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Adam

Oggi...

Grosse gocce di pioggia iniziano a cadere appena esco dal locale, sembra quasi vadano a tempo con i battiti del mio cuore velocizzati dalla rabbia. In lontananza riesco a sentire dei tuoni, e non posso fare a meno di notare il modo in cui combaciano con il mio umore. Rabbia, fastidio e sdegno sono solo alcune delle emozioni che si muovono dentro di me agitate come quel temporale che anche all'esterno sta iniziando a formarsi.

Sono arrabbiato perché lei non aveva il diritto di chiamarmi in quel modo, lei non può starmi accanto e farmi impazzire, lei non può essere sempre nei miei pensieri e io non dovrei prendere la mia felpa dalla macchina e seguirla. Non è giusto, non dovrei ma le mie gambe stanno già correndo verso di lei.

Non posso fare a meno di notare il corpo bagnato di Nehemia che a poco a poco si avvicina alla mia visuale. Più mi avvicino a lei più la rabbia svanisce, cosa che succede sempre quando sto accanto a lei; tutto in me si silenzia e un senso di protezione mi cresce dentro quando le sono dietro. Le poso delicatamente la felpa sulle spalle e lei sobbalza leggermente. Non ho mai capito perché con lei mi sento sempre così, un minuto prima le urlerei le peggio cose e quello dopo la vorrei stringere tra le mie braccia. Non è bello provare determinate cose per la persona che odi.

"Non la voglio tienitela tu." la voce infastidita di Nehemia interrompe i miei pensieri. La guardo peggio possibile visto che già il mio umore non è dei più colorati. Io cerco di essere una brava persona, e lei non solo non lo apprezza, no, lei deve sempre farmi pure pentire dei gesti che faccio nei suoi confronti.  "Non è per farti un piacere. Sei tutta bagnata e ti ammalerai se non ti copri." Ora mi guarda anche lei con occhi socchiusi che trasudano irritazione. Si vede il suo nervosismo dal modo in cui tiene le braccia incrociate sotto il seno. Il mio sguardo da perfetto bastardo finisce proprio li, non che voglia farla apposta ma, cazzo, Nehemia è...fastidiosa, sì. Forse questo è il termine giusto visto che mi distrae anche dall'essere arrabbiato. In un certo senso questa sua rabbia è piuttosto sexy. Lei riesce ad essere sensuale anche con tutti i vestiti bagnati e i capelli incollati al viso e la voglia di spostare quella ciocca che le finisce vicino alla bocca è tanta. Sicuramente mi starà prendendo per un pervertito visto che la sto praticamente squadrando.

"E allora mi ammalerò. Non sono fatti tuoi, e smettila di guardarmi." ribadisce tirandomi in faccia la felpa e iniziando ad allontanarsi. Sbigottito da questo suo gesto e quasi umiliato la seguo spazientito per poi fermarla tenendole il braccio. "Senti, Nehemia. Non dovrei neanche essere qua, ma tu continui a darmi sui nervi standomi attorno e ti permetti pure di chiamarmi in quel modo e non dovrei neanche essere qua fuori, a proteggerti da una stupida pioggia. Quindi: o rientri e finisci la tua cena con le tue amiche o ti tieni la felpa senza lamentarti." esclamo quasi perdendo la calma e senza distogliere lo sguardo dal suo. "Ripeto." mi guarda male levandosi la mia mano dal braccio. "Non sono problemi tuoi Adam. Non sei nessuno per darmi un ultimatum." serro la mascella quasi ferito dalle sue parole e distolgo lo sguardo dal suo.

Non sei nessuno.

Sì ha ragione, non sono nessuno per lei, come lei non è nessuno per me. Non siamo niente, non lo siamo mai stati e mai lo saremo. Questo devo mettermi in testa da anni ma purtroppo qualcosa dentro di me mi spinge a volerle stare vicino e questo è dannatamente sbagliato. Dobbiamo smetterla di andare avanti con questa storia di darci fastidio a vicenda perché non porterà a niente, se non odiarci ancora di più.

Mi avvicino a lei e mi posiziono ad un passo dal suo viso sorridendole. Il sorriso più falso della terra. "Hai ragione Nehemia non sono nessuno, ne tanto meno la tua luna. Come tu non sei mai stata nessuno per me se non un divertimento infantile." si stringe nella mia felpa diventando piccola piccola e per un breve istante riesco a vedere qualcosa in quegli occhi nocciola, tra rabbia e incredulità. Il dolore. Sono riuscito a ferirla e saperlo mi fa salire un bruciore al cuore, ma fare lo stronzo è quello che mi viene meglio. L'unico suono tra di noi è quello delle gocce di pioggia che ci cadono addosso bagnandoci il viso come se fossero lacrime. Ci guardiamo per un tempo infinito, come se immagini dei momenti insieme della nostra infanzia stessero attraversando la stazione che separa i nostri occhi. Mi allontano subito non volendo portare a galla determinati sentimenti e guardandola un'ultima volta mi incammino verso il locale quasi volendo scappare.

Una volta dentro mi precipito al nostro tavolo, dove Kellie e Thalia ridono e scherzano; appena compaio nel loro campo visivo si zittiscono. "Noi due ce ne andiamo." minaccio Kellie con lo sguardo, dato che mi sta rivolgendo uno sguardo curioso e confuso. "Adesso." ribadisco irrigidendo la mascella e ignorando Thalia.

Kellie di rimando stringe gli occhi. "Se non te ne fossi accorto, sto parlando con Thalia."

"Se non te ne fossi accorta non mi interessa." Mi rivolgo alla ragazza accanto a lei. "Non è per te, Thalia, ma dobbiamo andare."

Mia cugina aggrotta le sopracciglia e so che nella sua mente, in questo momento, stanno avvenendo i più epocali film.

"Che succede cuginetto mio?" Il suo sorriso è tutt'altro che dolce. Quegli occhi che a qualcuno potrebbero sembrare un cielo limpido, a me sembrano la più grande tempesta di fulmini.

"Alza il culo Kel Kel." Ribatto senza cadere nel suo giochetto.

"Che c'è? Sei in ritardo all'appuntamento tra il tuo pene e l'aspirapolvere?" continua provocandomi e io, ignorando i suoi commenti, la tiro dal braccio facendola alzare. Prendo i soldi dal portafoglio e li lascio sul tavolo per poi salutare Thalia con un cenno della testa. "Prova a tirarmi di nuovo così bruscamente e l'aspirapolvere te lo ficco su per il cu.."

"Kellie!" La interrompo prima che possa continuare la sua ingiuria nei miei confronti "Sei rossa come il culo sculacciato di un bambino" lo dico senza divertimento perché so che la irrito.

"È tu sei verde come il vomito di gatto." Sbuffa. "Che è successo lì fuori ?" mi chiede quando usciamo dal locale mentre la mia rovina ci passa accanto tutta bagnata e rossa in viso senza degnarmi di uno sguardo. Si dirige verso il tavolo dove Thalia la guarda abbastanza confusa. "Sento della tensione qui." Kellie si volta a guardare Nehemia e poi si gira verso di me. "Una tensione bella... tesa"

"Le tue parole non hanno senso lo sai?" Di rimando alza le spalle come se non le fregasse ciò che dico. "Hanno senso per me comunque." Mi prende a braccetto e appoggia la testa sulla mia spalla con un sorriso sornione. "Tensione sessuale alle stelle." Sospira sognante. "Stai zitta non sai di che parli Kellie." serro la mascella camminando fino alla mia macchina. "Sali e smettila di guardarmi. Mi date tutti sui nervi." Alza gli occhi al cielo e sale in macchina. "Bambino scorbutico." Incrocia le braccia offesa e inizia a picchiettare nervosamente le dita sul cruscotto, facendo innervosire anche me. Lo fa apposta, per provocarmi, farmi parlare, perché quando mi chiudo anche con lei non le va giù.

"Mi graffi la macchina."

"Ti graffio la faccia."

"Ti do i soldi del gelato"

"Mi pulisco il culo con i tuoi soldi."

"Okay allora mangerò da solo il gelato all'amarena"

"Spero ti vada di traverso."

"Morirò con gusto."

È girata verso il finestrino, ma so che il nostro scambio di battute la sta facendo sorridere, ci vuole poco con lei.. quando non è incazzata col mondo naturalmente.

"Ti lascio a casa." sospiro guidando. Kellie mi guarda senza dire nulla perché sa che quando ho bisogno di staccare da tutti non devo essere cercato. Ed è quello che fa: rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto mentre canzoni country suonano alla radio. Appena arriviamo a casa sua mi scompiglia i capelli e  mi saluta con il suo solito bacio sulla guancia, strappandomi un accenno di sorriso. La controllo finché non entra in casa e poi inizio a guidare verso il mio posto di pace. Un posto che conosco grazie ai miei genitori, un piccolo lago in mezzo alla foresta. Solo un pazzo come me troverebbe conforto in un posto così lontano e poco sicuro, soprattutto di notte. Appena arrivo all'entrata della foresta accosto la macchina e mi addentro a piedi tra l'oscurità e la fitta vegetazione senza aver paura che da un momento all'altro potrebbe uscire un orso o un serial killer. Scalcio via qualche sassolino fin quando arrivo davanti al lago illuminato solo dalla luna. Mi guardo intorno per poi prendere un bel respiro calmandomi totalmente. Il silenzio e la natura mi sono sempre serviti, fin da bambino, per calmare il mio brutto carattere impulsivo e scorbutico; a parte la mia famiglia e Kellie non è mai venuto nessuno in questo posto e mai ci verrà. Mi sdraio sul terriccio in riva al lago e chiudo gli occhi, sono rilassato fin quando sento un rumore affianco a me. Alzo gli occhi al cielo quando vedo lui, il mio amico George, un procione che conosco da quando sono piccolo. Mi sale addosso guardandomi e tiro fuori dalla tasca dei jeans dei croccantini, lui me li strappa dalle mani e mi guarda mangiando. Lo ignoro infastidito dal rumore e guardo la luna; lo so che sta dicendo "Adam Black tu sei un coglione patentato", ed è cosi: la mia vita è solo un casino e niente e nessuno mi farà mai cambiare idea.

TI HO CERCATA TRA LE STELLE (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora