45 - Tempesta

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Erano passate le cinque del pomeriggio quando un paggio degli Hudson la andò finalmente a chiamare per recapitarle il messaggio che la regina Nora era pronta a riceverla.

Iris aveva passato tutta la mattinata a cercarla, senza successo. Aveva provato ad avere un colloquio con lei ancora prima di incontrare il principe Simon, fuori dalla sala delle dame, dove lei si era spinta verso l'ora di pranzo nella speranza di trovarvi Livia e cercare di capire da lei dove potesse essere sua madre.

Iris si era sorpresa quando l'aveva visto lì fuori, da solo. Si era guardata intorno, pensando di trovare Victoria nelle vicinanze, pensando che il principe fosse lì per accompagnare la sua amica a pranzo. E si era ancora più sbalordita quando lui, invece, l'aveva avvicinata.

Con fare lontano e voce secca, Simon le aveva detto di essere lì per conto di Noah e, colma di imbarazzo al pensiero che lui fosse a conoscenza di loro, lo aveva ascoltato in silenzio mentre le aveva raccontato cosa fosse successo quella mattina.

Le aveva quindi riferito il messaggio di Noah, di quanto fosse importante che lei parlasse con la regina Nora quel giorno e che la convincesse a parlare con i reali prima della messa del giorno dopo.

Non avendo trovato Livia nella sala delle dame, Iris aveva continuato a cercare la regina fino a quando si era arresa all'evidenza che non avrebbe potuto farla apparire magicamente solo per un proprio volere. Aveva allora chiesto a diversi paggi al servizio dei Valsecchi di riferire, appena possibile, alla regina madre che necessitava parlarle e mandarla a chiamare nel momento in cui fosse disponibile a farlo.

Aveva poi passato il pomeriggio in attesa, la sua ansia ad accrescere ogni secondo di più, pensando e ripensando a come poterle fare quella richiesta nel modo più corretto possibile, a provare il discorso da farle.

Quando Iris arrivò davanti alla porta dietro la quale la stava aspettando, il suo cuore batteva così forte e la bocca era così secca che non trovò subito il coraggio di bussare.

Tutte le parole che si era preparata erano scomparse e la sua mente non faceva altro che ripeterle un'unica frase, che le metteva solo agitazione.

Non puoi permetterti di sbagliare. È la tua unica occasione.

Tutta la sicurezza che aveva provato quella notte con Noah era svanita insieme al suo coraggio. Chiuse gli occhi, provando il forte desiderio di averlo lì accanto a lei, la sua presenza come un'ancora salda.

Ma Noah non sarebbe apparso per aiutarla, per mantenerla stabile. Non poteva farlo. Iris sapeva che avrebbe dovuto essere l'appiglio di sé stessa.

La consapevolezza che non era mai riuscita a esserlo, però, contribuiva ad agitarla quanto le onde a cui era in pasto da sempre e che in quel momento avevano dato vita a un maremoto.

Prese un respiro profondo per incamerare quanta più aria possibile e bussò.

La voce della regina la invitò a entrare pochi istanti dopo.

Iris riaprì gli occhi e, con un ultimo debole autoconvincimento, lo fece.

Nonostante fosse sullo stesso piano, la stanza non era la stessa in cui era entrata qualche giorno prima, quando era andata per declinare l'offerta e si era poi fermata a pranzare insieme a lei e alla principessa Livia.

Era una sala molto più piccola, arredata solo con delle poltrone sistemate vicino a un caminetto scoppiettante e un piccolo tavolino, sul quale non vi era niente.

La regina Nora era seduta con le mani protese verso le fiamme, e non si voltò a guardarla, neanche quando, con un gesto veloce della mano, la invitò ad avvicinarsi per prendere posto su una delle poltrone di fronte a lei.

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