebre di scatto: Victoria, seduta di fronte a lei, la stava scrutando curiosa.
Non ci mise molto per rendersi conto di essere su una carrozza che, spedita, doveva aver appena imboccato una strada molto più acciottolata di quelle che aveva percorso fino a quel momento. Le ruote si scontravano regolarmente con i sassi, sballottolando lei e Victoria contro i sedili.
Iris sbatté le palpebre. Si era davvero addormentata. Aveva chiuso gli occhi appena si era seduta, per riposarli solo un attimo – aveva pensato –, e la stanchezza l'aveva trascinata nel buio.
«Vic» biascicò, raddrizzandosi. «Mi dispiace. Mi sono addormentata.»
Victoria le sorrise. «E io ti ho lasciato dormire per i venti minuti del nostro viaggio, ma stiamo arrivando a destinazione. Quindi ho bisogno che ti svegli.»
Iris si schiarì la voce e si fece passare il dorso della mano sulla bocca. «Sono sveglia, giuro. Scusami.»
Victoria scosse la testa. «Mi vuoi spiegare cosa hai fatto stanotte per averti dovuto trascinare fuori dal letto a mezzogiorno?» le chiese, indagatoria. «Mildred, la ragazza che oggi ti è venuta a svegliare per portarti la colazione, mi ha cercata tutta preoccupata perché non le rispondevi.»
Iris si massaggiò le tempie con entrambe le mani, tirando su con il naso. La notte insonne sul tetto le aveva lasciato come regali un grandioso mal di testa e raffreddore.
Gettò un'occhiata di sottecchi a Victoria. Non avevano avuto modo di parlare, a palazzo, prima di salire sulla carrozza. Iris l'aveva seguita come un fantasma, non presente alle proprie azioni e ai propri pensieri.
Fu solo in quel momento, quindi, che Iris ebbe abbastanza lucidità per interrogarsi se confessarle ciò che davvero l'aveva tenuta fuori dal letto fino all'alba.
Ho giocato per tutta la notte a carte con un ragazzo.
Victoria non si sarebbe scandalizzata all'idea che avesse passato tutte quelle ore a giocare a carte con un ragazzo, pensò Iris, ne avevano passate tanti di notti così, a Intelli.
Victoria sarebbe però stata molto interessata al fatto che Iris avesse giocato per tutta la notte a carte con un ragazzo sconosciuto. L'avrebbe probabilmente sommersa di domande, curiosa di chi lui fosse e di cosa avessero parlato e se avessero intenzione di incontrarsi di nuovo.
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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...