La previsione di Victoria non avrebbe potuto rivelarsi più sbagliata.
Le due settimane in barca furono per Iris ciò che più si poteva avvicinare all'Inferno in terra. Le poche volte che non era stata abbracciata a un secchio, a causa del mal di mare che non le aveva lasciato tenere niente nello stomaco per più di venti minuti, aveva passato il suo tempo sdraiata sulla brandina, con la speranza di addormentarsi e risvegliarsi solo una volta toccata la costa. Quel desiderio, però, non si era realizzato. Anzi, il sonno intermittente le aveva fatto vivere anche ogni singola ora delle lunghe nottate.
Il grido di gioia a cui si era lasciata andare una volta toccata terra aveva fatto scoppiare a ridere persino il signor Corey, che per tutta la traversata aveva avuto il volto contratto dalla paura. Era stata indubbia la sua preoccupazione, insicuro se sarebbe sopravvissuta alla traversata.
Mai era stata felice come nel momento in cui era scesa dal veliero, nemmeno quando suo padre, a sette anni, le aveva costruito una magnifica trottola in legno con cui gareggiare contro gli altri bambini di Intelli.
Con i piedi finalmente ancorati al suolo della terraferma, Iris era arrivata all'assoluta certezza che l'oceano non era cosa per lei e si era sentita sollevata al pensiero della sua destinazione finale, Huron, un paese tra i monti ben lontano da quella fonte salata.
Curiosa era stata poi la sensazione che l'aveva colta di sorpresa qualche istante dopo essere arrivata al porto. Come le era successo per Sebastian e il suo violino, quando aveva incontrato gli occhi chiari di una donna che se ne stava in attesa sulla banchina e che aveva assistito al suo urlo da sopravvissuta aveva saputo che quella le avrebbe riservato un caldo sorriso ancora prima che le sue labbra sottili si piegassero in cordialità. Iris aveva risposto di conseguenza, rincuorata che la prima persona incontrata in quella terra straniera non avesse mostrato alcun tipo di orrore alla vista dei suoi occhi.
Sollievo che era durato però poco, perché per tutto il resto del viaggio le persone che aveva incrociato per la via le avevano sempre riservato occhiate di timore o stupore.
A iniziare dal signor Grundy, il cocchiere inviato dalla corte degli Hudson che le avrebbe portate a destinazione in altre due settimane.
Il resto del loro lungo viaggio era stato idilliaco comparato a quello via mare, ma comunque scomodo e noioso. La carrozza viaggiava per tutte le ore di luce, fermandosi solo un attimo prima del calar del sole in qualche locanda di passaggio e ripartendo insieme al sorgere dell'astro.
Iris e Victoria non avevano avuto un granché da fare rinchiuse in un piccolo spazio angusto e traballante, se non meravigliarsi del clima e paesaggio che andavano pian piano cambiando: il tepore che avevano da sempre conosciuto aveva presto lasciato il posto a un freddo che mai avevano sentito sulle loro pelli; se non ricordarsi aneddoti del paese che già mancava loro terribilmente; se non raccontarsi sogni con gli occhi puntati fuori dal finestrino e al paesaggio spoglio; se non lamentarsi di quel viaggio che non sembrava mai voler arrivare a una fine.
Per questo quando il signor Corey, dalla sua posizione in cassetta accanto al silenzioso signor Grundy, aveva esclamato che sarebbero giunti a destinazione in meno di mezz'ora, entrambe avevano tirato un sospiro di sollievo.
La carrozza stava viaggiando indisturbata da un paio di ore, da quando dopo pranzo avevano lasciato la loro ultima locanda perfettamente preparate per l'arrivo a quella corte sconosciuta che sarebbe presto diventata la loro nuova casa.
«Sei agitata?»
Victoria, seduta sulla panca imbottita di fronte a lei, distolse lo sguardo dal finestrino per puntare gli occhi chiari nei suoi. «No» le rispose, con un'espressione però che indicava il contrario.

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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...