Le lacrime cominciarono a bruciarle gli occhi nel momento in cui Iris fermò la folle corsa che l'aveva allontanata dalla sala da cui la regina Nora era invece rimasta indietro a richiamare il suo nome.
Si guardò intorno per accertarsi di aver seminato chiunque si fosse messo in moto per soddisfare il comando di lei. Non c'era nessuno. Il tempo speso a girovagare per quei corridoi le era tornato utile, alla fine. Non aveva rallentato neanche per un solo istante di esitazione su quale angolo girare.
Iris si appoggiò a una fredda parete di marmo alla ricerca di sostegno e si portò una mano all'altezza del petto. Cercò di fare profondi respiri per regolare il fiato fuori controllo, ma ogni boccata d'aria non fece che peggiorare il suo respiro instabile.
Tutto quello da cui aveva provato a fuggire la raggiunse e la avvolse in una stretta soffocante. Iris si portò l'altra mano alla gola, mentre le guance prendevano fuoco e il suo respiro sfuggiva definitivamente al suo controllo, appesantito dai singhiozzi che era riuscita a trattenere fino a quel momento.
Iris si lasciò andare all'angoscia: le sue gambe cedettero, e lei scivolò verso il basso, fino a toccare terra.
Non si preoccupò nemmeno di capire dove fosse arrivata, né che qualcuno potesse trovarla lì, in preda ai singulti. Attorno a lei non esisteva più niente, se non la burrasca che era nata in quella stanza e che l'aveva seguita fino a lì.
Non c'era un corridoio, non c'erano delle pareti, non c'era nessuna luce.
Tutto era buio, freddo e desolato.
Iris chiuse gli occhi, non potendo fare altro che restare in balia delle alte onde di quell'oceano di disperazione.
Non aveva mai avuto i mezzi per salvarsi.
Sapeva che doveva cercare Noah per raccontargli di tutto quello che le aveva detto, per avvisarlo che lei sapeva di loro, per dirgli che...
Sei mia figlia, Iris.
Per quanto assurdo potesse sembrare, Iris non aveva fatto fatica a crederci neanche per un istante. Sapeva essere vero, come un fatto che conosceva da sempre ma di cui aveva avuto bisogno di sentire prima dalle labbra di qualcun altro per concretizzarlo.
Dalle sue labbra.
Quelle di una madre che aveva deciso di separarsi da lei, di farla crescere lontana dalla sua terra, di renderla orfana senza esserlo davvero.
Quelle di una madre che l'aveva lasciata, per diciassette anni, all'arbitrio di un destino incerto.
E che ora era tornata per rivendicare potere sulla sua vita.
Sei mia figlia, Iris.
La figlia di un re e una regina.
La sorella di un re e una principessa.
La sorella maggiore di Livia Valsecchi, la promessa sposa di un futuro re.
Di Noah Hudson.
Il fiato le si fece ancora più corto, mentre quella verità le si incastonava nei pensieri.
La realizzazione fu veloce e talmente potente da farle riprendere coscienza di sé, da farle mettere in moto un pensiero diverso da quelli pregni di disperazione.
Sapeva di doversi mettere in piedi. Sapeva che doveva andare a cercare Noah. Sapeva che il tempo non si era fermato come le sembrava, ma che anzi, aveva iniziato a remare contro di lei con ancora più forza.
Nora Valsecchi non si sarebbe fermata e lei doveva parlare con Noah, subito.
Doveva...
Iris trasalì quando sentì una mano posarsi sul suo braccio. Con uno scatto repentino, alzò il viso che aveva nascosto tra le braccia, le mani avvinghiate al collo.
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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...