Iris quella notte dormì: non arrivò nessun incubo a disturbarle la mente e nessun dolore del cuore la strappò troppo presto dal sonno.
Dormì e si risvegliò a mattina inoltrata, le forze rigenerate, gli occhi riposati dalle lacrime ardenti che non avevano smesso di scorrere sul suo viso per due giorni.
La camera dei suoi genitori, in cui si era addormentata rotolandosi nel bitorzoluto letto matrimoniale, era calda e luminosa, cosa che le diede la certezza che fossero almeno le dieci del mattino. Aveva dormito per dodici ore filate, aveva spento i suoi pensieri per un tempo estremamente prezioso, ma ora la sua mente era di nuovo attiva, i suoi genitori non erano più con lei e la proposta di Victoria era di nuovo realtà.
Iris chiuse gli occhi con il desiderio di ricadere nell'oblio del sonno, solo per qualche altra ora, solo fino a quando si sarebbe sentita pronta a pensare. Sapeva però che non era che un desiderio futile; la divinità celeste l'aveva lasciata andare e poi aveva chiuso ermeticamente le braccia al petto per non darle modo di accoccolarvisi di nuovo.
Rimase comunque più del dovuto nel letto, gli occhi chiusi e le orecchie tese per provare ad ascoltare i vecchi rumori di dolce abitudinarietà: la risata soave di sua madre, l'odore di caffè e la voce dolce di suo padre. Era il quadro che meglio avrebbe potuto rappresentare le sveglie mattutine della piccola Iris, tirata sempre giù dal letto da quelle tre costanti, perdute una dopo l'altra perché anche il profumo del caffè non era più stato lo stesso da quando era morta sua madre. Aveva mancato di intensità.
Riaprì gli occhi, lasciando andare la sua vecchia esistenza. No, non lasciandola andare. Se fosse stato così semplice, Iris non avrebbe avuto bisogno di pensare neanche per un solo istante alla proposta che Victoria le aveva fatto dopo il funerale di suo padre. Se fosse bastato aprire le palpebre per dimenticare il passato e i sentimenti che lo accompagnavano, Iris avrebbe fatto le valigie subito dopo essere tornata da sola in quella casa silenziosa.
E invece si era seduta sulla stessa sedia su cui era stata ferma a guardare il corpo di suo padre senza vita e aveva passato ore a guardare la poltrona vuota su cui l'aveva trovato. E la mente aveva cancellato ogni funzione cosciente e l'aveva fatta perdere nel mondo dei ricordi fino al momento in cui si era spenta del tutto quando era entrata in quella camera e aveva toccato il letto freddo.
Sospirò, districandosi da quelle coperte rassicuranti e uscì dalla stanza pronta ad affrontare l'ignoto.
Parti con me, le aveva detto Victoria.
Lascerei per sempre questo posto, si ripeteva lei.
Iris fece passare lo sguardo per il salotto mentre quello si riempiva di immagini passate, di risate di felicità, di voci amiche, di occhi sinceri.
Poteva veramente abbandonare tutto quello? Poteva veramente girare le spalle alla vita che i suoi genitori le avevano offerto? Li poteva tradire in quel modo?
Si lasciò andare a un sospiro e scosse la testa come a voler cancellare i fantasmi che stavano affollando il suo salone.
Si avvicinò alla tinozza che qualcuno le aveva riempito d'acqua fresca, si lavò il viso e poi entrò nella camera da letto per vestirsi di un semplice abito di stoffa bianco. Il suo animo si sollevò, oppresso come era stato il giorno precedente dal nero.
Tornò in salone e si avvicinò al tavolo per addentare una fetta di torta che qualche anima di Intelli le aveva portato. Aveva già notato che la quantità esagerata di cibo era diminuita notevolmente, forse merito dei signori Paddington che dovevano essere andati a sistemarle casa dopo il funerale, alleggerendola del peso dei segni rimasti della morte.
Quando era rientrata nel tardo pomeriggio, dopo una giornata passata rintanata alla libreria del signor Eldervi, Iris era stata loro grata per averle fatto trovare quell'ordine.
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Déjà vu
Roman d'amourIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...