Iris riusciva ancora a sentire l'impronta delle labbra di Noah sulle proprie. Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare da quando si era risvegliata nel suo letto a mattina inoltrata, l'unica sensazione che le aveva fatto compagnia nei sogni.
Erano rimasti alla serra fino alla nuova alba, luminosa e serena, scambiandosi baci e parole: le loro bocche unite e in movimento avevano prodotto un calore che aveva riscaldato i loro corpi in attesa dei raggi del sole.
Erano poi rientrati, si erano separati, ma il calore che Noah era riuscito a infondere dentro di lei non era scemato. L'aveva accompagnata lungo tutto il tragitto per la sua stanza, era entrato con lei nel suo letto, aveva riscaldato i suoi sogni e l'aveva avvolta come una coperta anche quando si era alzata per affrontare una nuova giornata, per tornare alla realtà.
Il suo primo bacio era stato tutto quello che lei non aveva mai osato immaginare, eppure quando le loro labbra si erano trovate, prima timidamente, poi sempre con più sfrontatezza, Iris non aveva sentito altro che familiarità.
Un piccolo ma potente déjà vu dietro l'altro, altri corti ma importanti passi sulla strada pensata per lei dal fato.
Iris prese un respiro profondo, cercando di mettere da parte i ricordi della notte passata con Noah per concentrarsi su quanto era andata lì a fare.
Ringraziò il paggio che l'aveva scortata fino a quella sala, strinse al petto il fagotto che aveva tra le braccia, e bussò alla porta.
«Avanti.»
La voce della regina Nora rispose solo dopo qualche istante, e Iris spinse l'uscio per entrare.
Era quasi ora di pranzo, e un'ora prima Iris aveva chiesto a uno dei paggi della reggia di accompagnarla dalla regina madre di Rocheforte. Il giovane ci aveva messo un po' per trovare la donna e recapitarle il messaggio che Iris Larson chiedeva un incontro con lei.
Quando era tornato con il permesso della regina di condurla da lei, lui l'aveva accompagnata in tutta fretta verso il piano dove dovevano esserci la sua stanza e quella di sua figlia.
Iris però non entrò in una camera da letto, ma in quello che sembrava un salottino privato. Maestoso come sempre nell'architettura, ma sobrio nell'arredamento.
A un tavolo rotondo, vi erano sedute la regina Nora e la principessa Livia, immerse in una chiacchierata che Iris aveva sicuramente interrotto.
La principessa Livia l'accolse con un sorriso gentile, ma neanche la vista di lei riuscì ad affievolire le fiamme che bruciavano i suoi organi.
È il mio destino a volerlo. Non ho scelta, Livia.
Così, Iris non riuscì a sentirsi in colpa al pensiero di quanto aveva fatto con il suo promesso sposo solo qualche ora prima. Non aveva fatto niente di male: baciare Noah era stata anzi la cosa più giusta che sentiva di avere fatto nei suoi diciassette anni di vita.
«Buongiorno Iris» la salutò la regina, cordiale. «Prego, vieni avanti» la incitò, visto che lei si era fermata appena dopo l'uscio. «Siediti qui con noi.»
Iris le sorrise, ora con un pizzico di ansia per quello che avrebbe dovuto dirle. Non l'aveva più vista da quando, giorni prima, le aveva raccontato dei suoi genitori e l'aveva lasciata su una panchina in giardino, in preda a domande e sentimenti.
«Vi ringrazio» le disse, avvicinandosi a loro.
Come di riflesso, strinse ancora di più le braccia attorno al fagotto. Un gesto che non sfuggì agli occhi della regina, che si posarono su quanto stava abbracciando.
Il suo viso sbiancò. «È...» mormorò, la voce spezzata. «È quello che... penso?»
In un primo momento, Iris si sorprese della sua forte reazione, ma poi se ne sentì rassicurata.
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Déjà vu
RomanceIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...