𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑𝟖: 𝑺𝒐𝒕𝒕𝒐 𝒎𝒊𝒏𝒂𝒄𝒄𝒊𝒂

703 50 63
                                    

"I litigi nascondono l'amore. Come fa la montagna quando copre il sole.
Ma l'amore è lì."
-Fabrizio Caramagna

Soundtrack: Take Me Home – Jess Glynne

Mi faccio dire dove si trova la stanza di Davian, e mi precipito da lui

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mi faccio dire dove si trova la stanza di Davian, e mi precipito da lui.
Probabilmente avrò un aspetto terribile, il trucco sciolto e i capelli sfatti, ma non mi interessa.
L'unica cosa importante è vederlo e assicurarmi che stia bene.

Quando apro la porta, trovarlo su quel materasso d'ospedale è un colpo al cuore. Indossa il classico camicione, mentre i suoi vestiti sono piegati su una sedia. Ha un livido sotto lo zigomo, il polso sinistro fasciato e tutti i suoi anelli e collane sono poggiati su un tavolino. Ha una flebo attaccata endovena, e un monitor digitale che tiene sotto controllo il suo battito cardiaco.
Anche ridotto così, resta l'uomo più bello che abbia mai visto.

«Avi».

Prima che possa dire qualcosa, lo sto già abbracciando, premurosa di non fargli male o premere troppo contro di lui. Gli accarezzo i capelli con delicatezza, facendo del mio meglio per non scoppiare a piangere.
Davian ricambia la stretta, e mi stringe come se fossi il suo punto saldo.

«Leonessa. Avevo bisogno di te» mi sussurra con la voce che trema.

Mi allontano quanto basta per baciargli la guancia, dispiaciuta di vedere i segni sul viso. «Sono qui, pirata. Sono rimasta qui tutto il tempo» ammetto, sedendomi vicino a lui mentre gli tengo la mano.

Avrei mille domande da fargli, però non è questo il momento adatto. L'importante è che lui stia bene, che sia sveglio e cosciente, il resto attenderà.

«Chi ti ha dato la felpa?» borbotta, e la sua domanda mi coglie alla sprovvista.

Solo lui può chiedermi una cosa del genere in un momento come questo.

Lo ammonisco con un'occhiataccia, scuotendo la testa. «Vedo che sei rimasto un idiota. È di Mason, dato che sono tutti fuori per te, stupido cazzone geloso» sbuffo, roteando gli occhi al cielo.

Lui fa una smorfia, accennando un sorriso. «Stai meglio con le mie cose, appena usciamo da questo posto di merda dovrà sparire».

Se c'è una cosa che so di Davian, è che quando qualcosa lo stressa eccessivamente, trova il modo di sdrammatizzare la conversazione, solo che adesso non gli riesce per niente bene.

Lo vedo cadere da quelle scale come se i suoi muscoli si fossero immobilizzati. Lo vedo tremare e perdere i sensi. Lo vedo su quella barella d'ospedale, e il cuore pesa.

Non è stata una semplice caduta.
E il fatto che mi nasconda il reale motivo... mi ferisce.

Nonostante questo, non voglio essere la stronza che lo tartassa di domande, so che ha bisogno di riposo e sostegno.

Harder to ForgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora