𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐𝟔: 𝑭𝒖𝒐𝒄𝒐 𝒆 𝒃𝒆𝒏𝒛𝒊𝒏𝒂 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒗𝒆𝒏𝒆

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"Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta, non mi importa di nient'altro... per quei dieci secondi sono libero."

-Dominic Toretto da Fast and Furious

Soundtrack: Gasolina – Daddy Yankee

Quando arrivo nel piazzale, la maggior parte delle persone sono già lì, in attesa di veder cominciare lo spettacolo

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Quando arrivo nel piazzale, la maggior parte delle persone sono già lì, in attesa di veder cominciare lo spettacolo.
Non mi sono mai tirato indietro da nessuna sfida, e non comincerò adesso.
Il cielo sopra di noi minaccia pioggia, e un paio di fulmini preannunciano quello che potrebbe essere un temporale, eppure neanche questo mi ferma. Le casse delle macchine messe ai margini della pista pompano a tutto volume della musica reggaeton, ed è possibile sentire fin da qui l'odore della benzina che si mescola a quello dell'alcool, dove l'enorme nube di fumo e nebbia rende difficile distinguersi l'uno con l'altro.

Ci sono già varie motociclette sulla linea di partenza, eppure io ne riconosco solo un paio, come quella di Eris e Kaiden. Non avevo dubbi che fossero già qui.

Stasera, però, è diversa dalle altre. C'è aria di tensione, quel tipo di atmosfera che rende il tutto più tetro e ambiguo, con un equilibrio che si regge sul filo del rasoio. C'è tanta gente estranea, ma questo non li frena dal riconoscermi qualche secondo dopo il mio arrivo.
Qui, sono il pirata. Davian non esiste più.

Torno indietro nel mio passato, tra le strade che mi hanno accompagnato in tutti questi anni, e il rumore delle ruote che stridono sull'asfalto. Sono dove tutto è iniziato, immerso in una parte del mio mondo che non sono in grado di lasciar andare, perché mi rende fottutamente vivo.
In questa strada non ho aspettative da soddisfare, o gente da sorprendere. Sono libero di essere me stesso, e non permetterò a nessuno di strapparmi questo privilegio.

«Davian, siamo qui».

La voce di Kaiden mi richiama all'attenzione, e lo vedo agitare una mano poco più lontano, facendomi poi segno di avvicinarmi.
Lo raggiungo in pochi passi, ignorando le occhiate e i sussurri della gente che mi vede passare. Per quello che mi riguarda, possono pensare il cazzo che gli pare. Se sono stati così stupidi da credere alle voci messe in giro, peggio per loro.

Saluto mio cugino con un cenno del capo, mentre lui è impegnato a finire la sua sigaretta. Butta fuori l'ultima nude di fumo, e spegne poi la cicca sotto i piedi, tenendo sempre gli occhi fissi sul gruppo di persone opposto a dove ci troviamo noi.

«Cosa hai scoperto?» gli domando, salutando poi anche Eris e Mason che si trovano lì.

Manca soltanto Maisie, e una parte di me spera vivamente che non si faccia vedere. Ha già i suoi problemi a cui pensare, e non voglio metterla in una posizione scomoda. Quello che facciamo qui non rientra nei limiti della legalità, meno si fa coinvolgere, meglio sarà per lei.

Kaiden sposta l'attenzione su di me, alzando le spalle. «Sono un gruppo di cazzoni, ecco quanto. Nessuno vuole parlare, e quei pochi che ho sentito, li hanno descritti come persone immischiate in brutti giri».

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