𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟓: 𝑰𝒍 𝒑𝒊𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 𝒊𝒏 𝒑𝒊𝒔𝒕𝒂.

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''Affido il cuore a un giubbotto in pelle, i pensieri vanno un po' a casaccio, se ti avvicini piano ti faccio salire in moto a vedere l'orizzonte.''
-Fabrizio Caramagna

Soundtrack: Party Monster – The Weeknd

Quando Maisie fugge via, riesco comunque a percepire il suo profumo nella stanza, è una tortura e una benedizione al tempo stesso

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Quando Maisie fugge via, riesco comunque a percepire il suo profumo nella stanza, è una tortura e una benedizione al tempo stesso.
Se fossi meno egoista, la lascerei andare, eppure non ci riesco, anche se ne avrei tutti i motivi.

Qualsiasi cosa io faccia, il pensiero torna sempre su di lei. Come se fosse una maledetta calamita da cui non riesco a staccarmi, un chiodo fisso irremovibile che mi tormenta costantemente. 
Ho passato cinque anni tentando di andare avanti, ed è l'unica cosa in cui ho fallito miseramente.

Maisie era in ogni canzone, in ogni nota, ogni volta che salivo sul palco e speravo di poterla scorgere tra la folla. In tutti i miei successi, che in parte sono anche suoi.
Come un veleno che mi consuma lentamente, ma da cui sono dipendente.

«Per la prima volta dopo anni, una donna è riuscita finalmente a zittirti. Già mi piace.»

La voce di Asher mi fa sussultare dai miei pensieri, e soltanto adesso mi rendo conto di essere rimasto a guardare il giubbotto di pelle appoggiato sullo sgabello, lo stesso punto in cui poco fa c'era lei.
Porca puttana, devo darmi una regolata.
L'unica cosa che posso offrire a Maisie è un accordo vantaggioso per entrambi, niente di più.

«Stavo soltanto riflettendo» brontolo, passandogli il caffè.

Asher accenna un sorrisetto, addentando silenziosamente la sua colazione. «Se lo dici tu».

«Non puoi contraddire il tuo datore di lavoro» lo punzecchio, ridendo sotto i baffi.

Lui però non si scomoda, e fa spallucce. «Io non lavoro per te. Lavoro per l'agenzia a cui ti sei rivolto. Quindi, tecnicamente, non sei il mio titolare. Ergo, posso mandarti a fanculo quando voglio».

Io alzo un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. «Ma potrei comunque lamentarmi del servizio».

Asher continua a non scomporsi, come se la cosa non lo toccasse minimamente. Sa che sono ironico, ma seppure fossi serio, so che non si intimiderebbe comunque.

«Fin quando continuo a tenere il tuo culo da rockstar fuori dai guai, hai poco da lamentarti».

Purtroppo, non ha torto. È il migliore, e ne sono consapevole.
Non è soltanto il mio bodyguard, è un mio amico, l'unica persona oltre Mason di cui mi fidi ciecamente. È un tipo taciturno, che non si espone mai troppo, ma c'è sempre quando ne ho bisogno, non soltanto perché è suo dovere. In questi anni ha fatto molto di più di quello che dovrebbe.
Dopo un paio di mesi, gli ho proposto di dividere con me la casa, in modo da non costringerlo a fare orari folli, ed evitargli di pagare affitti improponibili in questo quartiere di Londra.

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