La porta si aprì e, finalmente, Victoria rientrò nella sua stanza.
Iris, seduta sul bordo del letto, alzò lo sguardo su di lei, incrociando i suoi occhi spaesati.
«Iris?» le chiese, sbattendo veloce le palpebre come nel tentativo di abituarsi in fretta al buio della stanza. «Cosa ci fai qui? Stai bene?» aggiunse, preoccupata.
Era tarda sera, ben oltre l'orario di cena. Iris, già in quella camera ad aspettare il ritorno della sua amica da qualche ora, non si era preoccupata ad accendere più di due lumi. Era arrivata, qualche tempo prima, una ragazza della servitù per preparare la camera per l'arrivo di Victoria. Sotto lo sguardo agitato di Iris, però, si era prodigata solo a dare vita alle fiamme del caminetto.
«Vic, ti devo parlare» le disse, la voce in tensione. «Da sole» aggiunse, quando vide, dietro di lei, due ragazze della servitù entrare in camera per affaccendarsi nei compiti serali.
Victoria la scrutò, preoccupata. Poi annuì e si voltò verso le ragazze. «Lasciateci» comandò, gentile. «Stasera farò da sola.»
Le due ragazze le fecero un inchino e uscirono, chiudendo la porta.
Victoria tornò a guardarla, togliendosi la pesante mantella di lana e adagiandola su una sedia lì vicino. Poi si avvicinò a lei. «Cosa è successo?» le chiese, cercando di mantenere la voce calma, come a non volerla spaventare.
Dopo aver scoperto le proprie origini, Iris era corsa a cercare Victoria, bisognosa di parlarne con lei. Non l'aveva però trovata, neanche nella sala dove si riuniva ogni mattina con il precettore.
L'aveva cercata, correndo qui e lì per la reggia, fino a quando aveva incontrato Isabel, che le aveva detto che quel giorno Victoria e il principe Simon avrebbero passato la giornata fuori, in carrozza, e che non sarebbero tornati prima di tarda sera, dato che erano stati inviati alla casa del Monsignore per cenare con lui.
Iris aveva ricordato solo in quel momento che Victoria, il giorno prima, glielo aveva accennato. Ma con tutto quello che le vorticava in testa, Iris non era riuscita a ricordarlo.
Così aveva passato la sua giornata in attesa del suo ritorno, cercando di tenere a bada intanto tutte le forti emozioni che continuavano a fiorire dentro di lei.
Felicità, incredulità, tristezza, curiosità, dolore, amore.
Iris, che aveva aspettato tutte quelle ore per parlarne con Victoria, non ci girò intorno. Prendendosi le mani l'una nell'altra, mormorò: «La regina Nora Valsecchi conosceva i miei genitori». Lo sguardo di Victoria rimase nel suo, ma nelle sue iridi Iris non ci vide la reazione che si era aspettata. Solo leggera incomprensione. «I miei genitori naturali» chiarì.
E le palpebre della sua amica si spalancarono, sbalordite. «Cosa... cosa?» le domandò, accovacciandosi a terra davanti a lei.
Iris le raccontò tutto. Le disse di come la regina l'aveva avvicinata quella mattina, le disse che le sue iridi le avevano ricordato quelle di una sua cara amica, le disse di essere nata su una nave, le disse del naufragio senza superstiti, le disse della coperta di lana ricamata con un filo viola, le disse di Giuditta Monticelli ed Eric Vinco, le disse delle proprietà che la aspettavano a Rocheforte, le disse della certezza delle parole della donna e del suo dolore.
Victoria, che per tutto il racconto era rimasta in silenzio senza fare anche un solo movimento, si rialzò adesso in piedi e si chinò verso di lei. L'abbracciò stretta, cullandola nella morsa dei suoi arti.
«Iris» le sussurrò all'orecchio, la voce rotta dall'emozione. Gli occhi di lei si erano riempiti di lacrime quando l'avevano fatto quelli di Iris. «È... È incredibile.»

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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...