𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟒𝟑: 𝑼𝒏 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒊𝒏𝒊𝒛𝒊𝒐

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"Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza... L'amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia. Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo."
-Frida Kahlo

Soundtrack: So High School – Taylor Swift

Guardo il mio riflesso allo specchio, e per un attimo, intravedo la stessa ragazza di cinque anni fa, quella che aspettava il ballo di fine anno col cuore traboccante di speranza

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Guardo il mio riflesso allo specchio, e per un attimo, intravedo la stessa ragazza di cinque anni fa, quella che aspettava il ballo di fine anno col cuore traboccante di speranza.
La saluto, e le dico che le cose non sono andate come avevamo previsto, e non abbiamo bei ricordi di quel giorno. Le racconto di come siamo cambiate, dei passi in avanti che abbiamo fatto e delle cicatrici che abbiamo collezionato. E alla fine, le dico che stasera può tornare a sognare.

Il vestito che indosso è identico al vecchio, dello stesso azzurro dei miei occhi. Al liceo non ero una che amava particolarmente apparire, per questo non c'è nulla di troppo scandaloso. Ha una gonna che mi aderisce sui fianchi per scendere poi morbida con un lungo spacco, e uno scollo a barca, con delle spalline che si poggiano sulle mie braccia. La particolarità sta nel tessuto che sbrilluccica al buio, e ai piccoli diamantini sparsi su tutto il busto. Lego il corsage al polso e metto gli accessori che mi ha regalato Davian, col cuore che batte veloce nel petto.

La felicità che provo nel petto spazza via la tristezza di questo periodo, e mi fa tornare indietro nel tempo. Seppure siano cambiate parecchie cose, i sentimenti sono rimasti gli stessi. Anzi, credo siano maturati.

Mi sento emozionata come se fosse il mio primo ballo, e fossi ancora una liceale che vive un sogno a occhi aperti. La regina dei cuori spezzati non esiste più.

Indosso le scarpe con i tacchi non troppo alti, e mi chiudo la porta del mio appartamento alle spalle. Anni fa, il ballo era in piena primavera, mentre adesso che è inverno sono costretta a uscire con una pelliccetta che mi copre le spalle, ma non mi importa nemmeno dell'aria gelida che mi taglia e punge la faccia.

Fuori al viale c'è una limousine ad attendermi, bianca e con dei piccoli led che illuminano la parte più bassa, e un'autista che aspetta paziente vicino la portiera.

Vi prego, ditemi che non sto sognando.

Mi avvicino timida, e lui mi rivolge un veloce saluto prima di aprirmi la portiera per farmi salire all'interno, che è anche meglio di come lo immaginavo. I sedili sono in pelle, c'è un mini bar, la cassa per la musica e una serie di luci soffuse che danno l'impressione di essere in una pista da ballo.

E soprattutto, c'è Candice.

«Sorpresa!» ride con l'espressione di chi già sapeva tutto.

Maledetta.

«Non riesco a crederci. È reale, giusto? Cioè, non è uno scherzo?» domando, balbettando.

Lei ridacchia, annuendo. «Tutto verissimo, mantenere il segreto è stata una tortura. Non vedevo l'ora di prendere di nuovo una limousine, l'ultima volta è stato al mio diciottesimo compleanno» sorride, abbracciandomi.

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