Ed eccoci qui.
Sono stata molto silenziosa durante la pubblicazione di questa storia, non solo qui su Wattpad ma anche su Instagram.
L'ho lasciata andare così, sottotono, in silenzio.
Questo perché, come chi mi segue su IG sa e forse si è anche stufato di sentirmelo ripetere, questa storia mi mette ansia.
Perché?
Perché non ha un lieto fine, non l'ha mai avuto nella mia testa, non è mai stato il suo destino.
La storia di Noah e Iris è nata proprio per essere quello che è: lo sapevo, ovviamente, fin dall'inizio. Lo sapevo ancora prima di creare loro e la loro relazione.
Come avevo detto nella premessa, di questa storia è nata per prima l'idea, il prologo e l'epilogo, il concetto di destino intrecciato a quello della profezia che si autoadempie. Tutto quello che c'è nel mezzo è stato, quindi, creato appositamente per congiungere queste due parti.
Avrei potuto farlo creando una qualsiasi altra storia, con qualsiasi altra trama, in qualsiasi altro tempo e con qualsiasi altri personaggi.
Ma sono loro che mi sono fioriti in testa.
Noah, con il suo bisogno di respirare, che trova la sua libertà in Iris e nei suoi occhi perché era lei che doveva fargliela trovare.
Iris, che non si è mai immaginata un futuro, e che si sente ancorata al presente nello stesso istante in cui incontra Noah, perché era lì che doveva arrivare.
Ma la libertà non era nei piani di Noah.
E il futuro non era in quelli di Iris.
O almeno, questo è quello di cui erano convinte due persone.
Mi è dispiaciuto portarli a questa fine? Sì, certo, ma ripeto, per me non è mai esistita fine diversa. E forse è per questo che ci ho messo sette anni a concludere questa storia, perché a mano a mano che la scrivevo, e più mi affezionavo a loro, più non volevo portarli a questo punto.
Ma ci dovevano arrivare.
Non è solo per la mancanza di un lieto fine che questa storia mi fa vivere di ansia, però.
Ogni tanto, molto tanto, mi chiedo se tutta questa vicenda abbia un senso, se la trama ce l'abbia, se sono riuscita a portarla dove volevo portarla. Sono restata invischiata così tanto in questa storia – e per molto tempo – che non riesco neanche a rendermene conto, sono sincera.
Se avrete voglia di lasciarmi un parere, anche il più brutale (sì, anche: ho davvero sprecato il mio tempo per leggere questa cosa senso?) mi dareste un grande aiuto a capire meglio Déjà vu e come può essere vista da occhi diversi dai miei.
So poi bene che devo rimetterci le mani e sistemare molte cose, in particolare di stile e scrittura. E lo farò, mi ci rimetterò dietro, a costo di modificare il cento percento di queste pagine. Déjà vu è la mia odissea personale: iniziata sette anni fa, vedo ancora tanta strada davanti a noi.
In ultimo, non posso comuque non sperare che vi sia piaciuta, nonostante la sua fine. Che possa essere stata comunque una piacevole lettura, nonostante non ci sia stato un happy ending. Che Iris e Noah siano riusciti a prendersi un po' di voi, nel loro – (ci credete che ho appena avuto un déjà vu nello scrivere proprio queste ultime parole su Iris e Noah?) – destino infausto.
Se avete voglia, mi trovate qui.
Un abbraccio,
Giulia
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Déjà vu
RomantizmIris Larson, delle sue origini, non sa niente. Salvata per miracolo da un naufragio, è approdata ancora in fasce in un tranquillo paese costiero del regno dei Monvisi, che non ci ha pensato due volte ad accoglierla e crescerla come fosse sempre stat...