Noah non la portò all'interno della reggia come si era aspettata, invece si incamminò sempre più in profondità dei giardini, allontanandovisi. Iris lo seguì sotto gocce pesanti di acqua fredda. Non se ne sentì infastidita, la curiosità verso il luogo a cui erano diretti era più forte di quel temporale invernale.
Vuoi vedere il mio posto preferito?
Gli occhi di Noah avevano brillato quando si erano incatenati ai suoi per sussurrarle quella domanda, come se le stesse affidando il suo più grande segreto, e Iris si era sentita avvolta dalla presenza rassicurante di quel ragazzo, di nuovo nei panni di colui che aveva conosciuto sul tetto.
Camminarono in silenzio, fianco a fianco, per diversi minuti. Costeggiarono il lungo solco del terreno che Iris aveva potuto ammirare nella sua intera bellezza più volte nelle notti in cui si era affacciata dal tetto del palazzo. Le torce che seguivano la sua lunghezza erano tutte spente, a causa della pioggia battente, e l'acqua cristallizzata nel suo letto di marmo. Le fontane erano state spente giorni prima.
Poi Noah si allontanò da quel percorso tracciato nel terreno, muovendosi verso la foresta di sempreverdi. Non vi si inoltrarono molto, si fermarono poco dopo davanti una grande costruzione in vetro, elegante e con un raffinato tetto a cupola.
Noah aprì la porta e poi le fece un gesto cortese con la mano per invitarla a entrare prima di lui. Iris gli sorrise e lo fece, mettendo piede in quello che le parve un mondo del tutto differente e che, si rese conto con uno spasmo al cuore, le ricordò subito casa.
L'aria profumava di un familiare odore che riuscì a stringerle lo stomaco, e anche la temperatura – incredibilmente elevata rispetto a quella esterna – le riempì le vene di un confortevole calore.
«A Huron fa troppo freddo per coltivare certi tipi di piante» esordì Noah, la voce di una profondità tale che riuscì a scuoterla fin nell'animo. «Ma è un peccato privarci di certe visioni» continuò, facendo vagare lo sguardo sulla vegetazione. «Così sono state costruite diverse serre all'interno dei giardini. Questa è senza dubbio la mia preferita» concluse, posando gli occhi su un punto in particolare. Le sue labbra si arricciarono in un tenue sorriso.
Iris seguì la traiettoria degli occhi di lui, sentendo poi le proprie guance andare in fiamme quando si accorse che ciò che le sue iridi stavano guardando con così interesse e trasporto era una coltivazione di iris, pieni nella loro bellezza multicolore. Bianchi, blu e, soprattutto, viola.
Iris allontanò in fretta lo sguardo, con il solo desiderio di muoversi e farsi vedere impegnata. Noah, rimasto dietro di lei, non prese più parola e per diversi istanti il suono della pioggia fu l'unica presenza viva tra di loro. Le gocce si abbattevano con furia sul tetto di vetro, un rumore sordo e amplificato dalla frastornante eco di quel luogo.
A mano a mano che scopriva la vegetazione della serra, il cuore di Iris si riempì sempre più di familiare dolcezza. Chiuse gli occhi e prese una profonda boccata d'aria, come se quel gesto potesse catturare l'odore di sole e salsedine che impregnava Intelli.
«Riconosco molti di questi fiori» disse poi, risollevando le palpebre.
Noah emise un vocalizzo di assenso. «Molte di queste specie sono originarie del regno dei Monvisi» le spiegò. «La serra è mantenuta in modo da replicare il più possibile il suo clima.»
Iris si voltò verso di lui. «Grazie.»
Gli occhi nocciola di Noah erano colmi di dolcezza. «Non mi devi ringraziare» ribatté. «Ti ho portata qui perché è davvero il mio posto preferito. Il fatto che tu prevenga da questa terra è solo una piacevole coincidenza.» Iris gli sorrise, grata, e Noah le fece un cenno con il capo, invitandola a seguirlo. «Non hai ancora visto la parte migliore.»
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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...