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Adam

Passano giorni interminabili da quando Nehemia mi ha raccontato quello che quel bastardo le ha fatto, giorni in cui a stento riesco a trattenere la rabbia, la voglia di cercarlo e fargli male, tanto quanto lui ha fatto a lei. E l'unica cosa che mi tiene fermo dal non pestarlo a sangue è proprio lei, Nehemia. Sto davvero cercando di rispettare la sua volontà, di aspettare per accompagnarla insieme ai suoi genitori in commissariato per denunciarlo e per darle sostegno in questa sua scelta, da parte sua davvero coraggiosa. Ma quando ci troviamo là, in quella stanza fredda, io seduto in disparte mentre lei, affiancata dai suoi genitori, racconta di nuovo l'accaduto alla polizia, provo un impulso travolgente. Ogni parola che esce dalle sue labbra è come una pietra, un passo doloroso ma essenziale verso la sua giustizia. La sua voce, seppur tremante, porta con sé la forza di chi non si sarebbe lasciata piegare dalla paura. Sua madre, al suo fianco, offre un sostegno silenzioso, stringendole leggermente la mano per trasmettere forza e solidarietà. Nel frattempo, suo padre è lì in ascolto, seduto in una posizione rigida, gli occhi fissi su Nehemia. Il suo volto è ora segnato da rughe di profonda preoccupazione, la mascella serrata riflette la rabbia contenuta, e le mani sono strette a pugni. Nonostante l'abbia visto tante volte amorevole e scherzoso nei confronti della sua famiglia, ora posso notare la sua figura imponente e seria come mai prima d'ora. È evidente che la sofferenza della figlia lo colpisce profondamente rendendo lui, come me, visibilmente scosso, incapaci di offrire lo stesso sostegno che sua madre con calma e sicurezza riesce a darle. In questo momento, queste due donne che amiamo si stanno donando la forza necessaria per superare tutto insieme.

Una volta terminata la denuncia, torniamo a casa di Nehemia con la certezza che non le si sarebbe più avvicinato. Non la lascio mai un attimo; sono al suo fianco mentre siamo seduti insieme nei sedili posteriori della loro macchina. Le prendo la mano intrecciandola con la mia e le bacio il dorso. "Sei forte, amore mio." Le mormoro sentendo la sua testa poggiarsi alla mia spalla. "Non lo sarei stata senza di voi." Risponde poco dopo. "È strano... ma... nonostante tutto, mi sento un po' più leggera." Si fa più vicina a me. "Si sistemerà tutto te lo prometto." restiamo poi in silenzio ascoltando la leggera musica che esce dalle casse e mentre guardo davanti a me, notando come suo padre fa il mio stesso identico gesto di intrecciare la mano con quella di sua moglie, e dallo specchietto riesco a vedere come i lineamenti duri del suo volto si addolciscono leggermente.

Quando arriviamo a casa sua i suoi genitori ci lasciano un momento soli dato che a breve sarei dovuto andare a prendere il contratto dal mister. Sto solo aspettando il momento giusto per dirlo a lei, ma non è sicuramente questo. "Vieni qua." La tiro contro il mio corpo mentre mi appoggio allo sportello della mia auto. "Devi andare?" quasi mette il broncio. "Sì, devo sbrigare delle robe con il Mister prima degli allenamenti." Le sposto i capelli dietro le spalle guardandole il viso e accarezzandolo. "Poi ti scrivo appena finisco. E più tardi facciamo serata cinema?" mette le mani sul mio petto accennando un sorriso. "Da te?" chiede socchiudendo gli occhi quando avvicino le labbra alla sua pelle, tracciando una scia di baci leggeri. "Sì, niente Peter Pan questa volta..." mi dà un pizzicotto sui fianchi. "Aio!" esclamo. "Non farmi ricordare quando mi facevi arrabbiare." Punta quelle belle manine sul mio petto ed io la faccio avvicinare ancora di più rubandole un bacio. "Ti farei arrabbiare ancora e ancora se ci portasse ad essere come siamo ora." Lei si morde il labbro alzando gli occhi al cielo. "Mh. Te la sei giocata bene..." sposto le braccia avvolgendole i fianchi. "E comunque..." fa una pausa guardandomi negli occhi. "Credo che lo dirò anche agli altri, sento che mi farebbe stare meglio parlarne anche con le mie sorelle e fratelli..." le sorrido dolcemente. "Fai quello che ti fa stare meglio bimba." La stringo a me. "Ti amo, Adam Black, sul serio ti amo più di Harry più di Tony più di Jake e Dean, più di Cassian e Mark... capisci quanto va oltre il mio amore per te??" la guardo male. "Stai decisamente esagerando, cos'è sta lista ora?? Avevi ancora dubbi?" chiedo trattenendo la gelosia per gente che manco esiste, a parte il suo amato Harry. "Non so cosa vuoi sentirti dire...?" vedo che trattiene un sorriso ed io alzo il sopracciglio. "Dimmelo tu." Ci guardiamo. "Certo che non ne avevo, ma realizzarlo è una batosta..." risponde quasi dispiaciuta. "Ok." Rispondo quasi un po' piccato. "Pensavo di non poter mai amare nessuno più di loro e invece guarda..." socchiudo gli occhi. "No ma continua!" lei mi dà una pacca sul petto e poi ridacchia anche se la vorrei strozzare mentre, con amore, mi ruba un sorriso. "Giuro che se li conoscessi te li faresti pure tu!" sbuffo. "No, mi spiace ma io mi farei Brenna." E no non sua sorella, ci mancherebbe. La stuzzico dato che le volte che si mette a leggere con me in stanza amo spiarla e ormai conosco quasi tutti i personaggi dei suoi romanzi preferiti. Lei apre la bocca come scioccata poi fa come per pensarci. "No ok me la farei anche io." Conclude. "Per questo stiamo insieme." Dico. "Sì decisamente." E prima di dire altro, dato che il mister odia i ritardi avvicino il viso al suo. "Sei mia." Premo le labbra sulle sue mentre ancora sorride e le stringo il sedere tra le mani. "Mia mia mia. E ti amo. Anche perché hai un culo divino e perché stai ridendo e sorridi e mi è venuto più duro dell'Empire State Building." La vedo arrossire e strabuzzare gli occhi per poi scoppiare a ridere. "Adam! Oddio sei così..." la guardo innamorato perso. "Perfetto? Magnifico? Splendido? Insuperabile? Meraviglioso? Eccezionale? Irripetibile? Straordinario?" la aiuto. "Un cretino sì..." poi mi avvolge le braccia dietro al collo. "Ma sì ti amo proprio per questo e per tutto quello che fai per me, che sia solo farmi sorridere ed esserci sempre..." mi bacia. "Te l'ho promesso non ti lascerò mai sola. Se no sai che noia senza di me?" alza gli occhi al cielo. "Vai su che il mister poi dà la colpa a me che ti distraggo." "E chi ha detto che è una colpa? Distrarmi con te è la cosa migliore che mi possa capitare, se è un crimine non vedo l'ora di commettere questo crimine ogni giorno. Ma ora sul serio, devo andare." fa una smorfia giocosa. "Va bene, va bene. Vai mio capitano sexy." la bacio dolcemente e poi salgo in auto. Si sporge dal finestrino e mi guarda. "Sei la mia guerriera sexy tu, e ricordami che devo dirti una cosa quando avremo tempo." Cerca di decifrarmi. "Non mi sembra carino andarsene dicendomi e ciò lasciandomi con la curiosità." "E invece lo faccio, ora vai dalla tua famiglia che voglio sapere tutto dopo." Le faccio l'occhiolino divertito e lei annuisce guardandomi. "Ci vediamo più tardi, fiocco di neve." Accendo il motore. "A dopo fatina."

TI HO CERCATA TRA LE STELLE (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora