𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟎: 𝑼𝒏 𝒂𝒏𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒎𝒆𝒍𝒐𝒅𝒊𝒂

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''Era dolce e bello sapere che tra loro due c'erano segreti che tessevano una vita sottile e leggera sull'altra vita, quella reale.''

-Clarice Lispector

Soundtrack: All About Us – Jordan Fisher

La prima cosa che sento non appena apro gli occhi, è l'odore del caffè, accompagnato da un profumo dolce di qualcosa che non riesco a indentificare, ma che mi scatena un appetito non indifferente

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La prima cosa che sento non appena apro gli occhi, è l'odore del caffè, accompagnato da un profumo dolce di qualcosa che non riesco a indentificare, ma che mi scatena un appetito non indifferente.

Questo sì che è un buongiorno con i fiocchi.

Mi stropiccio gli occhi, e mi infilo al volo una maglia di cotone prima di trascinarmi in cucina per vedere cosa succede, spinto soprattutto dalla curiosità.
Mi blocco alla fine del corridoio, e devo sbattere le palpebre più e più volte per essere sicuro di non star ancora sognando.

Maisie è nella mia cucina, che armeggia con una padella mentre scuote la testa, canticchiando una canzone sottovoce, vestita soltanto con la stessa maglia oversize di ieri sera, e dei pantaloncini da ciclista che le fasciano le gambe in un modo decisamente illegale.

Se sono in paradiso, lasciatemi morire qui.

Rimango a osservarla con le braccia incrociate, completamente immersa nel suo mondo, e ignorare la sensazione che mi provoca si rivela più complicato del previsto. Se fosse possibile, pagherei qualsiasi cifra per avere visioni del genere ogni mattina. Quando intravedo la Maisie spontanea, che non ha bisogno di fingere o apparire indistruttibile, come se niente potesse toccarla o ferirla.
Mi avvicino di soppiatto, e devo trattenermi per non ridere quando mi siedo sullo sgabello alle sue spalle, con una mano appoggiata sotto il mento, in attesa che mi noti. Lei si gira dopo poco, e quasi strozza un urlo, portandosi una mano al petto.

«Canaglia! Mi hai fatto prendere un infarto» sospira, gelandomi con un'occhiata.

Io alzo un sopracciglio. «Sei in casa mia, non dovresti essere sorpresa di vedermi».

Lei mette le mani sui fianchi, e che Dio mi perdoni, è una posa fin troppo sexy e autoritaria. «Le persone normali dicono ''Buongiorno''» mugugna, tornando a quella che credo sia un'omelette.

Io ridacchio, e mi alzo per arrivare al suo fianco, e mi abbasso fino a sfiorarle l'orecchio, poggiando il mento sulla sua spalla.

«Buongiorno, leonessa» le sussurro, provocandole un brivido che non mi sfugge.

Lei deglutisce, e si volta lentamente verso di me, fissandomi con quegli occhi azzurri che sono in grado di trafiggermi con un solo sguardo. «Avrei dovuto aggiungere alle regole una voce sulle distanze di sicurezza».

«Ti senti in qualche modo minacciata?» ridacchio, drogandomi del suo profumo simile a quello delle rose.

«Piantala, superstar, oppure sputerò nella tua omelette».

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