Alla fine, quando erano andati a chiamarla per la cena, Iris aveva scelto di rimanere in camera ad aspettare Victoria, così una giovane ragazza era tornata da lei con un piatto di zuppa fumante e del pane, che aveva mangiato assente seduta allo scrittoio sotto la finestra.
Erano passate diverse ore da quando Victoria era stata condotta via dalla sala del trono per il colloquio a porte chiuse, ma Iris non aveva ancora ricevuto sue notizie. Le sembrava strano che non fosse stata mandata in camera a rinfrescarsi dal viaggio, perché se alle otto scoccate da qualche minuto non si era ancora fatta vedere, voleva dire che l'avevano trattenuta direttamente anche a cena.
Iris non stava più nella pelle: era curiosa di sapere cosa le stesse succedendo, era smaniosa di parlare con lei, non vedeva l'ora di scambiarsi le prime impressioni su quel luogo così diverso dal paese e dagli ambienti in cui erano cresciute.
Iris, seduta sulla seduta imbottita sotto a un'alta e larga finestra, stava guardando da qualche minuto l'ampio cortile sul retro della reggia. Era uno spazio rettangolare su cui si affacciavano le tre mura posteriori: da quanto aveva potuto osservare dalla sua camera, aveva capito che la reggia era composta da un blocco centrale, quello che aveva visto dalla carrozza, e da due ali simmetriche e parallele. Lei si trovava in quella destra.
A causa della posizione laterale, non aveva buona visuale degli immensi giardini che si trovavano dietro la reggia.
Era calato il buio già da diverse ore, e il grande cortile non era granché popolato, se non da sporadiche persone che lo attraversavano in fretta per passare da una all'altra delle porte di servizio del pianterreno. Sicuramente persone della servitù.
Sospirò, distogliendo lo sguardo.
Si era davvero fatto tardi. Dov'era Victoria?
Fece passare lo sguardo per la sua nuova sistemazione. Quando, ore prima, vi era entrata, Iris ne era rimasta sbalordita. Non solo per la grandezza, che sembrava equiparabile a quella della sua intera casa di Intelli, ma anche per la sua meraviglia estetica.
Come per ogni altra cosa di quella reggia, anche lì dentro tutto sembrava essere stato ricavato dal marmo: la struttura rialzata che sorreggeva il suo soffice materasso e i suoi morbidi cuscini, bianchi; il grande scrittoio lucido, bianco; la toeletta liscia e striata, bianca; l'armadio a due ante, bianco.
Era accecante, anche alla debole luce della luna e delle candele.
Aveva già scrutato ogni dettaglio, aveva già curiosato in ogni angolo, aveva già toccato ogni mobile.
Quella stanza era bellissima e sterile, pronta ad accogliere tutti i suoi oggetti per essere animata di vita.
Della vita di Iris.
Iris gettò un'ultima occhiata al cortile, seguì i passi lenti di una figura avvolta in un mantello che sembrava essere arrivato dai giardini che lei non poteva vedere, e poi si alzò dal divanetto.
Non c'era niente di cui preoccuparsi.
Victoria sarebbe arrivata.
Si avvicinò ai bauli che qualcuno le aveva consegnato in camera ancora prima che lei vi arrivasse e a cui non aveva prestato attenzione, concentrata a occuparsi del nuovo.
Aprì quello che conteneva i vestiti e ne tirò fuori un paio. Quella stanza sarebbe stata la sua dimora per un tempo indefinito, tanto valeva sfruttare quel momento libero per iniziare a renderla sua.
Un tempo indefinito.
Per la prima volta da quando si era imbarcata sulla nave e poi sulla carrozza, Iris si domandò che cosa ci facesse lì.
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Déjà vu
RomansIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...